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Una partita tutta da giocare

Da Paola Demagri 24 Marzo 2023

Questo è un periodo particolare, delicato. Sembra che regni sovrana l’indecisione. Leggendo i giornali la politica trentina e con essa la società, di cui la prima è espressione, pare sia avvitata su se stessa senza esprimere soluzioni, vie di sfogo che possano riportare la Provincia Autonoma sulla strada della qualità, della lungimiranza e del buon senso che per anni sono stati propri del nostro Trentino.

All’osservatore, all’elettore, al lettore appare un momento di cambiamento nella percezione stessa del modo di intendere le istituzioni e con esse l’autonomia trentina che ci garantisce, in definitiva, la qualità della vita all’interno della nostra provincia. Personalmente avverto un certo raffreddamento per quanto concerne gli importanti temi autonomisti, sembra infatti che li si dia per scontati. Invero non è così, come insegna la storia i diritti acquisiti dagli avi, tramite lotte, fatiche, sofferenze e privazioni, non sono mai dovuti. Nel momento in cui cessano di essere difesi saranno certo limitati, offesi, alienati e in ultimo aboliti.

Per questo, a mio avviso, è necessario risvegliare gli animi e avvertire il reale pericolo che sta correndo la nostra identità territoriale. Ogni angolo di Trentino, ogni strada, ogni bosco, lago, albero, valle, paese e città è così grazie all’autonomia che i trentini seppero guadagnarsi, proteggere, ampliare ed aggiornare negli anni dal primo Statuto, diventato legge nel 1948 e poi attualizzato nel 1972, sino ad oggi.

Per fare questo bisogna invertire la rotta, l’attuale Giunta si è dimostrata reiteratamente inadeguata nell’applicazione e nella gestione dei delicati alambicchi legislativi atti a governare l’autonomia. Le numerose leggi impugnate e il generale malcontento inaspritosi in questi ultimi cinque anni in diversi fondamentali settori, primo fra tutti quello sanitario, manifesta una chiara mancanza di progettualità che credo sia dovuta anche a una certa arsura intellettuale che purtroppo pervade i vertici della Provincia Autonoma. Tutto ciò provoca un’immensa tristezza perché siamo, o meglio dire saremmo, un territorio che oltre ad avere le capacità e le personalità adeguate, avrebbe anche il potere di fungere, proprio grazie alle prerogative autonomiste, da laboratorio di sviluppo per le innovazioni di cui anche l’Italia ha bisogno. L’Autonomia è infatti per me concepibile come fucina inarrestabile di sperimentazione, che permette di essere precursori dei tempi, di intercettare le istanze della società prima e meglio di chi non dispone di questa meravigliosa opportunità, per poi indicare la strada con consapevolezza, sagacia e chiarezza. Questo è, in fin dei conti il ruolo dell’Autonomia. Tutto ciò naturalmente richiede un governo illuminato e capace, che non solo sia per legge e per Statuto autonomista, ma che sappia anche utilizzare l’Autonomia, dimostri cioè di saper sfruttare le grandi possibilità legislative di cui dispone. Il contrario dunque di quello che si visto in questi anni un cui una Giunta debole e includente ha sostanzialmente abdicato al proprio ruolo, appellandosi ai dettami dello Stato in quanto incapace di amministrare il proprio territorio.

I tempi cambiano e con essi le sensibilità e gli equilibri politici, alcuni partiti nascono altri spariscono dalla scena. Altri decidono di tradire il proprio ideale e la propria base per inseguire i desideri personalistici dei propri componenti, come accaduto a quello che una volta si fregiava più d’ogni altro della difesa degli interessi della popolazione trentina, il Patt, che dopo un penoso teatrino falsamente attendistico, ha poi abbracciato la coalizione dei partiti centralisti e statalisti di destra, o meglio dire, di estrema destra. Cioè per dirla in breve ha deciso di sciogliersi tra gli epigoni, nemmeno troppo illuminati, di quei partiti che hanno sempre osteggiato l’Autonomia, provando, senza riuscirci, a utilizzare nel corso della storia contemporanea, persino la forza per abolire usi e costumi dei popoli non conformi al volere centrale.

