Paola Demagri
Un modo simpatico e di successo quello di unirsi per creare un evento. Proporsi per degustare prodotti locali. Lo hanno fatto tre aziende che in una domenica prenatalizia hanno messo in vetrina le loro prelibatezze, senza passare da Amazon!
Il Trentino terra di vino, ma anche di formaggi, salumi e molto altro, e sono solo alcuni dei tanti prodotti che si incontrano passando nelle valli della nostra provincia, ha moltissimo da offrire. Le produzioni alimentari hanno un’importante componente economica, in grado di produrre forti ricadute sul piano industriale, commerciale e turistico.
Ogni prodotto è da considerarsi una vera perla di gusto, alcune più conosciute, altre meno. Garantire la produzione di prodotti locali significa tradizione e valorizzazione della storia e delle abitudini alimentari del nostro arco alpino. I prodotti trentini hanno la proprietà di poter rimanere impressi, per effetto del loro gusto, nel palato e nella mente del consumatore.

Ecco quindi attraverso alcune foto la narrazione di un pomeriggio di degustazione organizzato per attirare amici, conoscenti, appassionati dei prodotti locali .
Del buon vino bianco biologico dell’Azienda Agricola Maso Furli di Pressano , i formaggi freschi e stagionati del caseificio Sicherhof di Romeno e i panettoni artigianali della pasticceria le Goloseria di Cles.
Giovani e giovanissimi imprenditori che hanno visto realizzare il loro sogno e la concretizzazione dei loro valori. Essere imprenditore richiede ogni giorno motivazione, tenacia e determinazione elementi fondamentali per far crescere la propria impresa, per essere sempre innovativi e di interesse al consumatore. L’innovazione è lo strumento specifico di ogni attività. E’quello strumento che consente successo cercando di creare benessere per chi lo propone e per chi lo ricerca.

Alla politica il compito di creare le condizioni perchè il nostro Trentino sia terra dove poter sviluppare l’imprenditoria, l’innovazione , la produzione ed una costante gradita e ricercata consumazione.

Casa Autonomia.eu entra nelle discussioni in Aula riguardo alla manovra finanziaria. Abbiamo portato all’attenzione della Giunta varie problematiche che affliggono il territorio e che essa si è rifiutata di affrontare. Dallapiccola: “Un altro Trentino è possibile e le minoranze vogliono offrire una valida alternativa in questa direzione”.
Il Consiglio Provinciale ha aperto in questi giorni la settimana di lavori dedicata al bilancio di previsione 2023-25, che solo nel prossimo anno prevede la movimentazione di risorse per quasi 4,7 miliardi di euro. Si parla degli ultimi quattro anni, degli effetti di guerra e pandemia, ma soprattutto ci si chiede quali siano
gli investimenti strategici da portare avanti nei prossimi anni. Un argomento fondamentale, che l’attuale maggioranza riduce essenzialmente ai trasporti. Autostrada, circonvallazione, collegamento su rotaia sono sicuramente opere importanti, ma sono veramente le uniche necessarie?
Lo abbiamo chiesto come consiglieri di Casa Autonomia.eu, che nei nostri interventi in consiglio degli ultimi giorni abbiamo invece portato alla luce alcune problematiche da non sottovalutare, sia nella valutazione degli ultimi anni, che nella programmazione dei prossimi.
Michele Dallapiccola (Misto-Casa Autonomia.eu): “So di essere un consigliere di minoranza scomodo e riconosco di aver provocato un elevato grado di reazione nei colleghi di maggioranza. Forse ho anche esagerato nell’insistenza sugli aspetti negativi dei miei avversari politici e chiedo scusa a chi si è sentito preso di mira. Tuttavia è necessario riconoscere che alla politica di questa Giunta, che non sa gestire le questioni dei grandi carnivori né delle centrali idroelettriche a scapito degli enti locali, manca un disegno complessivo. L’esecutivo ha adottato un approccio ai problemi che è quello della politica del Jukebox, con i cittadini che inseriscono un gettone e l’amministrazione che si dichiara pronta a soddisfare la richiesta.
