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Forza ragazzi tutti a scuola dove si va non per ottenere  un titolo ma per prepararsi alla vita.

Da Paola Demagri 11 Settembre 2022

Oggi riparte l’anno scolastico e per molti dei ragazzi trentini sarà una mattinata di fibrillazione per motivi diversi a seconda se sarà una prima volta, una prima esperienza, un nuovo ciclo o un ritrovarsi con chi avevano salutato nel mese di giugno.

Anche per alcuni genitori la giornata sarà piuttosto emotiva soprattutto per coloro che accompagneranno i primini. Il salto dalla scuola dell’infanzia alla prima elementare è sempre particolarmente sentito dalle famiglie. 

Le insegnanti della scuola dell’infanzia nei mesi precedenti hanno lavorato molto sui bambini proprio per offrire loro i primi strumenti per affrontare una nuova esperienza. Lo hanno fatto portandoli ad essere autonomi, responsabili, capaci di rispettare le regole e l’ambiente. A queste insegnanti va detto grazie perché per tre anni hanno curato l’aspetto psico pedagogico, educativo e lo sviluppo dell’apprendimento.

I ragazzi che invece affronteranno la scuola secondaria avranno la possibilità di proseguire nel processo educativo, didattico per poter elevare il proprio pensiero critico. La scuola deve offrire la possibilità di apprendere capacità relazionali, acquisire informazioni sugli stili di vita, ricevere informazioni di base della così detta economia domestica. Gli insegnanti hanno un compito importante che unito a quello della famiglia preparano i ragazzi alla vita. 

A voi giovani studenti il compito di saper cogliere la possibilità di imparare ad essere per  avere quindi l

la libertà di sognare

la libertà di pensiero

la libertà emotiva

la libertà della persona

La scuola può davvero offrire molto ai nostri giovani e alla società per questo la scuola merita attenzione e interesse da parte della politica la cui vera strategia deve vertere su alcune competenze innovative. Nella scuola è necessario investire e sostenere per ottenere una riduzione del disagio sociale, acquisire capacità per riorganizzarsi, acquisire più competenze digitali, sviluppare più attenzione all’ambiente.

Ragazzi! Buon inizio scolastico

Famiglie! Lasciate che gli insegnanti lavorino serenamente con i vostri figli

Insegnanti! Grazie per l’impegno, la preparazione e le lezioni di vita che saprete dare.

P.S. Ricordatevi di parlare sempre di Autonomia e di Trentino.

11 Settembre 2022 0 Commenti
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La famiglia: il primo nucleo essenziale di una comunità

Da Paola Demagri 4 Settembre 2022

L’Amministrazione di Terzolas richiama l’attenzione sulla Famiglia attraverso un’iniziativa organizzata per stare insieme dove le associazioni di Volontariato sono state di vero supporto all’insegna della sobrietà, sostenibilità e promozione di sani stili di vita.

Una giornata di festa iniziata con una passeggiata naturalistica, un momento di riflessione nella Chiesa dei Frati Cappuccini, un pranzo preparato dai NU.VO.LA e l’intrattenimento  degli Armonici cantori solandri. Nel pomeriggio le associazioni di volontariato hanno fatto conoscere le loro attività. Il tutto si è concluso con una tavola rotonda sul tema: “La valle di Sole è amica della famiglia?”

La famiglia è la prima realtà sociale con cui entriamo a contatto nella nostra vita. È in questo contesto  nasciamo, cresciamo e ci spegniamo. È il nucleo dentro il quale formiamo la nostra base identitaria, culturale, emotiva e sentimentale, valoriale e sociale. E’ la famiglia che ci accompagna nella società, è la famiglia che ci sostiene e ci mantiene, è alla famiglia che dobbiamo restituire in maniera generosa il nostro contributo sia in termini di presenza attiva che intellettuale e di supporto nei momenti di bisogno. E’ nella famiglia che vorremmo trovare la felicità ma non tutti hanno questa grande fortuna.

Non si è voluto parlare di famiglia tradizionale ma si è voluto mantenere un livello più ampio considerando una famiglia anche  mononucleo così come la comunità intera. La tavola rotonda aveva quindi lo scopo di chiedersi se il territorio solandro è attento alle necessità delle famiglie e se le famiglie si sentono supportate dai servizi e quali possono essere le proposte per migliorare l’attrattività territoriale. Le comunità montane hanno l’esigenza di ridurre lo spopolamento e rendere quindi particolarmente fruibili le Valli. 

Come? La richiesta arrivata durante la tavola rotonda è stata quella del potenziamento dei trasporti sia in Valle che dalle valli a Trento per rendere più autonomi possibile giovani e anziani. Si è inoltre richiesto un maggior utilizzo di centri sportivi come aree di aggregazione. 

Il contributo che ho voluto portare al dibattito ha  spostato il focus dalla richiesta di implementazione di Servizi all’attuazione della Responsabilità da parte di ognuno di noi. 

