Il Trentino è a rischio di povertà ? Serve introdurre il sistema del salario minimo ?

Da Paola Demagri

Sabato a Trento presso il Palazzo della Regione si è tenuta un’importante Assemblea pubblica durante la quale si sono toccati gli argomenti che oggi provocano  forti disagi alla popolazione e che riguardano l’ambito sanitario, sociale, del volontariato e dell’welfare. In maniera trasversale è stata definita la necessità che in tutti gli ambiti si arrivi ad eliminare le disequità, la diseguaglianza sociale, perchè le attuali  scelte politiche hanno  contribuito a peggiorare la situazione economica delle famiglie anziché migliorarla.  Ne è l’esempio dei 180€ come bonus bolletta  a tutti indipendentemente dalla posizione sociale. Anche l’attuale orientamento a privatizzare la Sanità trentina induce a pensare che la forbice tra ricchi e poveri o tra chi potrà curarsi e chi no si allarghi. Questa illogica strategia del tutto a tutti , in un momento storico del punto di vista economico come questo, va fermata. 

L’Autonomia come strumento di gestione e sviluppo può nella nostra Provincia produrre effetti importanti per far fronte alla cosiddetta soglia di povertà . L’adozione del sistema del salario minimo , non ancora adottato dall’Italia ( in 21 Stati membri europei è già riforma) può essere introdotto nella nostra Provincia per non lasciare la disciplina del salario esclusivamente ai contratti Collettivi Nazionali.

Il Trentino può diventare laboratorio per la nostra Nazione prima che prenda piede il fenomeno dei Working poorse. Per evitare tale fenomeno è necessario porre una soglia limite di salario  sotto la  quale nessun datore di lavoro può andare. 

In  Trentino esiste una forma di protezione sociale per le fasce che vivono al di sotto della soglia di povertà attuata attraverso i cosiddetti ammortizzatori sociali ma non sufficienti a garantire l’eliminazione della povertà economica sociale. 

I salari orari sotto la media europea sono in particolare quelli del turismo ( 7,48€ ), delle cooperative sociali ( 7,18€) , dei servizi socio.-assistenziali ( 6,18 €) ambiti di lavoro che sono alla ricerca disperata di lavoratori. Ma fintanto che la retribuzione oraria, in aggiunta ad alcune condizioni lavorative , non migliorano questi rimarranno servizi essenziali senza manodopera. 

Da alcuni anni, ma soprattutto nel contesto della grave crisi economica e sociale generata dall’epidemia di Covid-19, si è sviluppato un dibattito in merito a un cosiddetto “salario minimo europeo” e il Trentino non può esimersi dall’affrontare la questione e proporre una norma a favore dell’eliminazione della povertà. 

È arrivato quindi il momento che  in Provincia di Trento si rifletta seriamente sulla questione del salario minimo considerando una serie di parametri quali la produttività, il PIL, l’andamento generale dell’economia ma soprattutto la necessità di annullare la diseguaglianza sociale. Solo così anche il potere d’acquisto dei salari potrà rendersi stabile ed evitare che una fetta di popolazione abbia difficoltà tali da non raggiungere la fine del mese.

Il Trentino non può essere espressione di disuguaglianza economica , di aspettative della vita, disuguaglianza educativa , di genere e di salute. 

C’è molto da lavorare ma ieri con l’Assemblea pubblica si è avviato un bel metodo, quello del lavorare insieme per un unico obiettivo