Paola Demagri
  • BIOGRAFIA
  • IDEE E PROPOSTE
  • PROGRAMMA ED EVENTI
  • ATTI POLITICI
  • RASSEGNA STAMPA
  • CONTATTI
Categoria:

Senza categoria

L’Euregio diventi popolare

Da Paola Demagri 16 Maggio 2023

La festa dell’Euregio è un’occasione di riflessione sulla nostra autonomia a 360 gradi.

Innanzitutto bisogna capire quali obiettivi potranno essere di questo GECT (Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale). Sappiamo cos’è oggi l’Euregio, ma pochi hanno in mente cosa potrà essere in futuro.

Oggi l’Euregio è stato sviluppato molto sotto il profilo istituzionale, tuttavia, come da regolamento GECT, non prevede un organo politico eletto direttamente dai cittadini. Inoltre, come citato dal sito dal parlamento europeo:”i poteri dei GECT sono limitati dalle prerogative dei rispettivi membri. Le prerogative di potere pubblico, come ad esempio la definizione delle politiche o le attività di regolamentazione, non possono essere trasferite a un GECT.”
Riguardo a questo, una riflessione su come superare o su come chiedere una modifica del GECT, sarebbe utile farla.

Da un punto di vista culturale e sociale, questa cooperazione territoriale si fonda sulle radici storiche del Tirolo unito. Questa motivazione storica presenta dei vantaggi ma anche dei svantaggi.

Riguardo invece l’aspetto della partecipazione e coinvolgimento della popolazione, l’Euregio risulta ancora in fase embrionale, visto che la bella iniziativa del Consiglio delle cittadine e dei cittadini dell’Euregio non ha espresso le sue effettive potenzialità.

Casaautonomia.eu non nasce solamente per “pensare” l’autonomia ma anche per “sognarla”. Noi, europeisti ed autonomisti, proponiamo i seguenti indirizzi politici:

1) Sviluppare gradualmente il GECT al fine di poterlo “superare” per costituire la prima vera “Unione Regionale Transnazionale Europea”. In alterntiva, bisognerebbe chiedere la modifica dell’articolo 7 comma 4 del regolamento del GECT che vieta qualsiasi funzione legata alla sovranità come per esempio l’attività legislativa.
Questo comporterebbe la modifica radicale del regolamento GECT, dello Statuto speciale della Nostra Regione, del Titolo V della Costituzione Italiana e della Costituzione Austriaca.
Sembra assai utopica questa proposta, tuttavia Alcide De Gasperi fu molto più utipico nel volere una Unione Europea in anni di guerra.

2) L’incontro tra più culture come connotazione, ovvero:
L’Euregio non basato sulla cultura tirolese come riferimento mistico ma su una pluralità di identità tra cui quella trentina, quella della minoranza italiana sudtirolese e quelle delle altre minoritarie.
Se si riuscirà a fare ciò, si costruirà una regione laica e veramente europeista.
Purtroppo siamo ancora distanti da una accettazione piena delle varie culture. Non è un caso che una dottoressa siciliana, bilingue, sia dovuta “scappare” dalla provincia di Bolzano perché oggetto di mobbing a causa della sua scarsa conoscenza del dialetto sudtirolese. Su questo, CasaAutonomia.eu si impegna a promuovere e tutelare anche il diritto ad una effettiva accettazione delle varie identità “non tirolesi” nel quadro dell’Euregio. Per una maggiore convivenza auspichiamo lo sviluppo delle scuole bilingue in Alto Adige e l’incremento del numero di ore di studio del tedesco nelle scuole Trentine e viceversa, suggeriamo al Tirolo di incentivare lo studio dell’italiano nelle sue scuole. Proponiamo inoltre incentivi scolastici per erasmus a Innsbruck o Bolzano e per gli insegnanti tirolesi che potrebbero venire ad insegnare in Trentino. Queste proposte risultano utili anche per le nostre imprese che potranno assumere più facilmente personale bilingue e esperto della nostra euroregione.

3) Un altro aspetto molto rilevante, forse il più rilevante di quelli già menzionati, è quello del coinvolgimento della cittadinanza nelle dinamiche di decisione e di sviluppo in ambito Euregio.
Il consiglio delle cittadine e dei cittadini dell’Euregio è stata un’ottima idea che però non è stata connotata per popolarità. Suggeriamo di…

16 Maggio 2023 0 Commenti
1 FacebookTwitterLinkedin

Casa Autonomia.eu presenta Doriano Valer, candidato in Val di Non

Da Paola Demagri 16 Maggio 2023

Dalla Val di Non Casa Autonomia.eu presenta Doriano Valer, nuovo candidato per la lista dei gialli. Professionista nel campo delle forniture industriali, il suo lavoro lo ha portato spostarsi sul territorio Trentino e ad entrare in contatto con varie realtà. Già candidato alle politiche del 2022 con Azione, Doriano ha deciso di portare avanti la propria esperienza di servizio con Casa Autonomia, un Movimento a detta sua “nuovo, modernp, consapevole delle sue origini, ma un po’ meno folcloristico e più attento alle nuove esigenze di dinamicità ed elasticità necessarie per sviluppare politiche di concreta collaborazione con l’Alto Adige, Roma e la comunità Europea”. Segue la sua presentazione.