Dobbiamo essere coerenti, sinceri, attivi, leali e farci parte attiva soprattutto quando veniamo a contatto con i problemi e le fragilità. Siamo tendenzialmente ritrosi a raccogliere problemi per consegnarli nelle giuste mani e quindi poco responsabili . Ci sembriamo degli impiccioni, o distratti oppure ancora riteniamo che non sia affar nostro.  Ed invece è proprio affare della “famiglia comunità” farsi carico dell’altro.

Smettiamola di pensare che se il vicino di casa lo incrociamo tutte le sere ubriaco sia un suo problema e non il nostro! Non mettiamo in piazza questa debolezza ma riferiamo a chi può affrontare e magari risolvere il problema.

Smettiamola di pensare che un anziano solo e isolato sia un problema del figlio e non il nostro! Un gesto semplice, una parola a quel figlio o all’anziano abbandonato possono migliorare le condizioni di vita dell’anziano stesso.

Famiglia, società, servizi, aiuti, responsabilità, amministrazione, volontariato, associazioni, comunità sono le parole chiave raccolte in questa interessante Tavola Rotonda che si è data il compito di interrogarsi per poter mettere in atto azioni di miglioramento.

Solo così non solo la Val di Sole potrà essere amica della famiglia ma il Trentino potrà vantare di essere una grande famiglia attenta alla persona e al suo benessere.

4 Settembre 2022 0 Commenti
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La Sanità che vorremmo!

Da Paola Demagri 1 Settembre 2022

Ai candidati che sosterremo propongo una riflessione in tema di Sanità da diffondere in questa breve campagna elettorale.


Nelle moderne società evolute, le organizzazioni socio-sanitarie sono sistemi complessi che
devono essere impostati con la logica della persuasione, dell’attrazione, dell’innovazione,
della sostenibilità economica.
Questa rappresenta la sfida più stringente dei moderni sistemi
e il valore ottimale si raggiunge nell’equilibrio tra qualità ed efficienza e nella dimensione
della forbice tra domanda e risposta ai bisogni del cittadino.


Un possibile scenario per il futuro


La pandemia ha sicuramente dimostrato una insufficiente preparazione del servizio
sanitario con alcune carenze strutturali come l’assistenza sanitaria primaria, la
gestione dei pazienti cronici e la prevenzione delle malattie infettive diffuse
. La pandemia ha
inoltre evidenziato i limiti del finanziamento nel sistema sanitario, inferiore a quello della
maggior parte dei paesi europei limitrofi
. Sono attese nuove risorse economiche e la
rivoluzione digitale, ma che non saranno sufficienti a risolvere i problemi organizzativi
soprattutto per quanto concerne la cosiddetta medicina territoriale. I nuovi bisogni connessi
alla cronicità richiedono una rivoluzione copernicana nell’organizzazione dei servizi: non solo
offerta di prestazioni singole, ma effettiva presa in carico permanente del paziente cronico
all’interno di reti istituzionali e professionali con percorsi efficaci, efficienti e appropriati.
Questo richiede che sul piano organizzativo e gestionale devono essere forti e consolidati i
rapporti interni fra le aziende sanitarie, il sistema delle case di riposo, il terzo settore, i medici
di medicina generale, gli Ordini delle professioni sanitarie, i volontari, il cittadino.

Sotto un primo profilo il Sistema Sanitario va migliorato con attenzione e
lungimiranza sulla valorizzazione di un completo stato di benessere fisico, psichico e
sociale e sullo spettro ampio delle politiche di salute
riferite non solo alle prestazioni
sanitarie, ma a tutti quei settori ed ambiti che vengono a influenzare la salute come lo sport,
l’istruzione, gli ambienti di lavoro e di vita.
Nell’ottica di miglioramento del Sistema Sanitario va considerato un secondo profilo il cui
riferimento è quello del diritto alla salute sia individuale che della collettività; così come
la gratuità o meno delle cure e la loro adeguatezza.
Sarà compito del Governo
disegnare una moderna medicina di famiglia con accordi collettivi con i medici
convenzionati. Un’integrazione socio-sanitaria in cui la vera sfida e il vero obiettivo da
realizzare siano l’autentica integrazione comunitaria che tiene conto dei professionisti, del
terzo settore, del volontariato e degli enti territoriali.
Il terzo profilo riguarda l’identità degli ospedali che devono
poter rappresentare una loro specificità al fine di essere considerati specialistici ed
ospedali magneti in grado di trattenere e di attirare i professionisti e i pazienti. Il
modello di Ospedali diffusi, di prossimità devono essere organizzati in modo tale che le
prestazioni possano essere portate nel territorio, un ospedale che superi “se stesso” e che
siano vasi comunicanti tra Ospedali e Distretti sia in termini di prestazioni, utenti che di
professionisti. Solo così anche la nostra Provincia, le nostre Valli, potranno avere garanzie di servizi di qualità, efficacia
ed efficienza. E’ possibile a nostro giudizio un modello operativo che veda un’abolizione assoluta
dei confini insiti nel paradigma socio-ambientale.
Non va tralasciato il profilo che riguarda le case della salute che il PNRR ne ha previsto
l’implementazione sul tutto il territorio nazionale. Queste hanno necessità di essere riempite da
equipe multidisciplinari che considerino la persona al centro di qualsiasi progetto clinico
assistenziale. Per fare questo è necessario superare le linee divisorie tra le varie figure
professionali, ma nel rispetto delle funzioni procedere verso una efficace e reale
integrazione e promuovere l’obbligatorietà anche su figure fondamentali come quelle degli
Assistenti Sociali e degli Infermieri di Comunità.

