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Ma noi cittadini che tipo di Presidente vogliamo a governare il Trentino nel 2023  ? 

Da Paola Demagri 19 Giugno 2022

Una volta stabilito perimetro e programma, la futura coalizione che sfiderà Fugatti dovrà stabilire anche questo importante punto nodale.

A ottobre 2023 i trentini verranno chiamati alle urne per le elezioni provinciali che permetteranno di rinnovare il Presidente della Giunta  e l’assemblea legislativa.

Il nostro sistema elettorale si distingue per legge da quello nazionale ma anche da quello della vicina Provincia di Bolzano. La Legge del 2003 prevede infatti che in Provincia di Trento si voti lo stesso giorno per rinnovare il Presidente e il Consiglio. 

Ogni cittadino maggiorenne residente in provincia da almeno un anno può votare e scegliere e sostenere quindi il suo Presidente. 

A pensarci bene trovo che  ai trentini andrebbe garantito il diritto di scelta molto prima di entrare nella cabina elettorale attraverso un sistema partecipato e attivo. 

Cosa accade ogni 5 anni ? 

I candidati Presidente che si presentano alle elezioni arrivano ad esserlo talvolta dopo rocambolesche situazioni che liste di coalizione o singoli partiti generano. In alcuni casi sono partite di braccio di ferro che si disputano in cene o incontri con accesso a pochissimi. Partite che vanno avanti per mesi con nomi che escono dal cappello e che il giorno successivo finiscono sui giornali e passano di bocca in bocca. Ognuno dice la sua : questo è il Presidente che fa per noi ! Da questa Presidente non mi sento rappresentata ! Eccolo il vero Presidente, era ora ! Io avrei candidato Tizio, Caio , Sempronio….e così via per mesi e mesi. 

Nei casi più fortunati la coalizione riesce ad esprimere un nome e a portarlo avanti fino alle elezioni,ma non sempre funziona così. Ricordiamoci come sono andate le Amministrative del 2020: le liste di cdx per Trento hanno “bruciato” più nomi prima di convergere sul candidato Sindaco. 

Ma ci siamo mai chiesti che tipo di Presidente vorrebbe un trentino ?

É mai stato fatto un sondaggio tra i cittadini per capire da che tipo di Presidente si sentirebbero rappresentati ? A mia memoria non credo perché pare che questa decisione debba rimanere riservata a pochi. 

Sono invece dell’idea che il trentino potrebbe essere interessato a dire la sua.Badate bene non gli si chiede di fare nomi ma di esprimere le caratteristiche del suo futuro Presidente. 

Un leader come deve essere ?

Perché non possiamo cominciare a chiedere ai trentini se vogliono un Presidente tecnico o politico, giovane, adulto o senior, uomo o donna, esperto o competente,  empatico o indifferente, con l’esperienza di amministratore o con esperienza professionale, con un livello di istruzione medio o elevato. 

Non potrà essere perfetto ma rappresentare le migliori qualita

Si può poi inoltrarsi in una disamina ancora  più profonda e chiedere ai trentini di dirci se il Governatore del Trentino deve avere particolari qualità da leader. Dovrebbe dimostrare impegno, ambizione, sicurezza? Dovrà essere in grado di prendere decisioni difficili, comunicare in modo efficace, dare il buon esempio, essere credibile e rispettoso?

Dovrebbe creare fiducia, mantenere le promesse, comunicare in modo aperto, essere onesto e diretto con gli altri? Essere diplomatico,saper ascoltare, saper rispondere,e tener conto che le scelte e le  decisioni hanno delle probabili  conseguenze e assumersene la responsabilità? Pare che alcune caratteristiche possano essere enunciate più di altre tipo l’onestà, la competenza e la capacità magica di trasformare la realtà e creare processi di miglioramento.Si richiede umiltà e non presunzione? Dovra essere tollerante e non intransigente e magari senza maschere dietro le quali nascondersi?

Io so che tipo di Presidente vorrei per il Trentino : uno o una che quando parla, agisce, decide, faccia dire a ognuno di noi “ Sei il Presidente che mi rappresenta!”