Ciao a tutti, mi chiamo Doriano Valer, abito in Val di Non a Campodenno; professionalmente mi occupo di forniture industriali e per lavoro mi sposto su tutto il Trentino, entrando in contatto con realtà produttive di piccola e media grandezza. Aderisco alla lista Casa Autonomia.eu con la consapevolezza di trovare la medesima collocazione politica di Azione; entrambi con una visione di centro.

Casa Autonomia.eu regola la sua attività in una dimensione Autonomista di territorio: nuova, moderna, consapevole delle sue origini, ma un po’ meno folcloristica e più attenta alle nuove esigenze di dinamicità ed elasticità necessarie per sviluppare politiche di concreta collaborazione con l’Alto Adige, Roma e la comunità Europea.

Come ho sempre sostenuto la politica è fatta dalle persone, dalla cultura e dalle tradizioni che ne hanno plasmato il carattere, il modo di concepire e sviluppare un senso di appartenenza, che non può e non deve divenire autoreferenzialismo, ma una base di partenza su cui costruire una narrazione di apertura coraggiosa a temi nazionali e europei, evitando così, come diceva Kessler, di creare un Trentino piccolo e isolato.

Ho candidato il 25 settembre scorso alle elezioni politiche nelle file del Terzo Polo, presentandomi con umiltà e soprattutto spirito di servizio. Oggi farei personalmente la stessa scelta in campo nazionale, nonostante esista questo sistema di governance politica affidata al solo leader, mi trovo in accordo con la necessità di guardare al tema senza pregiudizi ideologici di appartenenza a uno dei due poli, sinistra o destra del sistema politico nazionale.

Con lo stesso spirito di servizio mi metto a disposizione di Casa Autonomia.eu, movimento civico collocato in un’area programmatica liberale, attento alle necessità del territorio e libero da condizioni precostituite. Sono pronto a farmi da parte a favore di donne e uomini in grado di veicolare in modo più incisivo le proposte alternative all’attuale maggioranza di destra; parliamo di sanità, educazione scolastica e lavoro fondamenta di ADA.

Sono padre e conosco le reali difficoltà dei nuclei familiari e le continue sfide quotidiane da affrontare per armonizzare la vita professionale con quella privata, condizione notevolmente acuita per le Mamme soprattutto se residenti nelle valli Trentine.

Il tema dei giovani e dell’immigrazione qualificata sono convinto siano argomenti per cui valga la pena mettersi in gioco, pensare ad un welfare capace di rispondere alla collettività non può prescindere da una visione politica in grado di fare proposte strutturali capaci di rispondere alle richieste delle nuove generazioni. Se non vogliamo trovarci a vivere in un ambiente bellissimo ma sempre più isolato è il momento di programmare un cambio di rotta, iniziando a guardare al futuro per migliorare il presente.

Siamo stati capaci di farlo creando un sistema scolastico e universitario tra i più eccellenti; cerchiamo ora di creare un Trentino più attrattivo in grado di soddisfare le comprensibili attese de nostri figli e dei giovani pronti a scommettere nuovamente sul nostro territorio.

Credo sia doveroso e indispensabile impegnarsi per produrre proposte politiche in grado di contestualizzare anche una nuova visione della prerogativa di Autogoverno, credo vada ridefinito il rapporto province Autonome di Trento e Bolzano nei confronti della Regione. Un’assemblea Regionale ormai con competenze ridotte, spesso chiamata a ratificare norme provinciali, potrebbe essere istituzionalizzata sul modello della commissione Europea, organo di indirizzo e di emanazione della volontà degli stati, in questo caso le Provincie autonome, che attraverso una sinergia d’intenti potrebbero occuparsi di Euregio e anche di relazioni con le Regioni limitrofe, proponendo la nostra specificità come esempio virtuoso e non come un mero vantaggio amministrativo. Credo sia necessario rilanciare la conoscenza della nostra Autonomia, stiamo purtroppo assistendo ad una continua perdita di valori a fronte di una più marcata attitudine amministrativa, questo appiattimento burocratico apre il rischio di omologazione con le regioni a statuto ordinario, quest’ultime chiamate ad una riorganizzazione delle lore competenze in virtù della nuova norma sulla Autonomia Differenziata; vedo un rischio dei LEP (livello essenziale prestazione) concretamente; Regioni con una più debole e meno organizzata macchina amministrativa tenderanno a ridurre i LEP delle competenze acquisite chiedendone un armonizzazione nazionale che ci vedrebbe ridurre il livello raggiunto. Questo rischio pone la necessaria attenzione della politica locale, ma anche una vigile e costruttiva partecipazione della comunità Trentina nel definire il prossimo governo Provinciale. Il proseguimento dell’attuale maggioranza, espressione di partiti centristi nazionali porterebbe quanto meno ad un confronto Stato Provincia debole, rispetto ad un governo forte di una alternativa fondata su un Alleanza Democratica Autonomista.

16 Maggio 2023 0 Commenti
0 FacebookTwitterLinkedin

Giornata internazionale della famiglia

Da Paola Demagri 15 Maggio 2023

A seguito della risoluzione 44/82 del 9 dicembre 1989, in cui l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il primo “Anno Internazionale della Famiglia”, nel 1993, con la successiva risoluzione A/RES/47/237, l’Assemblea Generale ha deciso che a partire dal 1994 il 15 maggio di ogni anno debba essere osservato come Giornata internazionale della famiglia, dedicandola al “fondamentale gruppo sociale e l’ambiente naturale per lo sviluppo e il benessere di tutti i suoi membri, in particolare i bambini”.