Avere già le idee chiare significa riuscire a condividerle e iniziare un percorso di fattibilità che parta dall’esperienza locale e ritorni a noi un modello per il Trentino attraverso un confronto più ampio a livello nazionale.

1 Settembre 2022 0 Commenti
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Autonomia: passato presente futuro

Da Paola Demagri 31 Agosto 2022

50 compleanno del Secondo Statuto dell’Autonomia.

Egregi Presidenti, gia Presidenti del Consiglio Provinciale, Vice Presidente della Corte Costituzionale, Colleghi Consiglieri e giovani delegati delle scuole volti e menti del futuro del nostro paese.

Il termine celebrare vorrei che oggi assumesse un particolare significato che non sia solo quello di onorare o commemorare un particolare evento ma piuttosto quello di impegnarsi a esaltare e applicare, utilizzare e operare secondo I dettami del secondo Statuto di autonomia ancora per altro molto attuale nei suoi principi.Ciò che è cambiata è la nostra società, il paradigma sociale-economico- con I nuovi bisogni.Ci piace dire che è necessario parlare di bene collettivo dentro il cui termine è inclusa non la parola MIO ma la parola NOI ! Il Trentino deve proseguire un percorso che parte da molto lontano connotato da eventi quali la natalità, la mortalità, l’occupazione agricola, il lavoro, il reddito, il grado d’istruzione che negli anni hanno superato la media nazionale.

Negli anni 70 la nuova autonomia si doveva misurare con nuovi bisogni che hanno poi dato esito al “Modello Trentino” : il modello sanità, il modello cura degli anziani, il modello welfare e sociale, I fragili, disabili, I minori fino a far nascere Associazioni di volontariato, sportive Università della terza età, e molte altre. Negli anni 80 si affinano gli strumenti organizzativi  attraverso le Idee politiche e le leve dell’autonomia migliorando l’ambito universitario, della cooperazione, del sistema welfare. Nei due decenni successivi si cercano le reti interconnesse mettendo al centro la persona.

Negli anni 2000 ci si scontra con nuovi problemi. I nuovi modelli di famiglia, il reddito della popolazione, il disagio percepito, , il “modello Trentino” che si rimodella a favore di soggetti più bisognosi, di un’economia in crisi, della necessità di sviluppare l’attrattività della terra trentina, di soddisfare le esigenze dei visitatori, di rendere sostenibili I percorsi intrapresi.

Oggi la nostra grande sfida è riconoscere I limiti dei sistemi normativi ed organizzativi , non per cambiarli ma per migliorarli e definire il “modello Trentino 2.0” sotto la guida dello Statuto del sistema autonomistico. Oggi dobbiamo  non solo parlare ma affrontare tematiche quali  bassa natalità,l’incremento della popolazione anziana, lo sviluppo della ricerca, l’imprenditoria femminile, gli impegni di cura, il reddito familiare, la riduzione delle risorse pubbliche, la qualità della vita,la necessità di ottenere salute e benessere, , l’attenzione per i diritti umani, il futuro per le giovani generazioni, la manodopera indisponibile in alcuni settori, la salvaguardia ambientale e dei suoi principali prodotti naturali, la sostenibilità come sistema per tutti e per sempre. 

L’Autonomia è per noi uno stato mentale, è un modo di vivere, è un approccio, una visione, un sentimento profondo, è l’impegno di ognuno di noi , è volontariato. È cooperazione, associazionismo.

L’Autonomia trentina non è un astratto sinonimo di regionalismo. E’ l’insieme dei valori che la caratterizzano quali la dimensione europea, la tutela per le minoranze, il rispetto delle diversità, il primato della persona , la solidarietà. Solo valorizzando queste prerogative con gli Amici dell’Alto Adige si può esercitare una positiva azione di governo per il nostro Trentino.L’Autonomia deve essere per sempre e per tutti 

Egregi Presidenti, gia Presidenti del Consiglio Provinciale, Vice Presidente della Corte Costituzionale, Colleghi Consiglieri e giovani delegati delle scuole volti e menti del futuro del nostro paese.

Il termine celebrare vorrei che oggi assumesse un particolare significato che non sia solo quello di onorare o commemorare un particolare evento ma piuttosto quello di impegnarsi a esaltare e applicare, utilizzare e operare secondo I dettami del secondo Statuto di autonomia ancora per altro molto attuale nei suoi principi.Ciò che è cambiata è la nostra società, il paradigma sociale-economico- con I nuovi bisogni.Ci piace dire che è necessario parlare di bene collettivo dentro il cui termine è inclusa non la parola MIO ma la parola NOI ! Il Trentino deve proseguire un percorso che parte da molto lontano connotato da eventi quali la natalità, la mortalità, l’occupazione agricola, il lavoro, il reddito, il grado d’istruzione che negli anni hanno superato la media nazionale.