19 Giugno 2022 0 Commenti
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Non si chiude la stalla dopo che i buoi sono scappati 

Da Paola Demagri 16 Giugno 2022

I servizi offerti dal sistema sanitario trentino descrivono il volere politico, il programma elettorale, gli indirizzi politici di chi sta al governo. 

La foto è significativa e rappresentativa dell’attuale situazione negli ospedali trentini. La difficoltà a trovare medici che decidano di rimanere a lavorare nelle nostre organizzazioni deve essere affrontata con serietà e impegno. I Medici vanno ricercati nei luoghi universitari e  vanno fatte proposte di carriera coerenti con i progetti da implementare. Ad ogni ospedale territoriale va assegnata una sua identità dentro la quale ogni professionista possa dare il proprio contributo e possa sviluppare il senso di appartenenza. 

Ai Medici territoriali va dato supporto amministrativo affinché il tempo paziente non venga sprecato nella compilazione di documenti,relazioni, prescrizioni. 

Solo così potremo tornare ad avere gli ambulatori frequentati dai professionisti e quindi anche dai cittadini. La politica potrà finalmente dire di aver pensato alla salute delle persone.

16 Giugno 2022 0 Commenti
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E se la politica nel 2023 proponesse il miglioramento anziché il cambiamento? Sono convinta che sarebbe l’approccio più rispettoso verso i trentini

Da Paola Demagri 12 Giugno 2022

La proposta del programma politico nel 2023 dovrà essere basata a migliorare ciò che esiste; solo così manterremo la nostra identità e le nostre peculiarità e continueremo  a dare valore al lavoro e all’impegno economico attuato da chi c’era prima. Questo per quanto mi riguarda  si chiama rispetto per i trentini. 

La Lega  nel 2018 si presenta ai trentini come il Governo del cambiamento. 

Un’unica parola che colpisce la pancia dell’elettore generando grandi aspettative. Il popolo aveva bisogno di scardinare vecchi schemi, di guardare al futuro con fiducia assaporando il gusto del cambiamento. Ma credo che in pochi elettori e sostenitori dell’attuale governo di maggioranza si siano chiesti allora che cosa si potesse  ottenere attraverso il cambiamento. L’importante era cambiare: il colore politico, le strategie politiche, i politici di riferimento, la politica trentina. In ogni sostenitore vi era un’intima convinzione che il cambiamento, a prescindere, sarebbe stato meglio di altro. Nel 2018 la coalizione di centro destra si presentava proprio come coalizione popolare autonomista per il cambiamento.

Sono passati 4 anni e di cambiamenti se ne sono visti, la maggioranza è stata di parola.

Due Consigliere della Lega sono passate ad altro partito, Segretario e Presidente di partito non sono più gli stessi, le deleghe degli Assessori ad un certo punto vengono in parte redistribuite ( pur lasciando l’impianto originale). E l’azione politica quali cambiamenti ha prodotto? A dire il vero molti e in tutte le competenze provinciali.

Dopo 4 anni di Governo si è capito che cambiamento = riforma = smantellamento:  del sistema scolastico, di quello  sanitario e turistico, quello zootecnico, istituzionale delle Comunità di Valle , del Progettone. Insomma chi più ne ricorda  più ne dica! 

Ovviamente starà ad ognuno di noi valutare e cominciare a tirare le conclusioni  se questo cambiamento sia stato positivo o meno, necessario o inutile, apprezzabile o indifferente, coinvolgente o insulso. 

Personalmente, rimanendo nel contesto politico,  non ho mai apprezzato il termine cambiamento.  

Ho sempre pensato che il cambiamento portasse a modificare la fisionomia dei sistemi trentini, delle peculiarità del nostro territorio costruite in  molti anni di lavoro politico e tecnico. 

Perché rifarsi la faccia? Perchè modificare le nostre caratteristiche? Perchè non tentare di abbellire, snellire, smussare, sfrondare, semplificare, asciugare, rimpolpare. Perchè invece di cambiare non si può migliorare? 