La nota positiva è che in questi anni si è assistito alla creazione di una nuova classe dirigente in seno all’opposizione. Pian piano mi sembra stia uscendo allo scoperto, formando di fatto la vera, valida, efficace e preparata alternativa per le prossime elezioni provinciali. Ma è quel “pian piano” che stride, avrei voluto scrivere che “decisamente e convintamente sta uscendo allo scoperto”. Certamente la situazione è delicata ma le conoscenze esistono, la preparazione anche. Naturalmente, come ogni passaggio del testimone, è necessaria anche la presenza delle personalità d’esperienza che non sono lì certamente per rubare la scena, come ben evidente dal loro comportamento ma per indicare la via, traghettare tramite la saggezza accumulata, la nuova generazione ormai pronta a scalare le vette della ribalta. In occasione dei numerosi incontri a cui ho avuto il piacere di assistere ho percepito chiaramente la bontà delle argomentazioni che di volta in volta si presentavano e l’efficacia organizzativa degli incontri, spia di una struttura adeguata, ben oliata e pronta a partire.

Campobase, Casa Autonomia e anche lo stesso Partito Democratico, rinnovato nella segretaria, appaiono degli elementi di assoluto valore, capaci, a mio avviso, di tenere la partita elettorale aperta e la vittoria contendibile. A testimonianza è da menzionare il quantitativo di persone che essi sono in grado di richiamare in occasione degli eventi organizzati. L’essere propositivi è la miglior reazione per affrontare il momento difficile che sta vivendo la nostra provincia. Ma le energie per esprimere il loro pieno potenziale devono essere guidate, incanalate e governate affinchè agiscano sinergicamente e abbiano la potenza massima per raggiungere l’obiettivo, in questo caso, la vittoria delle elezioni di ottobre.

A mio avviso non è più il tempo dei protagonismi bensì quello dell’azione collettiva, del lavoro per una coalizione e di coalizione. Sarebbe infatti un delitto sprecare una così importante occasione per riportare il Trentino sulla diritta via, da qualche tempo smarrita. È ora che un leader si imponga per guidare questa latente energia progettuale e tradurla poi in una coalizione vera e propria, non si può, secondo me, permanere nella titubanza, che esaspera gli animi e alla lunga stressa l’elettorato. Hic et nunc direbbero i latini, qui e ora, non domani. Non c’è tempo per l’attesa. Solo con la scelta di capo condiviso le nuove idee del progressismo di sinistra potranno realizzarsi. Oltretutto credo che la coalizione possa ritenersi completa, dato che riesce a intercettare tutte le istanze dell’area rappresentata dalle sue componenti per larga parte centriste, rappresentare da Campobase, autonomiste identificate in Casa Autonomia e più di sinistra con Pd e Futura.

La partita è aperta e anzi, sono convinto che data la situazione dipenda tutto dalla capacità della nuova coalizione di sapersi muovere nel fitto bosco di chi cerca una propria rappresentanza all’interno del panorama politico, con buona pace di coloro i quali sono fermi a qualche anno fa, quando il Patt coagulava un quantitativo sufficiente di voti da essere l’elemento decisivo. Ora gli autonomisti sono divisi e a ben osservare la coerenza e il rispetto degli ideali di quella parte politica sono ora accasati all’interno di Casa Autonomia, che dunque potrebbe invero avere risultati clamorosi.

Ma un corpo sano per funzionare e finalizzare le proprie azioni ha bisogno di una testa convinta, un leader che già esiste ma è necessario capisca l’esigenza impellente di una netta e non più procrastinabile assunzione di responsabilità dando una guida solida e un’identità chiara alla coalizione che rappresenta.

Federico Busetti

24 Marzo 2023 0 Commenti
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La società che cambia in una provincia autonoma

Da Paola Demagri 20 Marzo 2023

Si è svolta lunedì 13 marzo 2023 la seconda serata in Valsugana di CasaAuotnomia.eu presso “Palazzo Gallo” a Castello Tesino insieme a Campobase.

“La società che cambia in una provincia Autonomia” questo il titolo della serata che ha avuto una interessante partecipazione segno tangibile dell’interesse alla vita pubblica in un momento di grandi cambiamenti socio economici che stanno coinvolgendo anche le Valli del Trentino.

La serata introdotta da Sunil Pellanda ha visto come relatori Michele Dallapiccola e Paola Demagri per CasaAutonomia.eu mentre per Campobase ha preso la parola Alberto Frisanco, Mirko Montibeller, Cesare Castelpietra e Michele Sartori.

