Il sociologo della salute

Da Paola Demagri

…parlando con Francesca ci siamo dette che…..

Gli ambiti in cui la sociologia può offrire il suo contributo sono tanti, tra cui senz’altro la salute. La
salute e la malattia, infatti, non riguardano solo il singolo malato, o il singolo organo, ma sono
eventi fortemente correlati e condizionati dall’ambiente, dalle relazioni sociali e dalla
compartecipazione attiva dei diversi attori della comunità.
Si tratta dunque di un fatto sociale e
implica quindi l’attuazione di interventi e servizi intesi come raccordo fra cittadini e istituzioni di
servizio capaci di rispondere ai bisogni umani e che operino in rete attraverso la costituzione di
servizi multiprofessionali e interconnessi.

Il sociologo con una funzione innovativa


Questa prospettiva è ampliamente descritta nel Piano per la Salute del Trentino 2015-2025. Nella
legge n°3 del 2018 all’art. 5 è istituita l’area delle professioni socio-sanitarie; al paragrafo 5 si legge
“sono compresi nell’area professionale di cui al presente articolo i preesistenti profili professionali
di operatore socio-sanitario, assistente sociale, sociologo ed educatore professionale”.
Il sociologo in ambito socio-sanitario può avere una funzione innovativa, sia come attore sia come
sensore dell’evoluzione del rapporto tra società, salute e sistema sanitario; si pone come una
risorsa strategica per la governace della salute e può svolgere funzioni di coordinamento delle
relazioni sociali, orientate sia all’integrazione socio-sanitaria, sia al miglioramento dei processi,
nell’ambito della gestione dei diversi sistemi a rete del welfare, dei servizi socio-sanitari e dei
servizi sociali.
Le competenze trasversali del sociologo gli consentono di intervenire in più settori, tra cui:
CLINICO: il rapporto tra professionisti e pazienti è un importante argomento sociologico in
quanto la relazione è alla base di questo rapporto; la comprensione dei comportamenti e degli
atteggiamenti che l’individuo pone in essere all’interno dei contesti quando interagisce con
altri soggetti sociali è fondamentale per capire le dinamiche in atto e formulare dunque
strategie di miglioramento del processo, non nei contenuti (materia specifica del professionista
di cura) ma nel processo e nelle modalità (competenze trasversali dello scienziato sociale).
EDUCATIVO, CULTURALE, AMBIENTALE: prevenzione e promozione della salute sono un’azione
sinergica che vede coinvolta la comunità nella sua globalità, dalle istituzioni all’ambiente, al
volontariato e all’associazionismo.
Educare alla salute è insegnare ad apprendere quelle regole necessarie a preservare al meglio
lo stato di salute, prevendendo tutte quelle situazioni che lo potrebbero alterare; quindi stili di
vita fatti di corretta alimentazione, attività fisica, sane relazioni sociali; ma anche evitare
l’automedicazione e i continui accertamenti diagnostici superflui ma costosi.

Per capire in quali ambiti e in che modo sia prioritario intervenire è necessario mantenere
un’attenzione continua a mirata attraverso indagini sociali di raccolta di informazioni su
atteggiamenti e bisogni della popolazione e definire progetti educativi partecipati. Si dà spazio
dunque ad un processo di coinvolgimento dei cittadini nella costruzione della “salute” come
bene comune e nella sensibilizzazione verso chi è costretto a convivere con malattie congenite,
disabilità, malattie invalidanti. Investire in promozione e prevenzione è redditizio per l’intera
società. Aziende sanitarie, scuole, A.P.S.P. sono solo alcuni degli ambiti istituzionali di
promozione della salute.

PROGETTUALE: per esempio progetti sperimentali su particolari settori della società (anziani,
persone con demenze, diasbili, …), valutazione dei livelli di assistenza effettivamente assicurati
in rapporto a quelli previsti, etc.
Il sociologo della salute può costituire dunque:
un’OPPORTUNITA’:

  • per il sociologo di trovare uno spazio peculiare di azione, esperto del settore non grazie ad
    una eccessiva specializzazione, ma mettendo a frutto proprio quelle conoscenze trasversali
    e interdisciplinari che caratterizzano la figura dello scienziato sociale. Dialogare con più
    microcosmi sociali nell’ampio spazio continuamente in evoluzione e mutamento per sua
    natura richiede competenze necessariamente elastiche e multisfaccettate;
  • dal punto di vista sociale opportunità di elaborare nuove narrazioni in grado di costruire
    una società più equilibrata, capace di ritrovare e riconoscere la sua connessione con
    l’ambiente, fondamentale per la riproduzione del sistema stesso.
    nelle relazioni;
  • il sociologo della salute che dialoga con le altre figure professionali (medici, psicologi,
    amministratori) favorendo relazione e connessione tra loro, ponendosi come una sorta di
    traduttore simultaneo delle diverse istanze, con competenze di mediazione e spiccata
    capacità di problem solving data la sua visione più ampia delle problematiche sociali;
  • il sociologo della salute si interessa del rapporto con il paziente e il cittadino, entrando
    nell’ambito dell’umanizzazione della cura e dei servizi, dando valore alla dimensione
    soggettiva e sociale della malattia (raccontare i sintomi legati al quotidiano, i suoi stili di
    vita, l’importanza delle relazioni sociali) per costruire diagnosi e trattamenti che tengano
    conto della soggettività e del protagonismo del paziente. Il concetto di empatia è sempre
    più studiato non solo dagli psicologi ma anche dai sociologi: mettersi nei panni dell’altro è
    un termine che assume in sé il significato di relazione per eccellenza;
  • Il sociologo può curare la pratica clinica nei rapporti con il paziente supportando il
    personale sanitario a sviluppare la capacità introspettiva e la qualità di osservazione di sé e
    dell’altro;
  • il sociologo si fa promotore del modello di sanità e di cura che vede e analizza la malattia e
    la salute come fatto relazionale e sociale. Le cause biologiche della malattia non
    interessano la sociologia, ma i processi sociali coinvolti.

Un Trentino che evolve è un Trentino più umano, più sensibile e inclusivo