Negli anni 70 la nuova autonomia si doveva misurare con nuovi bisogni che hanno poi dato esito al “Modello Trentino” : il modello sanità, il modello cura degli anziani, il modello welfare e sociale, I fragili, disabili, I minori fino a far nascere Associazioni di volontariato, sportive Università della terza età, e molte altre. Negli anni 80 si affinano gli strumenti organizzativi  attraverso le Idee politiche e le leve dell’autonomia migliorando l’ambito universitario, della cooperazione, del sistema welfare. Nei due decenni successivi si cercano le reti interconnesse mettendo al centro la persona.

Negli anni 2000 ci si scontra con nuovi problemi. I nuovi modelli di famiglia, il reddito della popolazione, il disagio percepito, , il “modello Trentino” che si rimodella a favore di soggetti più bisognosi, di un’economia in crisi, della necessità di sviluppare l’attrattività della terra trentina, di soddisfare le esigenze dei visitatori, di rendere sostenibili I percorsi intrapresi.

Oggi la nostra grande sfida è riconoscere I limiti dei sistemi normativi ed organizzativi , non per cambiarli ma per migliorarli e definire il “modello Trentino “sotto la guida dello Statuto del sistema autonomistico. Oggi dobbiamo  non solo parlare ma affrontare tematiche quali  bassa natalità,l’incremento della popolazione anziana, lo sviluppo della ricerca, l’imprenditoria femminile, gli impegni di cura, il reddito familiare, la riduzione delle risorse pubbliche, la qualità della vita,la necessità di ottenere salute e benessere, , l’attenzione per i diritti umani, il futuro per le giovani generazioni, la manodopera indisponibile in alcuni settori, la salvaguardia ambientale e dei suoi principali prodotti naturali, la sostenibilità come sistema per tutti e per sempre. 

L’Autonomia è per noi uno stato mentale, è un modo di vivere, è un approccio, una visione, un sentimento profondo, è l’impegno di ognuno di noi , è volontariato. È cooperazione, associazionismo.

L’Autonomia trentina non è un astratto sinonimo di regionalismo. E’ l’insieme dei valori che la caratterizzano quali la dimensione europea, la tutela per le minoranze, il rispetto delle diversità, il primato della persona , la solidarietà. Solo valorizzando queste prerogative con gli Amici dell’Alto Adige si può esercitare una positiva azione di governo per il nostro Trentino.

L’Autonomia deve essere per sempre e per tutti 

31 Agosto 2022 0 Commenti
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La Giunta che dice No alle azioni di prevenzione dello stato di malattia

Da Paola Demagri 30 Agosto 2022

Nella seduta della quarta commissione sì sono esaminati  due disegni di legge presentati dai colleghi dell’opposizione. Con il primo disegno di legge si propongono interventi a favore delle persone affette da celiachia attraverso la disciplina dell’esercizio dell’attività di somministrazione di alimenti e bevande e delle attività alberghiere. L’intento del collega Zanella è quello di migliorare la formazione di coloro che si occupano  di somministrazione di alimenti soprattutto nel settore alberghiero. L’altro esame del disegno di legge , del consigliere Zeni, riguardava invece la modifica della legge provinciale sulla tutela della Salute attraverso la promozione dell’attività fisica e dell’esercizio fisico nelle cosiddette palestre della salute.Salta immediatamente all’occhio che gli effetti di questi due disegni di legge vogliono essere di tipo preventivo in modo tale migliorare gli stili di vita e prevenire la cronicizzazione di alcune patologie.

La posizione della Giunta per entrambi i disegni di legge è stata alquanto ridicola e patetica perché sono stati espressi pareri negativi. Davvero incomprensibili le motivazioni che sono state fornite dall’Assessora e  alquanto incoerenti con le reali necessità di promuovere salute e benessere. Si dice prevenire prima di curare ma pare che questa volontà sia lontana dai programmi della Giunta leghista. Che sia forse una posizione di tipo politica quella esercitata attraverso il diniego solo perché i disegni di legge sono stati presentati dai partiti di opposizione? Ipotesi alquanto probabile e questo dimostra quanto poco sia democratico il Consiglio provinciale che in fondo rappresenterebbe, considerato nel suo insieme, tutto il popolo trentino. La lega invece continua a pensare di essere l’unico detentore del voto dei Trentini ed è bene invece ricordarsi che non ha manco raggiunto il 30%! 

Siamo quasi alla fine della legislatura e una disponibilità della giunta leghista a considerare le proposte portate avanti dai partiti all’opposizione non c’è ancora stata se non per effetto di un’azione di ostruzionismo. 