Michele Dallapiccola riprendendo appunto il titolo dell’evento “la società che cambia in una provincia autonoma” ha evidenziato il grande cambiamento che sta avvenendo nella società Italiana ed in particolar modo in trentino causato dal calo demografico (+ morti – nati) cui non si può più far finta di niente neanche nella nostra Provincia. Un fattore che sta coinvolgendo in particolar modo le Valli del Trentino come il Tesino dove di fatto la “crescita” è garantita solo dall’immigrazione che piaccia o meno. Focus anche sul bilancio Provinciale con l’importanza dei nove “nove decimi” da cui provengono le maggiori risorse finanziare per il Trentino cui poi è compito della politica ridistribuire sul territorio con politiche di lungimiranza e non di consenso elettorale come spesso sta accadendo.

Paola Demagri ha parlato di Sanità diffusa e per tutti , di servizi per gli anziani visto l’andamento demografico del Trentino. Ha poi fatto alcune considerazioni sulla necessità di investire nel volontariato,nello sport senza che entrino in conflitto con il percorso di studi. Tutte questioni che stanno molto a cuore alla Conca del Tesino. Il focus del suo intervento è poi passato alle famiglie e alla necessità di sostegno attraverso i servizi di conciliazione e socio-educativi ( gratuiti e per tutti), così come la compensazione retributiva per le donne che lavorano con la formula del part-time perché il carico di cura famigliare grava molto ancora su di loro ( 5 ore/die).

In conclusione graditi interventi anche di Frisanco, Montibeller, Castelpietra esponenti di Campobase con cui è stata promossa la serata a dimostrazione che il centro sinistra autonomista è unito nei fatti e non solo a parole. Entrami i movimenti si dichiarano alternativi all’attuale governo provinciale. Da evidenziare anche la presenza di Michele Sartori candidato alle ultime elezioni nazionali con l’Alleanza Democratica per l’Autonomia sul collegio della Valsugana che nell’intervento conclusivo ha sottolineato il grande lavoro di squadra che si sta facendo per porre una proposta politica concreta in vista delle imminenti elezioni di Ottobre 2023.

Sunil Pellanda

20 Marzo 2023 0 Commenti
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L’importanza dell’Autonomia come possibile strumento di politica economica .

Da Paola Demagri 16 Marzo 2023

Condivido con voi la lettera di un nostro giovane collaboratore, Alessio Anselmo. In particolare nella lettera propone come potrebbe incidere l’Autonomia per aumentare i salari dei lavoratori a costo zero per le imprese.

Visti gli esiti della ricerca sulle retribuzioni nella nostra Provincia, riportati su questo Quotidiano proprio ieri, dobbiamo chiederci come tutto il sistema Trentino potrebbe rispondere ad una così forte sollecitazione.

Da giovane fan dell’Autonomia, devo dire la verità: essa potrebbe avere un ruolo da protagonista nell’aumento dei salari. Infatti, con l’Autonomia potremmo tagliare il cuneo fiscale e quindi, a costo zero per le imprese, mettere più soldi in tasca dei lavoratori. E tutti noi capiamo che ogni euro in più dato ai lavoratori è un euro in più che rientra alle imprese grazie alle maggiori vendite dei loro prodotti. Così, la crescita economica tornerebbe ad esserci e ci si potrebbe concentrare sulla crescita di benessere per tutte le fasce di popolazione.

Come detto, l’intervento dovrebbe essere a costo zero per le imprese, altrimenti per loro costerebbe ancora di più assumere e dovrebbero alzare ancora di più i prezzi, mettendo davanti all’inflazione galoppante un’autostrada anziché una mulattiera per rallentarla e sconfiggerla.

L’articolo 73 del nostro Statuto di Autonomia consente quanto detto sopra: quello che serve è ora una Visione di futuro che dia oggi il coraggio di compiere le scelte necessarie per convincere noi giovani a restare in questa terra meravigliosa e della quale noi saremo chiamati a scriverne il domani.

Alessio Anselmo

16 Marzo 2023 0 Commenti
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Le porte di Casaautonomia.eu sono aperte : anche tu puoi scegliere di proseguire la strada dei tuoi ideali con una compagnia che non ha cambiato abito.