Presentiamoci nel 2023 solo con azioni volte al miglioramento

Arrivo al dunque. Nel rispetto del lavoro di altri, nel rispetto di conservare abitudini consolidate, di valorizzare consuetudini efficaci, nel rispetto di garantire la tenuta di un sistema e la sicurezza a chi lo fruisce, nel rispetto dei trentini che dentro i sistemi hanno riposto fiducia, lavoro, interessi sono convinta che l’approccio corretto della politica che si presenta alle elezioni ogni 5 anni sia quello di proporre il MIGLIORAMENTO.

Migliorare è un dovere per poter stare al passo con i tempi e l’evoluzione del paradigma. Migliorare è rispettoso, migliorare è garantire il mantenimento di un archetipo, migliorare è meno dispendioso, migliorare è l’atteso.  

Il cambiamento lo lascio a chi vuole modificare la fisionomia trentina per renderla più simile a quella di altre regioni italiane. 

12 Giugno 2022 0 Commenti
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La sanità trentina ha forse bisogno di una diagnosi ?

Da Paola Demagri 10 Giugno 2022

C’è una malattia che affligge pesantemente il Sistema Sanitario Provinciale e la diagnosi è assai complessa. Più che malattia va precisato che il sistema è affetto da una sindrome. Per essere il più possibile precisi va detto che in medicina, con il termine sindrome, s’intende  un complesso di sintomi che possono essere provocati dalle cause più diverse.

La sintomatologia è diffusa e manifesta ormai da tempo tanto da essere davvero preoccupante in quanto  a rischio di cronicità. 

Ma proviamo ad andare con ordine e vediamo se un’attenta valutazione anamnestica e strumentale ci  consentono  di fare una diagnosi corretta. 

La Sanità che deve rappresentare la salute e il benessere della popolazione oggi è un corpo acciaccato, claudicante e depresso; le performance organizzative e individuali, intese come il risultato che si consegue svolgendo una determinata attività, dovessimo misurarle  e valutarle oggi, non raggiungerebbero gli alti livelli di sempre. Le forze si stanno spegnendo e il sistema appare sopito, stanco e stressato.

La pressione è alta ( le richieste dei cittadini ) , le pulsazioni aritmiche ( i servizi e le prestazioni ), la perdita  di sostanze in aumento ( i professionisti  che se ne vanno), le sostanze nutritizie non disponibili ( professionisti che partecipano ai concorsi ). 

La testa di questo corpo pare abbia perso la tramontana e non sia in grado di elaborare strategie per muovere gli arti ( Ospedali e territorio )  e rimettere in moto un corpo coordinato.

Alcuni esami strumentali vengono in aiuto. 

Gli esami radiodiagnostici mettono in evidenza fratture, strappi muscolari e cartilagini consumate ( rapporti e relazioni ) . Gli esami ematici mostrano alterazioni importanti e squilibri elettrolitici ( rapporti delle skill mix). Gli organi  ( UUOO, Servizi) sono ipofunzionanti ma fortunatamente indenni e non ancora  intaccati da corpi estranei ( esternalizzazione)  anche se il terreno è fertile e appetibile. 

Un quadro assai complesso ma non gravissimo perchè, anche per il sistema sanitario, esistono resistenza e resilienza. Ma quanto può durare tutto questo? 

Le cause di questa sindrome sono moltissime e alcune riconducibili a fenomeni nazionali ( carenza di medici) altri a fenomeni locali. Questi ovviamente ricadono su responsabilità politiche dove programmi, visioni e risposte appropriate non se ne sono viste. 

I problemi sono di tipo politico e tecnico ed è palese l’incapacità strategica della parte politica e di competenza della parte tecnica che dovrebbe interpretare il volere politico praticamente assente. 

Ormai il limite è stato raggiunto e non  è più accettabile andare oltre. Per questo vanno chiamati in causa tutti gli stakeholder che gravitano sul sistema sanitario a fare la loro parte per provare a ridisegnare  un sistema efficace garante della salute di ogni cittadino trentino.