I colleghi che hanno passato qualche bell’anno all’interno del Consiglio provinciale raccontano che da sempre la maggioranza è stata  rispettosa dell’attività politica fornita dai partiti di minoranza perché fondamentalmente rappresentano una buona parte del popolo trentino che ha tutti i diritti di essere rappresentato e considerato al pari di coloro che hanno sostenuto il partito di governo. 

Purtroppo però il cambiamento voluto dalla Lega prevede anche un inopportuno cambiamento nel rispetto delle regole democratiche. La maggioranza ricordi comunque che il torto non lo si fa al Consigliere di turno ma ai trentini che attendono norme e regole funzionali alla risoluzione dei problemi.

30 Agosto 2022 0 Commenti
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Il sociologo della salute

Da Paola Demagri 29 Agosto 2022

…parlando con Francesca ci siamo dette che…..

Gli ambiti in cui la sociologia può offrire il suo contributo sono tanti, tra cui senz’altro la salute. La
salute e la malattia, infatti, non riguardano solo il singolo malato, o il singolo organo, ma sono
eventi fortemente correlati e condizionati dall’ambiente, dalle relazioni sociali e dalla
compartecipazione attiva dei diversi attori della comunità.
Si tratta dunque di un fatto sociale e
implica quindi l’attuazione di interventi e servizi intesi come raccordo fra cittadini e istituzioni di
servizio capaci di rispondere ai bisogni umani e che operino in rete attraverso la costituzione di
servizi multiprofessionali e interconnessi.

Il sociologo con una funzione innovativa


Questa prospettiva è ampliamente descritta nel Piano per la Salute del Trentino 2015-2025. Nella
legge n°3 del 2018 all’art. 5 è istituita l’area delle professioni socio-sanitarie; al paragrafo 5 si legge
“sono compresi nell’area professionale di cui al presente articolo i preesistenti profili professionali
di operatore socio-sanitario, assistente sociale, sociologo ed educatore professionale”.
Il sociologo in ambito socio-sanitario può avere una funzione innovativa, sia come attore sia come
sensore dell’evoluzione del rapporto tra società, salute e sistema sanitario; si pone come una
risorsa strategica per la governace della salute e può svolgere funzioni di coordinamento delle
relazioni sociali, orientate sia all’integrazione socio-sanitaria, sia al miglioramento dei processi,
nell’ambito della gestione dei diversi sistemi a rete del welfare, dei servizi socio-sanitari e dei
servizi sociali.
Le competenze trasversali del sociologo gli consentono di intervenire in più settori, tra cui:
CLINICO: il rapporto tra professionisti e pazienti è un importante argomento sociologico in
quanto la relazione è alla base di questo rapporto; la comprensione dei comportamenti e degli
atteggiamenti che l’individuo pone in essere all’interno dei contesti quando interagisce con
altri soggetti sociali è fondamentale per capire le dinamiche in atto e formulare dunque
strategie di miglioramento del processo, non nei contenuti (materia specifica del professionista
di cura) ma nel processo e nelle modalità (competenze trasversali dello scienziato sociale).
EDUCATIVO, CULTURALE, AMBIENTALE: prevenzione e promozione della salute sono un’azione
sinergica che vede coinvolta la comunità nella sua globalità, dalle istituzioni all’ambiente, al
volontariato e all’associazionismo.
Educare alla salute è insegnare ad apprendere quelle regole necessarie a preservare al meglio
lo stato di salute, prevendendo tutte quelle situazioni che lo potrebbero alterare; quindi stili di
vita fatti di corretta alimentazione, attività fisica, sane relazioni sociali; ma anche evitare
l’automedicazione e i continui accertamenti diagnostici superflui ma costosi.

Per capire in quali ambiti e in che modo sia prioritario intervenire è necessario mantenere
un’attenzione continua a mirata attraverso indagini sociali di raccolta di informazioni su
atteggiamenti e bisogni della popolazione e definire progetti educativi partecipati. Si dà spazio
dunque ad un processo di coinvolgimento dei cittadini nella costruzione della “salute” come
bene comune e nella sensibilizzazione verso chi è costretto a convivere con malattie congenite,
disabilità, malattie invalidanti. Investire in promozione e prevenzione è redditizio per l’intera
società. Aziende sanitarie, scuole, A.P.S.P. sono solo alcuni degli ambiti istituzionali di
promozione della salute.