Quanto a realizzazioni effettive è però molto indietro: l’unico cantiere aperto è quello della galleria Loppio-Busa. Promesse ce ne sono state tante, impegni ancor di più, ma concretamente si è visto solo qualche tratto asfaltato e pochissimi interventi che hanno rivoluzionato dei settori. L’inefficienza della Giunta leghista si è accanita soprattutto in Valsugana, con la cancellazione di progetti territoriali interessanti come quello della bonifica agraria di Villa Agnedo o per il compendio termale di Levico o decretando la chiusura della stazione sciistica della Panarotta che, a differenza di altre come Bolbeno, non ha ricevuto un solo euro dalla Provincia. Mentre valorizzando le varie attività legate alla neve e al turismo invernale, anche diverse dallo sci, si sarebbe potuto aiutare il territorio a risollevarsi economicamente”.
“Dobbiamo seguire un modello di sviluppo originale , non limitarci ad imitare quelli altrui come nel caso dei 6 milioni di euro spesi per il concerto di Vasco Rossi con l’esproprio di un terreno di cui gli agricoltori avrebbero avuto bisogno. Da questo punto di vista è mancata la capacità della Giunta di offrire un indirizzo di sviluppo alla Valsugana, promuovendone le vocazioni. Per questa e altre valli (Fiemme, Non e Sole), la legislatura si conclude con belle promesse di finanziamento, ma con la quasi totale assenza di riscontri pratici. Non solo, la riforma delle Apt voluta da questo esecutivo ha anche segnato l’entrata a gamba tesa della politica nei territori non favorendo affatto accordi e la capacità di unire le forze per la promozione. I trentini vorrebbero trovare nei politici persone che si prendono davvero cura dei problemi delle comunità, non solo mettendo a disposizione risorse, ma individuando e portando a termine soluzioni reali. Nonostante le tante promesse politiche che rimangono tali, un altro Trentino è possibile e le minoranze vogliono offrire ai cittadini una valida alternativa in questa direzione”.
Paola Demagri (Misto Casa Autonomia.eu) si concentra invece sull’ambito socio sanitario: “La Giunta leghista non si assume le proprie responsabilità (come farebbe un buon amministratore), ma preferisce attribuire i propri insuccessi a cause esterne. La verità è che l’esecutivo, privo di una vera programmazione, ha preso decisioni non corrispondenti alle necessità del Trentino e si è limitato ad annunciare nuove opere pubbliche, evitando poi di portarle avanti nonostante i finanziamenti fossero già presenti dalla legislatura precedente. Esempi lampanti sono il Liceo Russel di Cles, dove i lavori sono fermi da due anni, e la tangenziale, di cui non si riesce ad intravedere nemmeno l’inizio. Si riscontrano gravi mancanze anche riguardo alla pubblica amministrazione, riguardo la quale il presidente ha parlato di crescita, ma la verità è che dei dipendenti del pubblico impiego questa Giunta si è occupata davvero poco. Come nel caso dei contratti delle insegnanti della scuola dell’infanzia che hanno dovuto lavorare un mese in più senza nemmeno essere interpellate sul valore pedagogico di questo prolungamento estivo dell’attività. Le decisioni sono state imposte con un metodo che ha impedito di ascoltare, condividere, collaborare”.
“Per non parlare poi dell’assistenza agli anziani, alle donne e alle giovani coppie – continua Demagri -. In questi quattro anni la mancanza di posti letto per i non autosufficienti nelle case di riposo è stata una costante, così come la totale assenza di interventi per potenziare servizi di conciliazione o nidi gratuiti per chi è in condizioni economiche non agiate. Inoltre come si può pensare che un bonus di 5mila euro per il terzo figlio sia un incentivo valido per le coppie? I giovani genitori hanno bisogno di sicurezza, come quella che potrebbe arrivare da un bando sostanzioso per l’acquisto e la ristrutturazione della prima casa. La Provincia non è riuscita a essere presente nemmeno per i disabili, le cui famiglie, in assenza di garanzie e aiuti sufficienti, sono state costrette a rivolgersi a specialisti di Bassano del Grappa per ottenere una certificazione. Lo stesso vale per gli alunni Bes, con Bisogni educativi speciali. Se non si affrontano precocemente le difficoltà di questi bambini e ragazzi poi l’ente pubblico sarà costretto a farsene carico con maggiori costi quando diventeranno adulti.