L’edizione di quest’anno è dedicata al tema “Tendenze demografiche e famiglie”.

Questa giornata rappresenta un invito a riflettere sul ruolo fondamentale della famiglia e quest’anno, in particolare, punta ad accrescere la consapevolezza dell’impatto delle tendenze demografiche sui nuclei familiari.

Uno dei tanti aspetti da considerare a riguardo è sicuramente la denatalità, sia a livello nazionale che locale.

Il Trentino purtroppo non fa eccezione, secondo i dati Ispat, siamo passati dal 38,0% delle coppie con figli del 2008 al 33,9% del 2021 e le famiglie monogenitoriali sono passate dal 6.8 del 2008 all’8,2% del 2021. Perfino il tasso di natalità dei residenti stranieri ha visto un crollo, nel 2000 avevano un tasso di natalità del 24,2%, nel 2021 è sceso al 12,4%.

Le famiglie stanno cambiando, ci si sposa più tardi (età media 35,6 anni nel 2020) e di conseguenza il primo figlio nasce da madri over 35. Conseguentemente il numero di componenti per famiglia è calato, anche le famiglie numerose (quella da tre e più figli) sono in diminuzione. 

Per invertire la tendenza serve investire sulla famiglia! Investire su questo fondamentale nucleo permette all’intero sistema di funzionare. Se vogliamo convincere i giovani a metter su famiglia dobbiamo dare un supporto concreto fin dall’università, orari di lavoro flessibili che permettano di conciliare le esigenze delle donne lavoratrici, servono servizi conciliativi e nidi che possano accogliere la totalità delle richieste e che siano economicamente sostenibili, servono alloggi adeguati, in molte zone non è possibile trovare appartamenti in affitto per genitori con figli. 

Dobbiamo ricreare un tessuto sociale che metta la famiglia al centro perché molti genitori si trovano senza parenti vicino, senza nonni o anziani che in passato fungevano da sostegno: tradizioni, consigli, buone abitudini erano un patrimonio prezioso per le nuove generazioni ed esserne privati oggi è un problema in più. Gli anziani sono un tesoro inestimabile e la loro esperienza può essere una risorsa molto utile.

Dobbiamo aver fiducia nel futuro, il nostro Trentino ha fatto tanto e può fare ancora molto per esser un territorio amico della famiglia, tariffe eque su tutto il territorio per quanto riguarda i rifiuti, aiuti per chi risiede nelle valli ma deve raggiungere per studio Trento quotidianamente per mancanza di alternative sul territorio, contributi non “una tantum” ma sostegni duraturi su cui effettivamente si possa contare .

Il cambiamento nello stile di vita delle famiglie del 2023 lo vediamo anche nella fascia 18-21 anni, la maggioranza sono ancora impegnati nello studio, pertanto a carico delle loro famiglie, per questo è importante pensare anche a questo fattore quando si deve effettuare qualche manovra, i ragazzi escono dal nucleo di origine molto più tardi perché si è prolungato il percorso di studi.

15 Maggio 2023 0 Commenti
1 FacebookTwitterLinkedin

12 maggio 2023: oggi il pensiero è per l’infermiere.

Da Paola Demagri 11 Maggio 2023


Ripenso alla mia professione, e ritrovo una riflessione fatta nel 2004, con cui voglio iniziare oggi il
mio di pensiero.


“Alla sera, al termine delle mie giornate di lavoro in ospedale, mi fermo a riflettere sulle mie
impressioni di quelle giornate vicino ai pazienti. Mi accorgo che sto crescendo con le loro
emozioni, sensazioni, con i loro discorsi e i loro vissuti. La stanchezza è tanta, ma so che devo
scrivere tutti questi pensieri, perché così li farò vivere per sempre.


Pensandomi, mi accorgo di quante sfumature dell’essere infermiera ho vissuto, visto che ho iniziato
la scuola per infermieri a 17 anni, ancora bambina, sicuramente non sufficientemente matura per
comprendere la malattia e la sofferenza. Ripenso al primo ospedale, che ho conosciuto come
studente, fortemente condizionato da una componente religiosa, che improntava notevolmente la
professione, dandole quasi un significato di “vocazione”. L’obiettivo della scuola era quello di far
diventare delle “brave” infermiere, e per “brave” intendo obbedienti, rispettose di un forte potere
decisionale medico, capaci di assistere e con abilità tecniche per essere operative nella terapia e
negli esami diagnostici; ricordo il quaderno dei miei appunti di infermieristica: un insieme di
infinite indicazioni su come fare una cosa o fare l’altra, ma sempre e solo delle risposte, mai una
domanda, ma allora non sapevo l’importanza delle domande. Ricordo di un prendersi cura dello
studente più dal punto di vista tecnico, che emozionale, come se ci fosse una grande fiducia nella
capacità di rielaborazione delle esperienze,
che sarebbe arrivata con la maturità. Al mattino,
accanto al briefing, c’erano le preghiere dell’inizio giornata con la caposala che era,
generalmente, una suora, e con la suddivisione dei compiti quotidiani. Il de-briefing era il sorriso
della tutor, il suo esserci vicina nei primi passi professionali, la parola di conforto quando si
incontravano le difficoltà.


Ripenso al mio primo incarico, in un ospedale gestito completamente da suore: la terapia delle ore
sei poteva aspettare, l’importante era preparare bene i pazienti per la Comunione. Un po’ mi
ribellavo a questa mentalità ma non avevo la forza di oppormi. Oggi mi rendo conto che non avevo
la forza perché mi avevano formata ad essere così.