Faccio quindi un appello a tutti gli interessati a non fermarci alla sola diagnosi ma  provare a trovare la cura. 

La sanità trentina si rialzerà, ne sono certa con un lavoro corale e di concertazione tra la  politica ,i  tecnici e i cittadini. 

Se avete idee, proposte, critiche e intenti lasciateli nei commenti perchè diventino patrimonio per programmare le cure da somministrare. 

10 Giugno 2022 0 Commenti
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Si dice, canta che ti passa. La Pandemia ci ha spaventati ora possiamo aiutarci a curare le preoccupazioni e i timori anche con il canto

Da Paola Demagri 7 Giugno 2022

Il coro Tridentum si è presentato alla comunità trentina sabato pomeriggio  presso il Palarotari di Mezzacorona. Nei giorni precedenti i coristi facevano il conto alla rovescia  senza nascondere  tensioni, preoccupazioni e neppure l’entusiasmo che li portava finalmente, dopo 2 anni di fermo, a raccontare di loro attraverso la voce e i testi.

La breve ma intensa storia del coro Tridentum

Tra una canzone e l’altra un po’ di storia del coro è stata raccontata. Nel 2017 in maniera spontanea alcuni coristi valsuganotti si ritrovano in momenti conviviali rallegrati dal canto, la passione che li accomuna. Via via questo gruppetto di coristi iniziarono a intessere relazioni con altri coristi nonesi, solandri, fiamozzi  e giudicariesi. Oggi esiste un Coro composto da un  nutrito numero di elementi  provenienti dalle varie zone del Trentino. Da qui il nome del coro “Tridentum”. Ogni mercoledì si ritrovano per le prove. In questi cinque anni hanno costruito un nuovo coro che va a rimpolpare quel tessuto importante di Cori che il nostro Trentino ha: circa 6000  coristi e più di 200 formazioni corali. 

I  canti proposti dal palco del Palarotari si sono diffusi sia nel tempo che nel luogo in quanto alcuni testi hanno voluto rappresentare momenti storici della nostra terra trentina ; un canto lo si è voluto dedicare a Chicco Forti arrivando quindi oltreoceano.

Il bello c’è stato anche al termine del concerto

A chiacchierare a fine concerto con i vari coristi si è potuto apprezzare lo spirito con il quale questo coro lavora: principalmente con l’intento di diffondere il canto popolare, la storia e l’identità trentina. Traspare poi un modo nuovo di far parte di un gruppo attraverso la simbologia e azioni semplici di complicità e amicizia. Si sono potuti sentire grandi apprezzamenti per le performance del Maestro che le trasferisce ai coristi in forma innovativa e a quanto pare anche molto efficace. 

L’entusiasmo e l’amicizia nate dentro il coro si sono poi disseminate nella sala dei conviviali. Tra abbracci, complimenti e strette di mano si è potuto apprezzare un vero ritorno alla normalità dopo la pandemia. Il bisogno di stare vicini, di guardarsi negli occhi, di unire mani e farsi avvolgere da abbracci è stato alquanto significativo. 

I cori appassionano, i cori attraggono, i cori uniscono, i cori rallegrano, i cori a qualsiasi genere appartengano sono potenti per il nostro tessuto sociale.

il Presidente Vesco in uno dei suoi brevi ma densi interventi ha detto una delle frasi più  penetranti del pomeriggio. Ha ricordato  a tutta la sala che  i più grandi sponsor del coro sono i familiari che accettano l’impegno dei coristi, l’assenza settimanale del mercoledì, gli impegni dei concerti.

La gioia e l’entusiasmo che nascono  dentro un coro si possono poi portare dentro la  famiglia, nel mondo del lavoro, nella rete delle amicizie. 

Dopo l’evento di sabato sono tornata a casa ancora più convinta ed entusiasta che presiedere  il Coro Alpino 7 Larici di Coredo sarà un’esperienza di vita, di comunità, di cultura, di festeggiamenti e sarà per me, ma  mi auguro anche per i miei amici coristi e per il Maestro e  tutti i familiari, l’esperienza positiva  che contrasterà gli effetti negativi che la Pandemia ha provocato. 