PROGETTUALE: per esempio progetti sperimentali su particolari settori della società (anziani,
persone con demenze, diasbili, …), valutazione dei livelli di assistenza effettivamente assicurati
in rapporto a quelli previsti, etc.
Il sociologo della salute può costituire dunque:
un’OPPORTUNITA’:

  • per il sociologo di trovare uno spazio peculiare di azione, esperto del settore non grazie ad
    una eccessiva specializzazione, ma mettendo a frutto proprio quelle conoscenze trasversali
    e interdisciplinari che caratterizzano la figura dello scienziato sociale. Dialogare con più
    microcosmi sociali nell’ampio spazio continuamente in evoluzione e mutamento per sua
    natura richiede competenze necessariamente elastiche e multisfaccettate;
  • dal punto di vista sociale opportunità di elaborare nuove narrazioni in grado di costruire
    una società più equilibrata, capace di ritrovare e riconoscere la sua connessione con
    l’ambiente, fondamentale per la riproduzione del sistema stesso.
    nelle relazioni;
  • il sociologo della salute che dialoga con le altre figure professionali (medici, psicologi,
    amministratori) favorendo relazione e connessione tra loro, ponendosi come una sorta di
    traduttore simultaneo delle diverse istanze, con competenze di mediazione e spiccata
    capacità di problem solving data la sua visione più ampia delle problematiche sociali;
  • il sociologo della salute si interessa del rapporto con il paziente e il cittadino, entrando
    nell’ambito dell’umanizzazione della cura e dei servizi, dando valore alla dimensione
    soggettiva e sociale della malattia (raccontare i sintomi legati al quotidiano, i suoi stili di
    vita, l’importanza delle relazioni sociali) per costruire diagnosi e trattamenti che tengano
    conto della soggettività e del protagonismo del paziente. Il concetto di empatia è sempre
    più studiato non solo dagli psicologi ma anche dai sociologi: mettersi nei panni dell’altro è
    un termine che assume in sé il significato di relazione per eccellenza;
  • Il sociologo può curare la pratica clinica nei rapporti con il paziente supportando il
    personale sanitario a sviluppare la capacità introspettiva e la qualità di osservazione di sé e
    dell’altro;
  • il sociologo si fa promotore del modello di sanità e di cura che vede e analizza la malattia e
    la salute come fatto relazionale e sociale. Le cause biologiche della malattia non
    interessano la sociologia, ma i processi sociali coinvolti.

Un Trentino che evolve è un Trentino più umano, più sensibile e inclusivo

29 Agosto 2022 0 Commenti
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La gita per vedere il Salmerino Viandante 

Da Paola Demagri 25 Agosto 2022

In uno dei Borghi più belli d’Italia , il Borgo di San Lorenzo in Banale, è esposta la mostra d’arte contemporanea dell’artista Giulia Mangoni. L’artista si è ispirata alla necessità di costruire memorie e identità legate a specifiche comunità. Le nostre comunità trentine sono detentrici di lunga storia fatta di usi, costumi, eventi, peculiarità territoriali, flora, fauna e tradizioni. Per San Lorenzo in Banale l’artista ha strutturato un percorso usando le fontane di paese e il salmerino. Le prime come fonte di bene prezioso per l’uomo e la sua terra, il salmerino simbolo di questo territorio. La mostra diffusa vuole essere spunto di riflessione sulle importanti tematiche inerenti il cambiamento climatico e la preservazione della biodiversità.

L’esperienza itinerante

Parcheggiata la macchina si può camminare nel bellissimo Borgo alla ricerca delle 10 fontane che ospitano le sculture in bronzo. A prima vista posso assicurare che ho fatto fatica a capire se il salmerino fosse scultura o essere vivente. Il salmerino viandante era immobile e le acque mosse della fontana lo rendevano tanto reale!

Alcune delle fontane a causa della siccità e conseguente ordinanza comunale, erano chiuse e prive d’acqua ma è stato comunque suggestivo poter vedere e toccare con mano la scultura.

Il percorso si conclude presso il Municipio con l’esposizione del bellissimo dipinto anch’esso dedicato al salmerino. 

Questa gita può essere per chiunque un bel modo per scoprire uno dei Borghi più belli d’Italia e la mostra che sarà disponibile fino al 18 settembre; questo è un invito a prendervi del tempo per andarci.

25 Agosto 2022 0 Commenti
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Andar per malghe: un’esperienza da veri turisti 

Da Paola Demagri 22 Agosto 2022

Malgari, pastori, casari dimenticati dall’agenda politica leghista?

Da giugno a settembre il nostro territorio offre un’opportunità unica: l’esperienza sensoriale in malga. Nella maggior parte del territorio Trentino vi sono dei percorsi itineranti che collegano più malghe una all’altra e si offre così la possibilità al turista di poter frequentare anche più di una  durante la giornata. Le salite possono essere impegnative ma lo spettacolo che si apre agli occhi ripagherà di ogni fatica.

Il Re dei Casari

A Malga Marcai con Gimo Cunico e Giuseppe Dagli Orti

Ci sono sconfinati pascoli verdi, boschi freschi, la melodia dei campanacci che fa da sottofondo anche al profumo tipico degli alpeggi quello del fieno e del formaggio. I viaggi in malga consentono di rimanere a contatto con la natura con gli animali, con una professione antica come quella del casaro, del pastore e del malgaro. Persone speciali che a fatica ma con fermezza portano avanti storia, saperi, usanze e sapori dei prodotti della malga. Oggi per me è stata una grande occasione perché ho potuto incontrare a Malga Marca il re dei casari Gimo Cunico. Ha insegnato a mezzo mondo come realizzare un ottimo formaggio le tecniche più raffinate, i segreti e soprattutto ha trasmesso la passione che non deve mai mancare. Nel raccontarci la sua storia l’ho visto commuoversi e parlare di ogni forma di formaggio come fosse un figlio. Il rispettabilissimo novantenne professore Cunico detiene un sapere invidiabile che si è creato sul campo e che alimenta ogni giorno ma che offre volentieri al nipote pronto a intraprendere la strada del casaro. 