La scuola mi aveva formata ad essere preparata nell’assistenza, diligente e rassicurante per il
paziente, che apprezzava la mia disponibilità, per il medico, che apprezzava il mio tacito operare, il
mio non fare domande e il mio “expertise”, o agire pratico dato dall’esperienza, che stavo
accumulando.
Fortunatamente i tempi stanno cambiando ….”


Ho voluto riportare alcune righe di questa riflessione per far comprendere il cambiamento, che
l’infermieristica ha avuto negli ultimi 20 anni.
Cambiamento in gran parte data dalla formazione
universitaria, che ha saputo trasformare la professione, riconoscendole quel valore intellettuale, che
sul campo la rende parte attiva del processo di cura. L’infermiere di oggi è un infermiere
responsabile della propria competenza, del proprio ragionamento clinico, della propria
pianificazione assistenziale, della propria formazione continua. Un infermiere che tiene fede alla
consapevolezza che la cura dei pazienti richiede aggiornamento continuo, al fine di agire
un’assistenza sicura e appropriata.
Oggi, però, è giusto chiedersi se e come sia cambiata l’infermieristica dopo 3 anni di pandemia, che
non solo hanno sconvolto il mondo, ma hanno fatto conoscere l’universo emozionale.

La pandemia ha fatto emergere l’importanza di chi si prende cura dell’altro. L’infermiere, come
tutti gli altri ruoli sanitari, ha saputo gestire tutto l’universo emozionale proprio e altrui, garantendo
la sua presenza, e mettendo a disposizione la sua competenza e la sua esperienza, nell’incertezza di
una situazione sanitaria non conosciuta e non sicura. Mi chiedo se ci fosse proprio bisogno di
questo coraggio, chiamato “eroismo”, per far comprendere all’opinione pubblica il valore della
professione infermieristica. Ma, si sa che ci vuole sempre un eroe per fa accettare il dramma in tutte
le sue dimensioni.

Tuttavia, il dubbio che sovviene è che questo “eroismo” non abbia dato solo un senso di coesione
alla comunità, ma dall’altra parte abbia fatto passare in secondo piano le disfunzioni dei sistemi
sanitari, trasformando la situazione drammatica in “un’avventura” (termine che non vuole
assolutamente banalizzare), in cui l’eroe si trova a combattere contro un nemico, in questo caso il
COVID -19, che avrebbe avuto un lieto fine e “tutto sarebbe andato bene”.
Per gli infermieri quel “tutto andrà bene” ha significato generosità, altruismo, coraggio, forza di
volontà, malattia, e questo non ha nulla a che vedere con l’eroismo, ma con la professionalità, la
competenza, la responsabilità e la dignità di ruolo.

Nel primo anno di pandemia l’infermiere ha curato, trasformandosi nel figlio o figlia, moglie o
marito di ogni paziente, che in solitudine affrontava la malattia, o la fine della sua vita. Ha
rinunciato alla vita privata, anteponendo il bene pubblico alla famiglia e al riposo.
Eppure, l’opinione pubblica, è riuscita con la velocità della luce a passare dal termine “eroi” a
quello del “dovere per scelta”.
Sicuramente la pandemia ha lasciato i sentimenti più diversi: da una parte il ricordo della complicità
nella paura, dell’essere una squadra unita, dell’abbraccio protetto, quando non era permesso
nemmeno darsi la mano, dall’altra, purtroppo, un riconoscimento della professione e della sua
importanza, svanito velocemente. E, oggi, stiamo portando forse più le cicatrici di questo ultimo
aspetto.

Cicatrici, che si manifestano:

  • con la diminuzione importante del numero di giovani che vogliono intraprendere le
    professioni di cura, professioni che richiedono turnistica, che comportano tempo libero a
    rischio e carichi di lavoro importanti;
  • con l’abbandono della professione infermieristica da parte degli stessi infermieri. La
    pandemia è riuscita a mettere in discussione la forza della motivazione professionale: chi
    sente veramente i valori della professione rimane, chi ha scelto la professione per altri
    obiettivi, non regge il carico fisico ed emotivo dell’assistenza;
  • con la scelta degli infermieri di lasciare l’Italia per andare verso paesi esteri, dove la
    professione infermieristica è economicamente più riconosciuta.
    Non posso terminare senza citare Florence Nightingale, colei che ci ha fatto conoscere la
    professione di cura, ricordandoci che “l’assistenza è una delle “belle arti”, la più bella delle belle arti.
  • Richiede devozione e preparazione come per qualunque opera di pittore o scultore, con la
    differenza che non si ha a che fare con una tela o un gelido marmo , ma con il corpo umano..”

Gli infermieri e le infermiere di Casaautonomia.eu

11 Maggio 2023 0 Commenti
0 FacebookTwitterLinkedin

Le vere ragioni dell’ostruzionismo 

Da Paola Demagri 10 Maggio 2023

Oggi, mercoledì 10 maggio, i consiglieri Demagri e Dallapiccola del Movimento Casa Autonomia.eu, hanno partecipato alla conferenza stampa sull’ostruzionismo programmato dalle opposizioni in risposta all’assestamento di bilancio proposto dalla maggioranza. Un ostruzionismo che non vuole attaccare la manovra in sé, ma piuttosto le modalità con cui il disegno di legge è stato portato avanti dalla Giunta, come sempre sorda nei confronti delle forze politiche di minoranza.