Dico già grazie al Coro alpino 7 Larici.

7 Giugno 2022 0 Commenti
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E  delle persone più fragili  ce ne stiamo occupando?

Da Paola Demagri 5 Giugno 2022

La partecipazione alla recente assemblea della ANFFAS mi ha  dato modo di riflettere su alcuni valori che il Presidente Enderle Luciano ha citato durante la sua relazione. Nel descrivere il contesto in cui risiede ANFFAS non potevano mancare i principi di riferimento caposaldo del lavoro di tanti professionisti in risposta ai bisogni delle famiglie che, per la qualità di vita dei loro familiari ”fragili”, hanno scelto servizi di cura ed assistenza. 

Le parole appartenenza, giustizia, uguaglianza, solidarietà, cooperazione, fragilità, rispetto accompagnano un giacimento di saperi, di relazioni, di competenze ed esperienze che ANFFAS ha costruito nel tempo e nelle numerose sedi di lavoro. 

L’impegno di ANFASS

La volontà di questa grande e impegnata azienda è quella di colmare i vuoti  laddove le famiglie da sole non arrivano, di supportare genitori e figli nel carico di cura e di rispondere alla società che al suo interno rappresenta  anche cittadini con bisogni specifici. Quest’ultima parte potremmo chiamarla sviluppo di una comunità responsabile e inclusiva. Le persone con disabilità intellettiva e relazionale hanno il diritto all’inclusività in una società dinamica, libera, democratica e accogliente.

Insito in ognuno di noi vi è il bene che nell’emergere prende forme diverse : si trasforma in accoglienza, in condivisione, in sostegno, in aiuto, in compassione, in amicizia. Poi ognuno costruirà con il bene la propria identità. L’identità di ognuno poi diventa l’identità comune, della società, della cittadinanza ed è quello che poi ha reso i trentini un popolo solidale, accogliente, disponibile. 

Questa bella immagine di noi trentini spero non sbiadisca mai, anzi vorrei tanto che i colori venissero rinforzati e l’immagine concretizzarsi in azioni  specifiche di cui la politica ne è responsabile. 

Non si vuol  pensare che il soggetto politico agisca in base alla ipotetica platea di elettorato che potrebbe sostenerlo o meno in una legislatura. Eppure alcune circostanze fanno preoccupare e pensare che questo governo provinciale non sia attenzionato alla comunità delle persone fragili. 

In quattro anni di governo leghista non si sono viste particolari spinte per armonizzare il cosiddetto Terzo Settore, per dare maggior slancio ai servizi socio-sanitari, per rispondere in maniera esaustiva alle tante richieste in arrivo dai diversi territori. 

Il Presidente durante l’ assemblea ha lanciato un appello alla politica perché i rapporti con il Terzo Settore non siano da seconda o terza fila. Metodi e modalità devono essere condivisi perché siano realmente efficaci e portino ad esiti positivi che si poi si declineranno sul singolo, sulle famiglie, sulla società.

5 Giugno 2022 0 Commenti
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Di Vasco ce ne è uno di medici più nessuno

Da Paola Demagri 31 Maggio 2022

Roberto, mi da la possibilità di usare una sua già pubblica riflessione. 

Roberto è un medico che ogni giorno tocca con mano gli effetti nocivi di una politica che al Trentino non sta facendo del bene. In tema di sanità, mi vien da dire che stiamo assistendo alle peggiori iniziative e all’immobilismo politico inteso come atteggiamento passivo o addirittura ostile nei confronti di soluzioni innovatrici. L’eredità lasciata dalla Pandemia richiederebbe capacità decisionale e innovativa. Se l’innovazione è la riforma sanitaria possiamo già mettere tutti tranquilli che le migliorie sono davvero insignificanti e inutili all’uopo ( nuovi modelli organizzativi territoriali).

Cosa racconta Roberto?