Infine vorrei portare all’attenzione la grande problematica della salute mentale che coinvolge in particolare i giovani, che non riescono a manifestare le proprie difficoltà e non vengono presi in carico da un sistema che ha estremo bisogno di più personale. L’Apss è in enorme difficoltà e c’è un diffuso malessere tra i dipendenti. Tutti si lamentano della gestione del settore. La sanità trentina è oberata dalla burocrazia, dallo sforzo per compensare le carenze delle piante organiche, dai tempi lunghi di attesa di una visita specialistica. Bisogna ripensare il sistema Rao, che non funziona più e appare superato perché non riesce a identificare l’urgenza. Questa è solo una delle soluzioni da trovare per uscire dalla cosiddetta sanità sospesa, una problematica che la Giunta dovrebbe affrontare con attenzione invece che concentrarsi sulla riduzione e la chiusura di servizi nell’ottica di un ospedale policentrico”.
E’ dei giorni scorsi la triste notizia che un giovane egiziano senza tetto muore a causa del freddo . La cronaca racconta di un ventenne trovato esanime dai suoi compagni nel suo riparo di fortuna, nei pressi della stazione ferroviaria. Nulla sono valsi gli interventi dei sanitari, perché per il ragazzo , che aveva trascorso tutta la notte al gelo, non c’è stato nulla da fare.
Ogni città può raccontare storie tristi di persone che per vari motivi dormono in luoghi di fortuna all’esterno, sotto i ponti, nei pressi delle ferrovie, in edifici abbandonati o sotto i porticati di condomini o edifici pubblici. I più fortunati trovano talvolta rifugio in luoghi dedicati che accolgono i senza tetto dando loro un posto letto al coperto, il pasto caldo, indumenti e materiale per l’igiene personale e il supporto di volontari per sbrigare incombenze burocratiche di vario genere.
Ottenere un riparo è da considerarsi un diritto umano sia esso il bisogno di un richiedente asilo, di un immigrato, o di qualche trentino che a causa di disgrazie economico-familiari è finito per strada. Non sta di certo alle istituzioni dispensare sentenze e giudizi sui senzatetto a loro dovrebbe andare solo il merito di garantire ai più sfortunati un giaciglio dove dormire al caldo e sotto un tetto. Ma si sa che la Giunta provinciale leghista anziché offrire possibilità temporanea e assistenza agli indigenti ha disposto il taglio dei posti letto per i senza tetto. Lo fece tre anni fa vantandosi di importanti risparmi e controllo della situazione pensando erroneamente che riducendo la disponibilità avrebbe ridotto il fenomeno dei senza tetto. Il gelo di questi giorni ha fatto esplodere la questione e soprattutto i richiedenti asilo si trovano a dover affrontare all’aperto le notti fredde di dicembre.
L’Assessora di riferimento tenta di porre rimedio ( con assurda dilatazione dei tempi d’intervento) alla cattiva immagine che il Trentino sta facendo che da generoso ed inclusivo che è sempre stato passa a insensibile e classista. Al momento è solo un annuncio che da gennaio ci saranno 100 posti in più per l’accoglienza dei richiedenti asilo. Ma a peggiorare la diffidenza all’annuncio è la ristrettezza della disponibilità: tre anni fa la PAT soppresse circa 1000 posti e oggi ne farebbe comparire solo 100! E per gli altri 900? Sempre giacigli di fortuna?
Una Giunta davvero poco credibile che torna leggermente sui suoi passi solo per mero opportunismo e in particolare per non finire sulle pagine della cronaca dovesse esserci un morto per il gelo, come il giovane egiziano a Bolzano.
Questo è l’ultimo inverno prima delle prossime elezioni e quindi un tentativo di carpire benevolenza ( voti) la Giunta leghista non se ne fa scappare l’opportunità.