Da Paola Demagri 12 Marzo 2023

Ritengo doveroso come ex presidente onorario del PATT (Patt vecchio), con una lunga storia autonomista alle spalle, esprimere rispettosamente un commento su quanto accaduto in merito alla crisi che sta attraversando il patt ed alla sua evoluzione fino all’ultima scelta di allearsi a destra con la Lega e forze politiche collegate. Brevemente alcuni cenni storici. Il PATT, dopo tanti anni all’opposizione, è andato al Governo con Carlo Andreotti nel 1993. Ha terminato nel 2018 una positiva esperienza governativa nel centro sinistra con Rossi del PATT presidente. Solo la richiesta,  per un avvicendamento alla presidenza, ha fatto saltare la continuità con Rossi e questo errore ha regalato alla destra il Governo Provinciale. Non erano in discussione né la bontà e la capacità di  Rossi, né la positività della coalizione.

Ora, visto, come la destra, con in testa la Lega, ha governato la Provincia, in questi cinque anni, e come hanno fatto opposizione le minoranze, compreso il PATT, si pensava che fosse logica la riedizione del centro sinistra per tentare di riprendere il governo provinciale perso nel 2018. In questa direzione, anche se non formalmente, si era espresso il Congresso dell’aprile 2022. Basta andare a leggere (le parole volano, ma gli scritti rimangono) quanto aveva dichiarato il sottoscritto e gli applausi di consenso ottenuti dai congressisti. Avevo detto chiaramente che bisognava preparare un’alternativa politica all’attuale maggioranza. 

I contenuti del mio intervento inoltre erano già noti al Partito perchè inviati precedentemente per iscritto. Oltre a quanto ha detto il sottoscritto altri hanno espresso un chiaro dissenso alla politica di questa maggioranza.  Si pensava pertanto naturale l’immediato approccio con le forze politiche del centro sinistra. Perchè si è voluto subito mescolare le incompatibilità invitando rappresentanti dell’attuale maggioranza con forze di opposizione come Campobase? All’errore fatto dal Patt era evidente il rifiuto di Campobase di sedersi al tavolo con forze politiche della Maggioranza. Non era questa l’alternativa da costruire. 

Il PATT non interruppe il suo percorso verso destra, ma continuò imperterrito. Inutile si rivelò anche il mio  accorato appello in Consiglio Provinciale di cambiare rotta in ossequio allo statuto ed a quanto era emerso nel Congresso. Neppure la mia dichiarazione di uscita dal Partito e restituzione della Presidenza onoraria, se non si fosse cambiato rotta, fece cambiare idea alla direzione.  A me non rimase che prendere atto della situazione e trarne le logiche conseguenze.

E’ vero che un presidente onorario deve essere l’ultimo a lasciare il partito al quale appartiene, ma per quello che ho fatto e detto coerenza vuole che sia doverosamente fra i primi. Lascio la forma, ma conservo la sostanza. Il corpo vale più del vestito. Così, assieme a tanti altri sono sceso dalla corriera che aveva invertito la rotta e sono salito sul mezzo nuovo che avrebbe continuato la corsa nella giusta direzione. Il vecchio PATT ormai non c’era più. Era ormai irriconoscibile. Per rimanere nel vero Patt bisognava, paradossalmente, uscire dallo stesso. E così è stato. Ma non siamo rimasti a piedi e non siamo confluiti in un altro partito, pur rispettando chi lo avesse fatto. Non siamo, come si dice, dei voltagabbana. Invece abbiamo trovato subito alloggio nel nuovo movimento politico “CASA AUTONOMIA EU” fondato da noi. Questa è la Casa del vecchio Patt che offriamo a tutti gli autonomisti disorientati e sfiduciati per la svolta a destra che ha fatto l’attuale Patt. Nel nuovo simbolo abbiamo voluto mettere in evidenza la parola “Autonomia” perché è stata una prerogativa che ci ha sempre contraddistinti. L’Autonomia è soprattutto un bene che dobbiamo tenerci molto stretto. E’ uno strumento prezioso da utilizzare per un buon governo. 