La lega ha cominciato la propria traiettoria di governo in Trentino gridando al lupo al lupo “mancano le guardie mediche” per ritrovarsi a pochi mesi dalle elezioni del 2023 con la mancanza di Medici di Base e la fuga dei medici ospedalieri. E delle guardie mediche ? Boh ! Animale in via di estinzione ! SIAMO PROSSIMI AL FALLIMENTO DEL SISTEMA SANITARIO PROVINCIALE. Servizi allo stremo, Pronti Soccorso allo stremo, Psichiatria allo stremo, Radiologia allo stremo, Pneumologia allo stremo, Punti Nascita in default. Potremmo intitolare questa comparsata  della Lega in politica: “Sanità Trentina tra mito e realtà”. E poi vogliono mettere su nuovi servizi come un reparto per adolescenti psichiatrici ad Arco ma con quale fattibilità se i Neuropsichiatri Infantili non riescono a fare neppure il minimo sindacale per pochi e mal organizzati che sono! E gli Psichiatri, talvolta sottoposti anche alle ingiunzioni dei baroni disciplinari, SONO SEMPRE DI MENO !!!!! Potremmo dire: di Vasco Rossi ce n’è uno di medici non ve ne è più nessuno. Spero un’uscita con disonore della comparsata trentina della Lega alle elezioni del prossimo anno ! Dr Pergher Roberto

E da Mori che notizie abbiamo? 

Con il Collega Consigliere Provinciale Michele Dallapiccola abbiamo depositato un’interrogazione per chiedere alla Giunta “ paladina delle Guardie Mediche” che fine sta facendo quella di Mori. Soppressa a metà e alla chetichella, pensando che gli utenti siano distratti. Oggi è aperta il sabato e la domenica dalle ore 8 alle ore 20. Dal lunedì al venerdì e durante le ore notturne pare che i moriani e gli utenti delle zone limitrofe non abbiano necessità di rivolgersi alla guardia medica, altrimenti non vi è  una motivazione plausibile per  tenerla aperta due giornate alla settimana. 

Quali soluzioni possiamo mettere in campo?

Le soluzioni da trovare nell’immediato possono essere raccolte esclusivamente mettendo attorno ad un tavolo i professionisti, i sindacati e la politica. Insieme si può sviluppare un piano di intervento urgente attraverso disponibilità che ad oggi non ci sono ma che necessitano di un impegno economico da utilizzare per i medici che già operano a livello territoriale. Insieme inoltre vanno individuate le strategie a lungo termine, quelle che ci consentiranno di avere disponibilità di risorse umane nel futuro.

31 Maggio 2022 0 Commenti
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Manca una seria volontà istituzionale e politica di attuare strumenti per le politiche dell’integrazione socio-sanitaria

Da Paola Demagri 29 Maggio 2022

Cosa si è fatto negli anni

Di integrazione socio sanitaria se ne parla almeno da 15 anni in particolare da quando si è definitivamente attribuita all’ospedale  la gestione dei pazienti acuti e al territorio la funzione per la gestione delle patologie croniche  e della prevenzione. 

Qualche bel progetto nel Sistema Sanitario Provinciale è stato fatto in questi anni: ricordo per esempio la figura del Coordinatore di Percorso, i protocolli di integrazioni tra i servizi sociali delle Comunità di Valle e gli Ospedale e da ultimo  l’istituzione, nella precedente riforma sanitaria, dei cosiddetti “integratori”. Tutto perfettibile, tutto migliorabile ma dopo la pandemia probabilmente tutto da rivedere partendo ovviamente dall’esperienza pregressa ( non si butta mai via tutto) e dalle nuove necessità.