Il proverbio “chi tardi arriva male alloggia” voglio pensare che possa valere solo per coloro che fanno della propria politica il destino degli esseri umani e che per gli umani più sfortunati ci sia una nuova classe politica inclusiva e generosa!
Tratto da una e-mail inviata a CasaAutonoMia.eu e proposta da un giovane noneso.
Spesso si chiede alla politica cosa fa per i giovani e spesso la politica non sa bene che politiche attive promuovere: avrei un suggerimento riguardo una fascia di giovani che comprende da quelli di scuola superiore agli universitari.
Alle superiori l’estate – per arrotondare, soprattutto nelle valli – non è inusuale che studenti si prestino a lavori estivi o che studenti universitari (per essere più autonomi, indipendenti o per sopperire alla carenza di borse di studio o di risorse familiari) si trovino dei lavori part-time.
Il fatto che uno studente lavori e si autosostenga significa indotto sul territorio, significa compensazione del sistema di diritto allo studio e significa una formazione “parallela” che lo immette già nel mondo del lavoro mediante il sistema learn-by-doing con skills che non si apprendono sui libri.
L’idea che sottopongo è quella di creare una linea di contribuzione provinciale rivolta agli studenti-lavoratori che sostenga eventuali loro pensioni complementari in modo da “premiare” la buona volontà, la fatica e lo sforzo. Questo “premio” servirebbe ad incentivare il risparmio.
Le opportune verifiche di fattibilità e pertinenza provinciale le faremo nei prossimi giorni. Se fosse possibile avremmo pensato una volta di più ai nostri giovani.
Cambiare metodo e riempire il distacco che separa i decisori politici dagli operatori del settore socio-sanitario. Questi i punti chiave dell’Assemblea per il welfare territoriale tenutasi sabato 3 dicembre presso la sala conferenze del Palazzo della Regione. Presenti alla riunione gli esponenti delle diverse aree del welfare trentino (sanità, terzo settore e cooperative), ma anche i rappresentanti di varie forze politiche, tra cui la presidente di Casa Autonomia.eu, Paola Demagri, e il vice presidente, Michele Dallapiccola, oltre che i consiglieri Cristiano Moiola e Marisa Postal e molti altri associati al Movimento in giallo.
Obiettivo dell’incontro stabilire un tavolo attraverso il quale “interloquire con le persone, raccogliere le informazioni che vengono dalla società, quindi il disagio, le difficoltà che oggi si sentono rispetto al welfare territoriale, alla sanità e alla questione sociale. Partire da qui per poi costruire il nostro futuro – spiega la presidente Demagri -. Dobbiamo lavorare insieme per dirci le cose che devono essere migliorate. Di benessere ne abbiamo bisogno tutti: proviamo a calarlo all’interno della nostra realtà, proviamo a calarlo all’interno delle norme e dei progetti. Proviamo a parlare di persone, di relazioni e di unità, queste sono le cose di cui abbiamo bisogno. Ricordiamoci della valli, non solo delle città, a tutti devono essere date opportunità nella stessa misura. Credo che l’uguaglianza sia il criterio migliore che possiamo adottare nell’ambito socio-sanitario”.
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Sabato a Trento presso il Palazzo della Regione si è tenuta un’importante Assemblea pubblica durante la quale si sono toccati gli argomenti che oggi provocano forti disagi alla popolazione e che riguardano l’ambito sanitario, sociale, del volontariato e dell’welfare. In maniera trasversale è stata definita la necessità che in tutti gli ambiti si arrivi ad eliminare le disequità, la diseguaglianza sociale, perchè le attuali scelte politiche hanno contribuito a peggiorare la situazione economica delle famiglie anziché migliorarla. Ne è l’esempio dei 180€ come bonus bolletta a tutti indipendentemente dalla posizione sociale. Anche l’attuale orientamento a privatizzare la Sanità trentina induce a pensare che la forbice tra ricchi e poveri o tra chi potrà curarsi e chi no si allarghi. Questa illogica strategia del tutto a tutti , in un momento storico del punto di vista economico come questo, va fermata.
