La proposta del programma politico nel 2023 dovrà essere basata a migliorare ciò che esiste; solo così manterremo la nostra identità e le nostre peculiarità e continueremo a dare valore al lavoro e all’impegno economico attuato da chi c’era prima. Questo per quanto mi riguarda si chiama rispetto per i trentini.
La Lega nel 2018 si presenta ai trentini come il Governo del cambiamento.
Un’unica parola che colpisce la pancia dell’elettore generando grandi aspettative. Il popolo aveva bisogno di scardinare vecchi schemi, di guardare al futuro con fiducia assaporando il gusto del cambiamento. Ma credo che in pochi elettori e sostenitori dell’attuale governo di maggioranza si siano chiesti allora che cosa si potesse ottenere attraverso il cambiamento. L’importante era cambiare: il colore politico, le strategie politiche, i politici di riferimento, la politica trentina. In ogni sostenitore vi era un’intima convinzione che il cambiamento, a prescindere, sarebbe stato meglio di altro. Nel 2018 la coalizione di centro destra si presentava proprio come coalizione popolare autonomista per il cambiamento.
Sono passati 4 anni e di cambiamenti se ne sono visti, la maggioranza è stata di parola.
Due Consigliere della Lega sono passate ad altro partito, Segretario e Presidente di partito non sono più gli stessi, le deleghe degli Assessori ad un certo punto vengono in parte redistribuite ( pur lasciando l’impianto originale). E l’azione politica quali cambiamenti ha prodotto? A dire il vero molti e in tutte le competenze provinciali.
Dopo 4 anni di Governo si è capito che cambiamento = riforma = smantellamento: del sistema scolastico, di quello sanitario e turistico, quello zootecnico, istituzionale delle Comunità di Valle , del Progettone. Insomma chi più ne ricorda più ne dica!
Ovviamente starà ad ognuno di noi valutare e cominciare a tirare le conclusioni se questo cambiamento sia stato positivo o meno, necessario o inutile, apprezzabile o indifferente, coinvolgente o insulso.
Personalmente, rimanendo nel contesto politico, non ho mai apprezzato il termine cambiamento.
Ho sempre pensato che il cambiamento portasse a modificare la fisionomia dei sistemi trentini, delle peculiarità del nostro territorio costruite in molti anni di lavoro politico e tecnico.
Perché rifarsi la faccia? Perchè modificare le nostre caratteristiche? Perchè non tentare di abbellire, snellire, smussare, sfrondare, semplificare, asciugare, rimpolpare. Perchè invece di cambiare non si può migliorare?
Presentiamoci nel 2023 solo con azioni volte al miglioramento
Arrivo al dunque. Nel rispetto del lavoro di altri, nel rispetto di conservare abitudini consolidate, di valorizzare consuetudini efficaci, nel rispetto di garantire la tenuta di un sistema e la sicurezza a chi lo fruisce, nel rispetto dei trentini che dentro i sistemi hanno riposto fiducia, lavoro, interessi sono convinta che l’approccio corretto della politica che si presenta alle elezioni ogni 5 anni sia quello di proporre il MIGLIORAMENTO.
Migliorare è un dovere per poter stare al passo con i tempi e l’evoluzione del paradigma. Migliorare è rispettoso, migliorare è garantire il mantenimento di un archetipo, migliorare è meno dispendioso, migliorare è l’atteso.