Il significato di integrazione socio-sanitaria

La crucialità dell’integrazione socio-sanitaria nel significato stretto della parola, sta nelle  due attività che se considerate e praticate isolatamente rischiano di non raggiungere il proprio fine specifico. Le difficoltà incontrate sono principalmente legate alle tante sfaccettature di ciò che rappresentano le due parole ( campo professionale, gestionale, coinvolgimento di più enti e organizzazioni). La vera integrazione acquista spessore quando si riuscirà a sviluppare un’autentica integrazione comunitaria dentro la quale collaborano l’azienda sanitaria, in rappresentanza degli ospedali e dei distretti, la Medicina Territoriale, i servizi sociali, Il Terzo settore. Inoltre dentro la cornice dell’integrazione è necessario definire i livelli essenziali sia in campo sanitario ( implementarli) sia in campo sociale (definirli).

La crisi pandemica ha consentito di riproporre il tema dell’integrazione socio-sanitaria per assicurare il massimo livello di assistenza domiciliare, per garantire la gestione dei pazienti cronici, per attuare forme di prevenzione e di riabilitazione. La piena integrazione si può inoltre ottenere riducendo gli squilibri territoriali, attuando concrete Casa della Salute assicurando uniformità territoriale e  presa in carico della persona bisognosa. 

  • Nella prospettiva descritta di integrazione socio-sanitaria la riorganizzazione sanitaria trentina non può non tenere in considerazione che nella casa della salute è fondamentale la presenza dell’assistente sociale che va ad integrarsi nel team multidisciplinare insieme ai Medici di Medicina Generale e ai Pediatri di libera scelta, ai medici specialisti, agli infermieri di comunità e agli altri professionisti della salute. Solo così un PUA potrà valutare e prendersi in carico il bisogno sia a monte che a valle. 

  • E’ importante assegnare, valorizzare il luogo istituzionale deputato a garantire l’integrazione tra i servizi e la continuità assistenziale individuabile nel Distretto Socio Sanitario che purtroppo la riforma ha ridotto di numerosità passando da 4 a 3 anziché a 6 come previsto dal decreto ministeriale numero 70. 

  • Fondamentale il rapporto con i professionisti da coinvolgere nel percorso di integrazione socio-sanitaria e nella progettazione della Casa della salute. 

Da Roma a Trento

A Livello nazionale il Presidente Draghi ha fortemente voluto che vi sia una volontà politica e istituzionale per attuare gli strumenti previsti per raggiungere il massimo livello di integrazione socio sanitaria ( DM n°70 e 71) a livello locale non si hanno segnali di tale volontà. Ad oggi l’unica decisione presa dalla Giunta provinciale è stata quella di individuare i 10 siti per le future case della salute. Non uno straccio di canovaccio, di regolamento,di intenti politici che ci lascino almeno l’illusione che quelle Case della salute possano essere i veri laboratori di una fondamentale integrazione socio-sanitaria. 

Concludo, aspettando il 2026 (termine ultimo per la costruzione della Casa della salute)  passando dal  2023 portando il mio contributo di idee, disponibilità e diffusione di politiche attente alla salute del cittadino.

29 Maggio 2022 0 Commenti
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Il disagio giovanile rappresentato attraverso uno spettacolo teatrale: bunker

Da Paola Demagri 26 Maggio 2022

Ieri presso l’Auditorium di Cles si è tenuto uno spettacolo  con attori giovanissimi guidati dalla psicologa Bronzini, per parlare del disagio giovanile fino ad arrivare al suicidio. Al termine dello spettacolo la Dottoressa Bronzine ci dice che è necessario riflettere su un’urgenza silenziosa, come è altrettanto utile trasmettere un messaggio che ci permetta di dire che  di fronte al disagio giovanile si può essere aiutati. Questo progetto  permette ai ragazzi di portare in giro nelle sale questo messaggio e di donarlo a giovani e adulti. Io ieri ne ho colta l’opportunità e per questo li ringrazio tantissimo.

Il progetto  nacque tre anni fa quando la psicoterapeuta, che accompagna questi ragazzi in tutto il percorso, li sentì parlare di  atto eroico quello commesso da un  loro coetaneo per porre fine al disagio che stava vivendo. La psicologa Bronzini  non lasciò  che le considerazioni che stavano facendo i ragazzi si fermassero a definirlo “fatto eroico” ma li invitò a riflettere, e, lei volle capire perché il ragazzo veniva ricordato come eroe. La motivazione che i ragazzi diedero è che puoi essere ricordato  eroe se muori sapendo di voler morire. 