Ecco quindi che oggi in Vezzena  sul confine tra il Trentino e il Veneto ho avuto la possibilità di fare esperienza sensoriale: il gusto per i formaggi, la vista per il panorama, l’udito per ascoltare storie di casari e malgari, il tatto per accarezzare le vacche, l’olfatto per immagazzinare il profumo dei pascoli e dei prodotti caseari. 

Le malghe e i pascoli una funzione per la collettività che va sostenuta

A Malga Biscotto con Paolino

Andar per malghe è un’opportunità per bambini adulti e anziani ed ognuno di noi  potrà godere di una breve vacanza slow autentica e genuina legata a saperi e sapori antichi. Nell’agenda politica è fondamentale che l’attività zootecnica venga sostenuta e promossa quale funzione fondamentale per la collettività in quanto permette la conservazione del paesaggio, la produzione di alimenti, la custodia del territorio, il controllo di eventi naturali come incendi, frane. L’Unione Europea emana delle norme e dei fondi specifici per la conservazione dei pascoli con l’obiettivo di incentivarli e mantenerne la gestione visto il grosso impatto dal punto di vista ambientale e paesaggistico anche nell’ottica di conservare la biodiversità e gli ecosistemi. 

Nell’agenda politica leghista c’è il vuoto

Malga del Paoleto

Poiché il 90% dei pascoli alpini sono di proprietà pubblica è fondamentale il sostegno da parte del governo provinciale e comunale per il mantenimento delle strutture che caratterizzano gli alpeggi, gli aiuti e agevolazioni per coloro che alcuni mesi dell’anno dedicano il proprio lavoro per mantenere la peculiarità del nostro Trentino. Ma nell’agenda dell’attuale governo leghista sembra sia rimasto lo spazio vuoto dove potevano essere trascritte le azioni di supporto e aiuto agli allevatori che oggi vertono in forti difficoltà per l’aumentare del costo delle materie prime, dell’energia elettrica, del gasolio ed altri prodotti utili a far funzionare l’azienda. Pare che solo il prezzo del latte sia rimasto invariato ma a scapito dell’allevatore!

Come Partito Autonomista insisteremo ancora affinchè la Giunta offra maggiori possibilità alla zootecnia e agli allevatori tenuti in scarsa considerazione.

22 Agosto 2022 0 Commenti
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Ferragosto in visita al carcere di Spini di Gardolo 

Da Paola Demagri 16 Agosto 2022

Una visita ispettiva non programmata in una insolita giornata di agosto che anziché dedicarla allo svago ho preferito usarla per toccare con mano le problematiche di una realtà che ha tutti i diritti di essere attenzionata dalla politica locale.

La visita alla Casa Circondariale di Spini di Gardolo nella giornata di Ferragosto con la collaborazione dell’Avv. Fabio Valcanover. Non è la prima volta che effettuo la  visita ispettiva presso il carcere di Trento per conoscere la realtà ma anche per far emergere e tentare di risolvere alcune possibili problematiche.

La visita si è tenuta per tutta la mattinata con particolare attenzione ad alcune tematiche che possono essere così riassunte: verifica situazione reparto femminile, sovraffollamento, carenza risorse umane sia per quanto riguarda la Polizia Penitenziaria che del personale del settore infermeria-sanità, gestione tossicodipendenti, permanenza inappropriata di detenuti presso la  Casa Circondariale. 

Sovraffollamento

L’accordo Stato Regione prevede una capienza massima di detenuti paria a 240 posti, oggi ampiamente disattesa con una presenza di 322 detenuti di cui 30 donne presso il settore femminile. Fortunatamente in questo periodo non sono presenti bambini, l’ultimo risulta essere stato presente con la madre per pochi giorni ( neonato) per poi essere trasferiti presso al Sede di Venezia. Le celle detentive sono organizzate per accogliere due detenuti ma il sovraffollamento costringe la Polizia Penitenziaria ad allestire tre posti letto con conseguenti problematiche logistiche ed organizzative. Ovviamente va evitata la promiscuità o la possibilità di mischiare i detenuti classificati tra giudicabili, appellanti, ricorrenti ,definitivi, art 21, protetti isolati.

Carenza di personale

Purtroppo la carenza di risorse umane è cronica e pare difficile da colmare sia per quanto riguarda la Polizia Penitenziaria , sanitaria, amministrativa e degli educatori. Il sottodimensionamento di personale implica disagi di natura organizzativa e progettuale detenuti . La carenza di personale mette a rischio sia la vita del personale stesso che dei detenuti rendendo impraticabili anche i progetti che prevedono il reintegro dei detenuti nella società. Ne deriva inoltre un impatto negativo sul funzionamento del carcere.