L’Autonomia come strumento di gestione e sviluppo può nella nostra Provincia produrre effetti importanti per far fronte alla cosiddetta soglia di povertà . L’adozione del sistema del salario minimo , non ancora adottato dall’Italia ( in 21 Stati membri europei è già riforma) può essere introdotto nella nostra Provincia per non lasciare la disciplina del salario esclusivamente ai contratti Collettivi Nazionali.
Il Trentino può diventare laboratorio per la nostra Nazione prima che prenda piede il fenomeno dei Working poorse. Per evitare tale fenomeno è necessario porre una soglia limite di salario sotto la quale nessun datore di lavoro può andare.
In Trentino esiste una forma di protezione sociale per le fasce che vivono al di sotto della soglia di povertà attuata attraverso i cosiddetti ammortizzatori sociali ma non sufficienti a garantire l’eliminazione della povertà economica sociale.
I salari orari sotto la media europea sono in particolare quelli del turismo ( 7,48€ ), delle cooperative sociali ( 7,18€) , dei servizi socio.-assistenziali ( 6,18 €) ambiti di lavoro che sono alla ricerca disperata di lavoratori. Ma fintanto che la retribuzione oraria, in aggiunta ad alcune condizioni lavorative , non migliorano questi rimarranno servizi essenziali senza manodopera.
Da alcuni anni, ma soprattutto nel contesto della grave crisi economica e sociale generata dall’epidemia di Covid-19, si è sviluppato un dibattito in merito a un cosiddetto “salario minimo europeo” e il Trentino non può esimersi dall’affrontare la questione e proporre una norma a favore dell’eliminazione della povertà.
È arrivato quindi il momento che in Provincia di Trento si rifletta seriamente sulla questione del salario minimo considerando una serie di parametri quali la produttività, il PIL, l’andamento generale dell’economia ma soprattutto la necessità di annullare la diseguaglianza sociale. Solo così anche il potere d’acquisto dei salari potrà rendersi stabile ed evitare che una fetta di popolazione abbia difficoltà tali da non raggiungere la fine del mese.
Il Trentino non può essere espressione di disuguaglianza economica , di aspettative della vita, disuguaglianza educativa , di genere e di salute.
C’è molto da lavorare ma ieri con l’Assemblea pubblica si è avviato un bel metodo, quello del lavorare insieme per un unico obiettivo
Il nuovo Movimento torna a riscuotere successo. Dopo la presentazione del 18 novembre a Trento i gialli si spostano sul territorio arcense, dove vengono accolti con curiosità ed entusiasmo
Il giallo comincia a muoversi in Trentino e ieri sera è dilagato ad Arco, dove il Movimento ha tenuto la sua seconda serata con grande successo. A condurre l’incontro sono la presidente Demagri e il vice presidente Dallapiccola, accompagnati dagli altri membri del direttivo Guido Trebo, Cristiano Moiola e Marisa Postal. Nel corso dell’incontro si è parlato delle attuali problematiche economiche e demografiche e di come Casa Autonomia.eu sia nato proprio per trovare risposte a questi bisogni. La risposta arcense è stata straordinaria: oltre cento si sono presentati alla serata, tutti desiderosi di ascoltare le proposte del Movimento che, nonostante abbia solo qualche settimana di vita, accresce ogni giorno di più la propria importanza nella scena politica trentina.
“Arco è una città che si fa sentire, come dimostra il pubblico presente stasera – esordisce Guido Trebo, nella veste di padrone di casa -. La vostra presenza è estremamente importante e siamo felici di avervi qui. Casa Autonomia.eu è un progetto che presenta molti punti in comune con la nostra lista Civica e Autonomia (progressismo e sensibilità all’autonomia) che qui ad Arco ha trovato molto consenso. Come Movimento vogliamo investire tanto nella nostra identità, sia in ottica locale che europea. Vogliamo replicare il successo delle iniziative che stiamo portando avanti ad Arco, ma in scala più grande e speriamo che voi possiate aiutarci a raggiungere questo obiettivo”.