Però l’Autonomia vale nella misura e nel modo in cui la si esercita. Sì, perché l’autonomia può essere ignorata o male esercitata ( nel secondo caso vedi in questa legislatura), oppure può essere un ottimo strumento per una politica vicina alla gente, che coglie i veri bisogni di questa e permette di intervenire, con cognizione di causa,  tempestivamente ed in modo adeguato. L’Autonomia può coniugare l’ideale con il reale, il dire con il fare per rendere più felice l’uomo e non da solo, ma assieme agli altri perché la felicità è positivamente contagiosa come il profumo dei fiori. L’Autonomia non deve essere una bella statuina solo da ammirare, ma un mezzo per realizzare quel bene comune che deve chiamarsi: buona sanità, assistenza attenta, solidarietà generosa, qualificata istruzione, lavoro sicuro, ambiente sano ed efficiente economia nelle sue varie ramificazioni.  L’autonomia permette di evitare gli errori di trattare in modo uguale situazioni diverse. E vera Autonomia è quella che stanno esercitando e concretizzando i due consiglieri provinciali di “CASA AUTONOMIA EU” Paola Demagri e Michele Dallapiccola nei vari incontri territoriali che stanno facendo e che riscuotono molta partecipazione  per la credibilità della quale gode il nuovo movimento con i due consiglieri provinciali su citati.

Questa è la vera democrazia e autonomia: pensare alla gente, andare dalla gente, parlare con la gente e ascoltare la gente per riportare nelle sedi dovute i problemi della gente e risolverli. Nei miei limiti, età permettendolo, anch’io darò volentieri il mio contributo personale a “CASA AUTONOMIA EU” perché in questa casa ritrovo il mio vecchio Patt con i suoi principi, ideali e valori concretizzati nell’impegno per guadagnarci il pane quotidiano. Ora, senza forzare nessuno, in punta di piedi e retta intenzione, mi permetto di ripetere agli autonomisti disorientati e sfiduciati e a quanti lo desiderassero: venite a “CASA AUTONOMIA EU”; le porte sono aperte.

In caso contrario, agli autonomisti dico: mi dispiace perdere compagni di viaggio, ma ognuno è libero di scegliere la propria strada. A tutti auguri di ogni bene. 

Luigi Panizza ex presidente onorario Patt e componente “CASA AUTONOMIA EU”

12 Marzo 2023 0 Commenti
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Il vecchio Patt nella sostanza ora si chiama Casa Autonomia.eu ed è qui che politicamente abito anch’io – la lettera di Luigi Panizza

Da Paola Demagri 9 Marzo 2023

Oggi sul vostro giornale ho letto e riletto quanto ha scritto il segretario del PATT (Patt nuovo) Simone Marchiori. Ritengo doveroso da parte mia come ex presidente onorario del PATT (Patt vecchio), con una lunga storia autonomista alle spalle, esprimere rispettosamente un commento. Ho, come tutti, i miei difetti, ma mi è riconosciuta sincerità (non ingenuità) e franchezza.

Ebbene, molto brevemente. Dopo un’attenta lettura di quanto scritto dal segretario mi sono chiesto: ma in concreto cosa è stato detto? Come è stata giustificata nei fatti la scelta compiuta andando con la LEGA per riferirci solo a questo Partito? Chi legge l’intervento alla fine rimane ancora al buio; luci non se ne sono accese. Cosa si è detto del “pane quotidiano”? Perché di questo vuol sentire parlare la gente. La teoria si deve coniugare con la pratica. Anche nella Religione e precisamente nel Vangelo si dice che “la fede senza le opere è morta”.

Incominciamo da un po’ di storia. Il PATT, dopo tanti anni all’opposizione, è andato al Governo con Andreotti nel 1993. Ha terminato nel 2018 una positiva esperienza governativa nel centro sinistra con Rossi del PATT presidente. Solo la richiesta del PD per un avvicendamento alla presidenza ha fatto saltare la continuità con Rossi e questo errore ha regalato alla destra il Governo Provinciale. Non erano in discussione né la bontà e la capacità di Rossi, né la positività della coalizione. 

Visto come ha governato la Provincia, in questi cinque anni, la destra, con in testa la Lega, e come hanno fatto opposizione le minoranze, compreso il PATT, si pensava che fosse logica la riedizione del centro sinistra per tentare di riprendere il governo provinciale. In questa direzione, anche se non formalmente, si era espresso il Congresso dell’aprile 2022. Basta andare a leggere (le parole volano, ma gli scritti rimangono) quanto aveva dichiarato il sottoscritto in apertura dei discorsi politici. I numerosi e calorosi applausi di assenso erano stati eloquenti. E per inciso il contenuto del mio intervento era noto alla direzione perché inviato preventivamente ed, a mia piacevole sorpresa, era stata data la precedenza assoluta nell’ordine degli interventi.