“La triste verità è che da cinque anni l’attuale maggioranza grida di chiedere la collaborazione delle opposizioni senza volerla veramente. L’hanno fatto anche in queste ore per chiedere l’approvazione di un documento unitario per la risoluzione di life ursus. L’hanno fatto in più occasioni e in più occasioni l’opposizione ha autonomamente proposto strumenti e atti unitari e quindi rappresentativi, ma senza mai ottenere la disponibilità della maggioranza ad un accordo”.

“Il più grande sgarbo è arrivato proprio in questi giorni con la manovra di assestamento. I rappresentanti della maggioranza sono arrivati direttamente in Aula, senza pensare di tenere audizioni o di coinvolgere i rappresentanti dei cittadini, delle categorie economiche, sindacali e quant’altro. Soltanto due minuti prima del termine per il deposito degli stessi, la maggioranza ha depositato i propri emendamenti per la distribuzione dei 318 milioni previsti dalla manovra di assestamento. Nulla da dire sui loro intenti di distribuzione, ciò che critichiamo è la modalità. Ancora una volta la maggioranza si è mossa senza concordarsi con nessuno, decidendo tutto al proprio interno e quindi trascurando l’analisi delle necessità esplicitate dai rappresentanti dei cittadini”.

“Per questo motivo le opposizioni hanno deciso di portare avanti un ostruzionismo serrato, che verrà eliminato soltanto quando questa maggioranza sarà disposta a rimettere tutto in discussione, senza discutere il disegno di legge in Aula, ma riportandolo all’interno della commissione competente, prevedendo le dovute audizioni e discussioni con i commissari per poi infine tornare in Aula. I tempi tecnici ci sono, le possibilità istituzionali per farlo anche. Questo gesto dimostrerebbe che l’emiciclo è veramente il luogo della democrazia, dove tutti i cittadini, anche quelli che non hanno votato la maggioranza, possono sentirsi rappresentati”.

10 Maggio 2023 0 Commenti
0 FacebookTwitterLinkedin

Le ragioni della denatalità.

Da Paola Demagri 10 Maggio 2023

SOS il paese invecchia, una montagna da spostare.

Nicoletta Postal

Paola Demagri

Il problema del calo delle nascite emerge oramai su qualsiasi pagina di giornale, in qualsiasi trasmissione televisiva, in qualsiasi confronto politico o tavolo di amici. Emerge con preoccupazione, con perplessità e anche con sofferenza più o meno celata.

C’è la preoccupazione “sociale”, data dal pensiero opportunista “chi pagherà le nostre pensioni?”, dal pensiero nazionalista “gli italiani stanno scomparendo e verranno sostituiti da altre etnie!”, dal pensiero economico “meno figli meno PIL”, e infine, ma non per importanza, dal pensiero sanitario “chi si prenderà cura di noi, quando saremo vecchi?”.

C’è la preoccupazione “di coppia”, data dal pensiero di non riuscire ad avere figli, che alla lunga porta situazioni di disagio emotivo, che possono compromettere la sessualità e, di conseguenza, la fertilità.

Accanto alla preoccupazione si fa strada il coraggio, che si manifesta con il comprendere e/o accettare la propria infertilità, con la fiducia estrema nella scienza, e, quindi, con il ricorso alle tecniche di procreazione medica assistita, con più o meno ostinazione, con successo o infinita illusione/delusione, e talvolta con profonda sofferenza.

In precedenza, abbiamo già analizzato il problema dell’infertilità, osservando tutte le sue dimensioni: sociale, sanitaria, psicologica. Adesso proviamo ad affrontare il problema del calo delle nascite sotto altri punti di osservazione, legati più all’organizzazione sociale, economica ed educativa.

Ecco, che ci troviamo davanti al problema più importante del nuovo secolo, con la generazione Alpha che cerca con apprensione un continuum.

In Thailandia si parla di “triangolo che sposta le montagne”, quando si decide come affrontare un problema. I vertici del triangolo sono: la conoscenza, il governo, e le persone. Far lavorare i tre soggetti insieme può far spostare le montagne.

Per comprendere realmente il problema demografico, forse, è necessario, innanzitutto, conoscere com’ è cambiata la società del nuovo millennio. Uno dei cambiamenti sociali che stiamo vivendo è la tendenza della donna a non mettere più il figlio fra i suoi primi obiettivi, ma la ricerca di un lavoro stabile, di una casa, della realizzazione di sè stessa, perdendo di vista l’orologio biologico.

Alla domanda sul perché si sia aspettato così a lungo per cercare il figlio, le risposte più frequenti sono:

.. Avevo la convinzione che si potessero fare figli a qualsiasi età, nessuno dice che le probabilità calano con l’avanzare dell’età. A scuola ti insegnano a come non avere figli

.. c’è la volontà di potersi affermare a livello professionale dopo gli studi

.. le politiche sociali non incentivano la natalità

.. con la nascita di un figlio, tra i genitori è sempre la mamma a dover rinunciare al proprio lavoro, al proprio tempo libero

.. la mentalità italiana non aiuta la natalità, al nord Europa c’è sostegno su diversi livelli e le donne possono fare carriera e realizzarsi ugualmente. C’è il congedo paternità obbligatorio, che deve fare solo il papà, altrimenti si perde

È, forse, necessario, altresì, conoscere quali siano le difficoltà che la coppia, soprattutto la donna, incontra oggi nella gestione dei figli, fin dalla tenera età.