Prosegue Dallapiccola: “Non sentite anche voi un senso di scoramento e preoccupazione sociale? Un bisogno di coerenza e chiarezza? Una generale voglia di impegno civico e responsabilizzazione? Noi sì ed è per questo che abbiamo deciso di creare Casa Autonomia.eu. Non vi chiediamo però di ascoltarci solo sulla base di alcune sensazioni, vi abbiamo portato dei dati. Dal 1944 a 2008 il Pil sale a dismisura, creando così un incredibile effetto: l’ascensore sociale. Ogni generazione nata in questo fortunato intervallo ha la certezza di guadagnare più dei propri genitori. Dopo il 2008 la curva si appiattisce. L’ascensore si è bloccato. Il potere d’acquisto non cresce e le retribuzioni medie lorde invece calano, portando ad un progressivo impoverimento della popolazione. Anche in quanto a demografia lo scenario non è dei più rosei. Nel 1979 il numero di nati scende sotto quello del 1918 (al tempo un minimo storico) e oggi siamo precipitati sotto la soglia psicologica dei 400
mila nati. La nostra inclinazione a procreare è minore di quella rilevata durante la Grande Guerra. D’altronde come può essere altrimenti con la situazione economica e sociale in cui ci troviamo? Ecco, Casa Autonomia.eu nasce proprio per questo motivo: non abbiamo la bacchetta magica e non crediamo che Stato e Provincia possano garantire crescita e sviluppo economico a prescindere. Crediamo però che possano creare la situazione per tornare a crescere, per esempio garantendo alle donne le migliori condizioni lavorative possibili, in modo che si sentano sicure di poter anche avere una famiglia”.
“Vogliamo offrire una casa politica a chi non ce l’ha – continua la presidente Demagri – e magari anche a qualcuno di voi qui in platea. Sappiamo che il 40% dei trentini non si sente rappresentato dalle attuali forze politiche e il nostro obiettivo è proprio intercettare i bisogni di questa fetta della popolazione. Lo faremo passando dalla promozione sociale e culturale; dall’educazione alla cittadinanza, alla democrazia e alla responsabilità civica e politica; dalla valorizzazione di un’identità storica, ma anche di quella contemporanea, fatta di culture diverse e valori condivisi. Vogliamo contribuire alla creazione di un governo alternativo all’attuale maggioranza e per farlo abbiamo bisogno di aiuto. Ci serve il vostro supporto e quello della coalizione di centrosinistra, con la quale ci siamo allineati fin da subito e che ci ha riconosciuti altrettanto rapidamente, invitandoci già al prossimo tavolo. Guardiamo avanti con fiducia, cercando di portare sul territorio un’attività autonomista, democratica, popolare e digitale che possa rispondere ai bisogni dei trentini”.
Concludono l’incontro i Consiglieri del Movimento, presentati davanti al pubblico riunitosi al Casinò Municipale di Arco. Cristiano Moiola: “Prima di entrare in Casa Autonomia.eu mi sentivo a disagio. Nell’attività politica erano venuti a mancare i valori, ovvero la base di qualsiasi impegno pubblico. Nel Movimento sono riuscito a ritrovarli e non vedo l’ora di affrontare questo nuovo ed entusiasmante percorso politico”. Chiude Marisa Postal: “Partiamo dal basso, ma puntiamo in alto. Noi ci crediamo, vi chiediamo di crederci con noi”.
Che sia la volta buona e la Giunta leghista vuole davvero far decidere al popolo? Non ne sono convinta ma spero di sbagliarmi
E’ l’ospedale di Cavalese l’argomento sul quale gli Amministratori e i cittadini delle tre vallate di riferimento dovrebbero, a detta del Presidente , esprimersi. Ma su che cosa?
Ospedale nuovo o recupero strutturale dell’attuale ospedale , una domanda piuttosto semplice ma di un effetto sociale- sanitario- ambientale piuttosto complesso.
Eppure ad oggi l’argomento da parte della Giunta è stato trattato in maniera talmente superficiale e poco chiara che le persone si ritrovano semplicemente a dire ospedale nuovo ospedale vecchio, si o no! Ed ecco il popolo diviso!
Proporre ai cittadini di partecipare ad una decisione prevede mettergli a disposizione dati e materiale su cui elaborare un pensiero critico e portare così un valido contributo ad una decisione che non sarà più politica ma della comunità. La mancanza di argomenti rischiano diversamente di creare una situazione divisiva tra chi vuole una cosa e chi un’altra senza poter argomentare sulla decisione stessa.