L’infermeria

L’area sanitaria ha avuto momenti difficilissimi durante la pandemia ( oggi 1 solo detenuto positivo) per la gestione dell’isolamento interno applicato per  limitare la diffusione del virus ma anche per la gestione dell’isolamento da parenti e per i trattamenti sanitari nei casi di positività e sintomatologie correlate. Lo strascico delle difficoltà è ancora evidente in termini di stress del personale, reazioni verbali e fisiche  dei detenuti, autolesionismo, problemi relazionali e gestionali. Il personale è impegnato a far fronte a moltissime problematiche per le quali non sempre è facile individuare di chi sia la competenza ma chi è in turno cerca di risolvere al meglio il problema attraverso la collaborazione tra Polizia e personale sanitario.

Sono evidenti dei macro problemi che riguardano il personale sottodimensionato, l’assenza di supporto psicologico per il personale come forma preventiva da condizioni di stress e  paura; non mancano le riflessioni sull’ appropriatezza del ruolo dei vari professionisti. Va tenuta in seria considerazione l’impennata di richieste di trasferimento così come le  recenti dimissioni in massa dei Medici assunti successivamente con contratti migliorativi dal punto di vista economico.

Non va inoltre tralasciato il problema legato alla tossicodipendenza dichiarata e non,  alla gestione della stessa con terapie sostitutive. Il 90% dei detenuti assume psicofarmaci , è affetto da tabagismo; è garantita la possibilità di scolarità e lavori interni e all’esterno ( semilibertà) che gratificano i detenuti e li preparano al reintegro sociale. Altissima la possibilità di recidiva. 

Sono rimasta molto colpita dalla sensibilità e umanità di tutto il personale incontrato questa mattina e dalla disponibilità a far si che la visita ispettiva si svolgesse nel migliore dei modi senza arrecare disagi all’organizzazione.

16 Agosto 2022 0 Commenti
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La salute come bene comune. Lo si può imparare dall’Africa

Da Paola Demagri 14 Agosto 2022

In piazza a Cavareno é arrivata la testimonianza di Mario Battocletti e don Dante Carraro. Due medici che si sono resi particolarmente generosi nei confronti dell’Africa e di paesi in difficoltà per quanto riguarda la gestione della salute e dell’istruzione, delle donne e dei bambini.

I due medici volontari fanno parte dell’Ong “Medici con l’Africa CUAMM” che ha l’impegno di promuovere la salute globale. La salute deve essere di tutti come scritto nel titolo del libro presentato in Piazza San Giovanni “ Quello che possiamo imparare in Africa- la salute come bene comune” e non può essere un privilegio di pochi.

La loro esperienza professionale, la formazione dedicata per chi affronta esperienze di volontariato come Mario e Dante permettono di portare in Africa modelli di salute e di cooperazione che possano migliorare la qualità di vita e dare maggiori garanzie di sopravvivenza per donne e bambini attraverso la scolarità e l’insegnamento.

Hanno raccontato che ogni giorno é difficile affrontare ogni problema perché appena ne hai risolto uno ne hai altri cinque che ti aspettano. Tappi un buco e se ne aprono altri due! Per fortuna i volontari sono spinti dal delirio di onnipotenza che li sprona a non mollare mai, a non desistere di fronte alle difficoltà, alle carenze, alle assenze del Governo locale. Ogni giorno Mario ha dovuto improvvisare, arrangiarsi con il poco a disposizione. Don Dante ci trasmette che nella difficoltà c’è però la persona, il sorriso, il grazie per esserti occupato di un essere umano che poteva essere dimenticato da tutti.  


Passare dal lamento al rammendo

Tante le lacerazioni, le ferite, gli strappi relazionali, e l’unico modo per superare i problemi é passare dal lamento al rammendo. Ai volontari spetta rammendare un pezzetto di vita come atteggiamento interiore.  Anche in Africa é cambiato il paradigma ed é fondamentale avere dei volontari con nuovi approcci per garantire parti sicuri ( oggi finalmente 3 donne su 4 hanno parti assistiti ) per ridurne la mortalità per la diade madre-bambino; interventi ortopedici in caso di fratture o traumi nei bambini; possibilità di trasfondere sangue in caso di emorragia massicce. Scuola e salute devono essere i capisaldi per il futuro dell’Africa. Incredibile é come il continente nero possa però restituire la capacità di rivedere le priorità del nostro quotidiano .

Le persone devono essere messe al centro delle decisioni

Le persone devono essere rimesse al centro, il valore delle relazioni deve poter fare la differenza e al centro di ogni decisione devono essere messe le risorse, le decisioni e la cura delle persone. Questo approccio, questi valori, dobbiamo trasferirli anche nel nostro contesto trentino che in mano al Governo leghista sono stati affossati insieme alle persone, alle fragilità e ai più deboli.

Dopo questa testimonianza possiamo proprio dire che in Africa c’è tanto da fare ma dall’Africa c’è anche tanto da imparare . 

14 Agosto 2022 0 Commenti
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