Una constatazione pesantissima che se portata avanti potrebbe avere degli effetti devastanti. 

Lo spettacolo di ieri è stato davvero penetrante, è passato dentro a chiunque si è trovato nella sala dell’auditorium. Questo lo si è capito dalla necessità che c’è stata da parte di tutti di fermarsi a fine spettacolo a scambiarsi opinioni e considerazioni in merito a quanto avevamo appena visto. Qualcuno disse che quando stai male così, nessuno lo vede, nessuno le sente, è un male non paragonabile a quello fisico che magari ti fa contorcere su te stesso o ti provoca la febbre o l’alterazione della pressione o altre cose tangibili.

Purtroppo la nostra Provincia ha un triste quarto posto in Italia per numero di suicidi soprattutto tra i giovani. 

Sappiamo bene  che le situazioni drammatiche e difficili come quelle del disagio non si risolvono da sole. Hanno necessità di essere riconosciute, considerate, e le istituzioni hanno il dovere e l’obbligo di mettere a punto strumenti e risorse per intervenire adeguatamente. 

Il  disagio  psicologico e mentale  vengono sottovalutati e ancora oggi sono pochissimi gli  strumenti a disposizione della popolazione. La pandemia come ho già avuto modo di dire ha  incrementato le richieste di visite e controlli e  di presa in carico. La provincia non può stare a dormire di fronte a questa necessità che considero il bisogno più grande che possa avere in questo momento la nostra società. 

Dal disagio derivano violenze, cattiverie, emarginazione, solitudine, paure, abuso di sostanze, atti vandalici, morti. Dal disagio emerge la parte peggiore di una società.

Non permettiamo più di dire che la nostra società è malata . Se lo è, curiamola . La Provincia Autonoma di Trento deve fare un investimento straordinario per l’ambito della Salute Mentale , solo così potremo salvare le persone dal disagio e dalla sofferenza. A breve depositeremo un disegno di legge per trattare l’argomento legato ai problemi di salute mentale , auspicando che la Giunta ne colga l’opportunità perchè il malessere va oltre il colore politico : la salute è di tutti. SALVIAMOLA

26 Maggio 2022 0 Commenti
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Non mi accontento

Da Paola Demagri 25 Maggio 2022

Non mi accontento di guardare da una piccola apertura, dalla quale è persino impossibile entrare. 

Accontentarsi è la strada che si sceglie per paura di rischiare. Accontentarsi può voler dire farsi andare bene le cose, che in alcune circostanze è la scelta più opportuna. 

Accontentarsi però non significa essere soddisfatti ma accettare la condizione che si presenta davanti e non fare nulla per cambiarla. 

Io ho necessità di essere onesta con me stessa e con gli altri e quindi metto in discussione ciò che non mi piace e non approvo. Lo faccio attraverso il dissenso da ciò che non  mi rappresenta in termini di idee, pensieri e azioni. A fianco del dissenso metto il mio pensiero che francamente è sempre in  buona compagnia. Poi cerco di portare avanti la questione per far sì che il pensiero si concretizzi in azione. E quando è necessario coinvolgo  chi ne sa più di me e mi possa così  dare il proprio contributo.

Quando accade tutto questo ? 

Ogni giorno, ogni giorno, quando parlo, quando scrivo, quando ascolto, quando voto, quando intervengo, quando mi viene chiesto un parere un consiglio. Anche quando agisco, quando critico e commento, quando lavoro, leggo o chiacchiero con le persone. 

Sempre. 

Già, non mi accontento di come è gestito, valorizzato, organizzato, governato il Trentino. Non mi accontento e credo sia possibile migliorarne le performance partendo da quello che c’è. Non serve distruggere per migliorare, si può modellare e sistemare. 

Non sono per il cambiamento come condizione ideologica 

25 Maggio 2022 0 Commenti
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