Ed è parlando proprio con la coordinatrice di un importante asilo nido che scopro aspetti di vita familiare, forse non conosciuti o sottovalutati.

Ascoltando la sua esperienza .. il vissuto delle madri più complesso è il loro senso di colpa fra il desiderio di continuare la propria vita da donne ed il conciliare il ruolo di madri. Lamentano una carenza nel supporto emotivo ed anche logistico, ad esempio posti di lavoro poco flessibili alle nuove esigenze, poche strutture educative con spesso orari ridotti. Si sentono poco supportate dalla società circostante, che spinge alla procreazione senza, tuttavia, aiutare poi nel percorso.

Anche le maestre dell’infanzia confermano il bisogno delle mamme, di non essere condizionate eccessivamente dai figli nell’espressione della propria professionalità o del proprio ruolo sociale conquistato. Infatti, vengono richiesti anticipi e posticipi dell’orario di apertura della scuola.

Quindi, la donna, che si è affermata professionalmente ed intellettualmente, non rinuncia, giustamente, alla sua maternità, ma vive con sofferenza la conciliazione famiglia/lavoro, con la conseguenza di voler esercitare la scelta di quando e quanto spesso procreare, e limitare il numero di figli.

La letteratura ci dice che le donne con istruzione più alta tendano ad avere meno figli, che l’istruzione dia alle donne un maggiore controllo sulla propria sessualità e sulla procreazione. (Marmot, 2016)

Altrettanto reali sono i dati secondo cui il divario occupazionale di genere aumenta notevolmente dopo aver avuto figli. Le madri tendono ad essere meno presenti sul mercato rispetto alle donne senza figli, in tutti i livelli di istruzione e in tutti i tipi di famiglie.

La paternità ha l’effetto opposto sui tassi di occupazione degli uomini, i padri con almeno un figlio di età inferiore ai 6 anni hanno maggiori probabilità di essere occupati rispetto alle madri. Nel complesso avere maggiori responsabilità di cura porta come conseguenza ad una maggior assenza dai posti di lavoro, alla riduzione dell’orario di lavoro, sino, in alcuni casi, all’abbandonare del tutto il mercato. (Viale , 2020)

Queste testimonianze e dati ci portano al secondo vertice del nostro triangolo: il governo. Come si governa il problema demografico?

Un governo illuminato utilizza qualsiasi persona (terzo vertice del triangolo), intesa come risorsa a sua disposizione, per:

  • rafforzare le politiche di conciliazione vita-lavoro, e in particolare lavorando su congedi non trasferibili da un genitore all’altro
  • individuare supporter sociali (ad esempio la terza età ancora attiva, il volontario sociale, etc)
  • Ridurre il gender-gap a livello di work-life balance (diritto sociale fondamentale di favorire la parità nel mercato del lavoro), ancora importante a discapito della componente femminile
  • flessibilità lavorativa a tutti i genitori che lavorano con bambini fino ad almeno 8 anni
  • supporto emotivo delle madri nei primi anni di vita e supporto organizzativo della coppia nella crescita dei figli
  • spazi di ascolto per famiglie (peer tutoring) per apprendere la genitorialità, che non è innata come il senso di maternità o paternità
  • educazione affettiva nelle scuole orientata all’insegnamento della fertilità, della procreazione responsabile e della sessualità

Questi sono solo pochi esempi di come si potrebbe agire, ma sicuramente la creatività della competenza diffusa può arricchire ulteriormente.

Migliorare il sistema di welfare e non rimanere solo in analisi di dati quantitativi del fenomeno è forse l’unico modo per combattere il calo demografico e spostare le montagne.

10 Maggio 2023 0 Commenti
0 FacebookTwitterLinkedin

 Casa Autonomia.eu e Campobase a confronto con gli anziani 

Da Paola Demagri 6 Maggio 2023

Sabato 29 aprile, la presidente della circoscrizione Ravina, Camilla Giuliani, socia di Casa Autonomia.eu, ha voluto promuovere all’interno della propria circoscrizione un evento dedicato alla popolazione anziana. Obiettivo dell’incontro trattare gli argomenti riguardanti l’invecchiamento e la meravigliosa terza età. Assieme al Movimento in giallo anche alcuni esponenti di Campobase. Una scelta precisa, che ha voluto unire in quest’occasione due Movimenti politici a sostegno di Francesco Valduga, ma soprattutto sensibili alle problematiche sociali e sanitarie legate all’autonomia. In questo modo si è potuto parlare dell’autonomia dell’anziano, del suo benessere e della sua salute, attraverso gli interventi, moderati dalla presidente di Casa Autonomia.eu, Paola Demagri, di alcuni esperti, parte attiva di entrambi i Movimenti.

Camilla Giuliani (presidente circoscrizione Ravina e socia di Casa Autonomia): “Ringrazio Casa Autonomia e Campobase per essersi resi disponibili ad organizzare questo incontro e per essere a parlare con noi di una tematica così importante e sensibile com’è quella della qualità di vita degli anziani. È fondamentale che la politica affronti i vari problemi legati alla terza età, tra i quali spicca quello della solitudine, che affligge molti e potrebbe essere perlomeno alleggerita dall’introduzione di programmi quali un centro diurno che funga da centro di aggregazione sociale per gli anziani. Qui a Ravina, come a Trento, abbiamo inoltre attivato degli sportelli di facilitazione, gestiti da ragazzi del servizio civile, per aiutare i nostri cittadini senior ad accedere ai servizi tramite la tecnologia, pratica sempre più comune che però spesso mette in difficoltà chi non è familiare con questi strumenti. I facilitatori sono disponibili ogni primo martedì di ogni mese, dalle 9 alle 12 in circoscrizione”.  