Molte sono le questione che vanno affrontate prima di poter decidere e prima di tutte la tempistica. C’è davvero fretta di avere l’ospedale per le Olimpiadi del’26? Direi di no perchè un Ospedale a disposizione c’è già. E allora si avvii l’iter senza accelerazioni particolari come quelle messe in atto dalla Giunta in questi giorni che ha fatto una seduta straordinaria per avallare una decisione politica, che era nell’aria da tempo, di costruire un ospedale nuovo con un progetto pubblico-privato. Trattando quindi l’argomento PPP ( partenariato pubblico privato) è la Giunta che ha avuto l’idea di proporre questo modello o la Ditta privata che si è proposta? E perché eventualmente una sola Ditta si è dimostrata interessata al progetto?

Quante domande mi sono fatta in questi giorni.
L’impatto ambientale è maggiore se l’ospedale verrà costruito in una zona agricola di pregio, che nel tempo diverrà inevitabilmente urbanizzata, oppure vi sarà maggior salvaguardia se si opterà per una ristrutturazione? Ovviamente l’oggetto del contendere non può non tenere in considerazione l’offerta di Servizi sanitari da garantire che saranno di più, di meno o gli stessi in entrambi i casi ? E l’impatto economico sarà lo stesso sia che si costruisca un Ospedale nuovo o che si opti per una ristrutturazione?
Le domande che ogni cittadino può porsi sono davvero tante e se è responsabile nell’esprimere una valutazione non può non farsele. E una Giunta responsabile che proclama partecipazione non può non fornire con trasparenza e completezza ogni singolo dato ed ogni singola decisione.
La commissione legislativa fiume di ieri ha permesso ai Commissari di rendersi conto che gli Amministratori locali ( Fiemme – Fassa – Cembra) , chiamati ad esprimersi, NON sappiano granché , se non dai giornali, di ciò che la Giunta sta decidendo per la sanità locale. Figuriamoci quindi i cittadini.
Come Consiglieri di opposizione faremo del nostro meglio per portare in superficie ciò che è tenuto riservato e che deve diventare patrimonio della comunità dato che dovrà esprimersi oggi sull’Ospedale e in cabina elettorale ad ottobre 2023!
Un approfondito contributo da chi per anni si è occupata di Procreazione Medica Assistita
Parlare di calo delle nascite e pensare che sia solo una questione economica è veramente fuorviante. Molteplici sono le dimensioni del fenomeno, che vanno a loro volta analizzate singolarmente.
Analizzerò le dimensioni secondo possibilità e priorità di soluzione
Dimensione sociale. È innegabile e anche fuori discussione il cambiamento di ruolo sociale della donna. La donna è sempre più impegnata nella propria realizzazione professionale, che prevede anni di studio e di conquista del suo posto sociale. Quando, poi, la donna si scopre desiderosa di maternità deve fare i conti con una biologia, che non l’ha aspettata, e che la mette davanti ad una infertilità, che di patologico non ha nulla, se non la normale fisiologia umana. Ricordo al riguardo la mia partecipazione ad un focus group di tanti anni fa sulla conciliazione famiglia/lavoro, nel quale una dottoressa affermo’ di essersi “ permessa” la gravidanza quando nessuno poteva più portarle via il suo posto nell’organizzazione . La stessa famiglia occidentale si aspetta che ogni figlia termini, prima, il proprio percorso di studi, si affermi professionalmente, diventi indipendente, e, solo allora, che si possa dedicare a diventare madre. I vent’anni di eta’ delle gravidanze del secolo scorso sarebbero per le madri di oggi gravidanze arrivate per errore, gravidanze che potrebbero compromettere la vita futura di una figlia, e, quindi, da non augurarsi . Anni fa venne al centro una scolaresca del liceo. Alla domanda: “quando una donna deve iniziare a pensare ad una maternità, risposero tutti oltre i 30 anni “. Questa risposta deve farci riflettere.