Paola Taufer (psicologa psicoterapeuta e candidata Casa Autonomia): “Con l’aiuto della psicologia, e quindi della nostra mente, è possibile invecchiare bene. A questo scopo è importante mantenersi attivi attraverso esercizi, ma anche attraverso la creatività e l’esposizione ad esperienze nuove. Bisogna anche prestare attenzione al livello di stress, che va abbassato facendo le cose più lentamente, passando buona parte del tempo in compagnia e guardando gli aspetti positivi della vita, valorizzando ciò che di bello ci capita ogni giorno”.

Chiara Maule (assessora Comune di Trento e vice coordinatrice Campobase): “Gli anziani che hanno bisogni e necessità possono senza paura chiedere aiuto ai servizi e alle assistenti sociali. Il comune di Trento mette a disposizione una serie di servizi che vanno dal lavoro di comunità e da progetti proposti nei diversi territori a servizi di supporto come il servizio di assistenza o i pasti a domicilio fino all’accesso nelle residenze protette o in rsa. La politica che sta dietro a questo percorso è sempre quella di garantire la permanenza della persona nel proprio ambito di vita e di promuovere attività per un invecchiamento attivo”.

Nicoletta Postal (coordinatrice infermieristica e candidata Casa Autonomia): “I grazie più belli mai ricevuti sono quelli del paziente anziano, in quanto egli, in modo particolare, apprezza la cura e l’attenzione. Quindi è importante che abbiano cura di loro stessi, non solo per prevenire le malattie, che inevitabilmente arrivano con il passare degli anni, ma anche per favorire la salute. La salute si rispetta con stili di vita appropriati, fra cui un’alimentazione equilibrata, l’attività fisica adeguata, ma soprattutto curando la sfera socio-affettiva, che consenta di evitare solitudine e tristezza, in quanto proprio la tristezza toglie energia e favorisce la malattia. Non bisogna lasciare che la malattia, più o meno invalidante e inevitabile in vecchiaia, condizioni negativamente la propria vita. È invece necessario individuare strategie per convivere in equilibrio con la malattia”.

Sunil Pellanda (candidato Casa Autonomia): “E’ un vero piacere trascorrere qualche ora qui, presso il circolo anziani e pensionati di S. Marina di Ravina. Per noi giovani gli anziani sono estremamente importanti, sia come “memoria storica”, sia come stimolo per fare meglio in tutti gli ambiti non dimenticando mai da dove arriviamo. Io stesso, nella mia candidatura a sindaco di Borgo Valsugana ho potuto apprezzare e godere del supporto di moltissime persone in età avanzata. Pur presentandomi con una lista giovane (l’età media era di 30 anni), il mio percorso non sarebbe stato altrettanto bello ed efficace senza il consiglio di tutti gli anziani che ci hanno aiutati fin dall’inizio”.

L’incontro è stato un successo. Tanta partecipazione e domande da parte degli anziani, che hanno addirittura chiesto di programmare un altro pomeriggio per parlare delle tecniche di allenamento della memoria per prevenire malattie ad essa collegate. La loro richiesta non poteva non essere accolta e l’appuntamento è già stato fissato per il 20 maggio.

6 Maggio 2023 0 Commenti
0 FacebookTwitterLinkedin

Salta il Consiglio provinciale straordinario per parlare del progetto Life Ursus. Per Fugatti Roma viene prima del Trentino.

Da Paola Demagri 4 Maggio 2023

Quello dell’orso é in questo periodo l’argomento più delicato e importante per i trentini. Come Consiglieri di opposizione per portare la discussione nel giusto luogo, l’aula della democrazia, e tenerla lontana da altri ambienti, le TV nazionali, abbiamo promosso un Consiglio Straordinario .


Oggi in apertura dei lavori il Presidente Fugatti ci comunica che impegni romani lo vedono costretto a lasciare l’aula proponendo al Consiglio di proseguire senza di lui.
La nostra serietà e la volontà di dare valore all’argomento trattato ci ha visti obbligati a chiedere di sospendere il Consiglio nemmeno avviato.


Non é pensabile che il Presidente Fugatti sia tutti i giorni sulle TV nazionali ad alimentare conflittualità e non si presenti nel parlamento dell’autonomia deputato a trattare le questioni fondamentali per il territorio con i rappresentati eletti dal popolo.
Ha motivato la sua assenza in relazione all’invito di presenziare al Consiglio dei Ministri dove verrà approvata una norma di attuazione che riguarda il Trentino . Si tratta di un impegno soltanto formale che poteva benissimo essere svolto dal Vice presidente.
La sua assenza in aula é un segno di mancanza di rispetto per i trentini e per l’intero Consiglio Provinciale

4 Maggio 2023 0 Commenti
0 FacebookTwitterLinkedin

Le dimissioni dei giovani dal lavoro

Da Paola Demagri 2 Maggio 2023

Il punto di vista dei giovani

Noi, Giovani di Casa Autonomia.eu, abbiamo letto la lettera dell’Assessore Spinelli comparsa ieri sulle pagine di questo quotidiano, e desideriamo aggiungere qualche riflessione sul tema.

Il problema delle dimissioni dei giovani è per noi molto sentito: chi lascia il proprio posto di lavoro è la nostra migliore amica, nostro cugino, la nostra fidanzata o proprio uno di noi. La Provincia si sta attrezzando per affrontare questo nostro futuro? Beh, deve essere così. La nostra Autonomia consente alla Provincia di farlo, quindi il minimo è che ci provi.

Quello che ci preoccupa di più è la Visione che c’è dietro all’intervento della Provincia. Non ci sfugge che la lettera dell’Assessore sia arrivata in concomitanza con la Festa del Primo Maggio. Non ci sfugge che la lettera dell’Assessore sia arrivata in concomitanza con la pubblicazione dei dati sull’occupazione da parte dell’Agenzia del Lavoro. Ma non ci sfugge neanche che la lettera dell’Assessore sia arrivata in concomitanza con la presentazione del simbolo della sua lista. Ecco, è stato messo tutto sullo stesso piano: la Festa del Lavoro, la gravità dei dati pubblicati e la lista “Fugatti Presidente”.

Ma se le cose stanno così, come si fa a fidarsi fino in fondo? Noi siamo più concreti: se è in atto un cambio culturale che non è cominciato ieri ma con il COVID, vorremmo capire le proposte della Provincia per interpretarlo, non sentirci dire: “Siamo pronti” il Primo Maggio e poi vedere che si pensa alle liste, anche il Primo Maggio.

Vogliamo concludere cercando di aprire una riflessione sui dati di chi cerca lavoro e di chi si dimette, che possono essere letti così: noi giovani cerchiamo la stabilità del mercato del lavoro – cioè vogliamo lavorare, cambiando il “dove” – mentre siamo sempre stati abituati che stabilità del lavoro = non cambiare mai il “dove”.

E’ una questione di priorità e di peso che si dà al “lavoro”. Chi vuole veramente interpretare la questione deve mettere al centro noi giovani, deve confrontarsi con noi giovani sempre più. Tenendo anche conto che in Trentino abbiamo un’Università di prestigio e numerosissime associazioni piene di giovani volenterosi, l’operazione dovrebbe essere assolutamente semplice. Anche perché, alla fine dei conti, siamo noi i lavoratori di domani. Altrimenti, e chiudiamo con una battuta, chi la pagherà la pensione a chi oggi si dovesse sbagliare a interpretare i nostri bisogni?

Buona Festa del Lavoro dai Giovani di Casa Autonomia.eu

2 Maggio 2023 0 Commenti
0 FacebookTwitterLinkedin

Università: bilancio in rosso per 4 milioni. Perché la Pat non investe?

Da Paola Demagri 28 Aprile 2023

Leggiamo con amarezza che il Cda dell’Università degli Studi di Trento ha dovuto approvare il proprio Bilancio unico per la prima volta con un saldo negativo di 4 milioni di euro. 

Alla base di questa situazione finanziaria ci sarebbe una carenza dei contributi provinciali rispetto all’aumento dei costi complessivi. 

Come giovani di Casa Autonomia.eu, riteniamo che la responsabilità della nostra Provincia sia chiara e inequivocabile. Gli investimenti in formazione e ricerca non dovrebbero essere considerati come un “costo” per la Provincia per molteplici ragioni. 

La prima è più “tecnica”: come ricorda il rettore Flavio Deflorian, la Pat, per cui comunque 4 milioni sono una goccia nel mare rispetto ai 4 miliardi di bilancio complessivi, non dovrebbe utilizzare i propri fondi, ma solo anticipare l’ammontare da farsi stornare dallo Stato al successivo bilancio. Una possibilità concessa alla nostra Provincia grazie all’Autonomia, che, a differenza delle regioni ordinarie dove il sistema viene coordinato da Roma, ci permette di gestire autonomamente anche questo aspetto. La seconda ragione è di carattere politico ed economico. “Spendere” soldi per la formazione e la ricerca non è uno sperpero di denaro, anzi, come molte ricerche e analisi dimostrano, impiegare risorse in questo settore significa fare investimenti. 

Investire sul cosiddetto “capitale umano” è fondamentale per migliorare il potenziale di crescita dell’economia. Nonostante la poca attenzione che la Pat dà alla “nostra” Università, dalle classifiche Censis il nostro Ateneo si distingue con delle eccellenze in molte materie. 

Noi, giovani di Casa Autonomia.eu, pretendiamo una Provincia che sfrutti appieno l’Autonomia che il nostro De Gasperi ha voluto fortemente e per cui si è tanto lottato, al fine di poterla proteggere e promuovere.

Gruppo Giovani Casa Autonomia.eu

28 Aprile 2023 0 Commenti
0 FacebookTwitterLinkedin
Post più recenti
Post meno recenti

PAOLA DEMAGRI

Perchè essere presenti? Per portarti e per proporti la possibilità di seguirmi.

PAGINE

BIOGRAFIA

IDEE E PROPOSTE

ATTI POLITICI

CONTATTI

paola.demagri@consiglio.provincia.tn.it

paola.demagri@gmail.com

paola.demagri@pec.it

+39 329 1436765

+39 0461 227323

Social

Facebook Twitter Instagram Linkedin Youtube Whatsapp

@2025 - All Right Reserved. Designed and Developed by JLB Books sas

Paola Demagri
  • BIOGRAFIA
  • IDEE E PROPOSTE
  • PROGRAMMA ED EVENTI
  • ATTI POLITICI
  • RASSEGNA STAMPA
  • CONTATTI