Una vita frenetica di coppia. Spesso, la coppia che si rivolge al centro di PMA ( Procreazione Medica Assistita) è una coppia che non ha più tempo ed energia per fare all’amore. È una coppia stanca dal lavoro, dagli orari reciproci. Il lavoro a turni, il potersi vedere solo in determinati giorni del mese li porta ad una sessualità orientata alla procreazione, con tutto lo stress dato dal dover assolutamente arrivare ad un test di gravidanza positivo nei tempi concessi.
La difficoltà di trovare il rapporto “perfetto “ per pensare alla maternità/paternità. E per “perfetto” intendo maturità reciproca, lavoro fisso, casa sufficientemente grande da poter accogliere i figli. Insomma, quando tutto è al suo posto, ecco che deve arrivare il figlio.
E arriviamo alla vera e propria patologia: la “vera” infertilità. La mancanza di capacità procreativa, vuoi per mancanza di spermatozoi ( ultimamente molto frequente ) , o per insufficienza ovarica, o per qualsiasi altra motivazione clinica.
Perché sono partita dalla dimensione sociale, perché la PMA va prima di tutto prevenuta.
E la prevenzione si attua con l’educazione sia a livello familiare, che scolastico. Ho la percezione che non vi sia una sufficiente conoscenza del proprio corpo da parte delle ragazze. Non mi sembra vi sia sufficiente conoscenza da parte di entrambe i sessi dei comportamenti, che possono compromettere la fertilità. Non mi sembra vi sia l’interesse ad andare a studiare eventuali correlazioni tra l’inquinamento ambientale e l’infertilita’.
Altra prevenzione da mettere in atto è quella sulla coppia. La coppia va aiutata a gestire eventuali situazioni di disagio emotivo, che potrebbero compromettere la sessualità e, di conseguenza, la fertilità. Ricordo una coppia che si è presentata al centro perché la donna voleva quel figlio abortito spontaneamente 4 anni prima. In quei 4 anni alla donna non era stato consentito piangere perché aveva già 2 figli. Il pianto di quel giorno ha fatto si che dopo qualche mese è arrivata la gravidanza. Penso a quante coppie sono sole ad affrontare la continua negatività dei test. Ogni mestruazione è un’attesa disattesa, un’illusione spenta, una lacrima ritrovata. E a lungo andare si passa dall’emozione della tristezza a quella della paura, della delusione e, per finire, della rassegnazione. Con chi parla la coppia di questi vissuti ? La confidenza a qualcuno dell’infertilita è molto delicata, se non impensabile per la coppia. Pochissimi si confrontano con il medico di base; lo psicologo è lontano anni luce, troppo pericoloso, chissà cosa potrebbe uscire da noi.. meglio andare direttamente in PMA e trovare chi può risolvere la soluzione per noi..
Infine, non sono convinta che la motivazione economica possa incidere sulla mancanza delle nascite. Chi vuole un figlio non si ferma davanti alla disoccupazione, o alla paura di non riuscire a mantenere quel figlio. Peraltro, in PMA viene accettata l’esenzione per disoccupazione o per reddito, tanto che, talvolta, siamo noi a chiederci come farà la coppia a gestire quel bimbo, se ha già la difficoltà a pagare i ticket della procreazione. La PAT, inoltre, a differenza di altre Regioni italiane , supporta la coppia economicamente anche per quelle prestazioni, che non sono state inserite nei LEA, come la diagnosi sugli embrioni, in caso di malattie genetiche; oppure nell’acquisto dei gameti, in caso di PMA eterologa.

Per quanto riguarda le motivazioni patologiche.. che dire, forse sono quelle più semplici da gestire, in quanto la causa è chiara, e la PMA ha tutto il diritto della priorità di azione.
Quando arrivai in PMA chiesi al Primario quale fosse il suo obiettivo. Lui mi rispose “ bimbi in braccio “ . A quel punto io risposi che il mio obiettivo sarebbe stato il benessere della coppia, che può passare anche da un non bimbo in braccio. In questi anni ho cercato di portare in PMA la cura delle parole oltre che degli ormoni, perché la coppia ha bisogno di parole “fertili “.