Ma anche il segretario non aveva lesinato critiche puntuali a questa maggioranza. Si pensava pertanto naturale l’immediato approccio con le forze politiche del centro sinistra. Ma non è andata così. Si è voluto subito mescolare le incompatibilità invitando rappresentanti dell’attuale maggioranza con Campobase. Senza giudicare nessuno, ma stando ai fatti, Campobase con chiarezza non accettò l’incontro con chi condivideva con la Maggioranza in carica il Governo Provinciale.

Ma il PATT non interruppe il suo percorso verso destra. Inutile era stato il mio appello in Consiglio Provinciale di cambiare rotta, invocando coerenza allo Statuto, laddove si parla di antirazzismo, e ricordando l’orientamento uscito dal Congresso. Dichiarai anche che se si fosse proseguito con accordi verso destra avrei lasciato il Partito e restituito la presidenza onoraria. Per me la coerenza viene prima di tutto. Anche i partiti sono mezzi non fini. Ma nulla è avvalso per far cambiare idea.

E così si è giunti all’attuale accordo con la Lega. Scusate se parlo terra a terra. Ma non era più logico riprendere il dialogo, per l’esperienza rivelatasi positiva, con il centro sinistra che fare accordi con chi si era criticato per tutta la legislatura su fatti concreti? Basterebbe parlare della sanità e della solidarietà, dove per questa la politica della destra va chiaramente contro lo Statuto. E lo Statuto lo conosco molto bene per essere stato un protagonista nella sua stesura.

Per quanto riguarda l’Autonomia, sicuramente è un mezzo molto prezioso da difendere a denti stretti. Se fondamentale è averla, è ancora più importante come si utilizza o non utilizza. Perché si può ignorarla come utilizzarla male. È qui che fa la differenza: come si coniuga il dire con il fare. L’autonomia non va idolatrata, non è una bella statuina, dev’essere qualcosa di concreto che si traduce nel pane quotidiano (salute, assistenza, solidarietà, lavoro, ambiente, economia ecc…).

Chiudo, chiarendo al segretario Simone che non c’è assolutamente nulla di personale in questo mio scritto, ma solo diversità di scelte. Ho sentito il dovere di dire solo “la mia”, sempre per il BENE COMUNE. Io preferisco il vecchio PATT a quello nuovo e lascio ai lettori fare la scelta fra i due. Sia chiaro che il vecchio PATT non formale, ma nella sostanza, ora si chiama Casa Autonomia.eu ed è qui che politicamente abito anch’io. Auguri di ogni bene a tutti.        

Luigi Panizza ex Assessore Provinciale e componente “Casa Autonomia.eu” 

9 Marzo 2023 0 Commenti
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Ddl 135 ( 0-6) , la posizione del Movimento Casa Autonomia.eu

Da Paola Demagri 5 Marzo 2023

 Oggi, lunedì 6 marzo, il Movimento Casa Autonomia.eu, davanti agli organi di stampa, ci tiene a specificare i motivi alla base della propria partecipazione all’ostruzionismo contro il ddl 135. Argomento controverso, già affrontato più volte del Movimento in giallo. In Commissione e nelle sedi dedicate abbiamo già fatto sapere la nostra posizione alla “rivoluzione” del sistema educativo calata dall’alto dalla Giunta Provinciale.

“A marzo 2022 si apre la discussione sul ddl 135 , ovvero il disegno di legge che mira ad accorpare i sistemi 0-3 e 3-6 in un unico sistema 0-6. Da subito però appare evidente che la rivoluzione del sistema non sia voluta né condivisa da parte di chi vive e lavora al suo interno. Lo stesso Assessore in apertura non si sbilancia e non indica la volontà politica della Giunta, che invece traccia la proponente Masè”.

 “Passano i mesi e il sistema si rivolta, sentendosi schiacciato tra le spire di interessi politici poco chiari che non hanno certo come interesse primario il benessere dei primi fruitori del servizio: i bambini. Poco importa alla Giunta del percorso conciliativo, educativo, formativo, pedagogico e di sviluppo dei più piccoli. Interessa solo portare avanti la propria idea politica, senza nemmeno confrontarsi con professionisti ed esperti del settore”.

 “Al contrario come Casa Autonomia.eu abbiamo incontrato e ascoltato, in solitaria e con i consiglieri della coalizione, le idee di insegnanti, sindacati, coordinatori, rappresentanti del sistema e famiglie. Il tutto al fine di portare in aula gli interessi della popolazione, compito letterale di un rappresentante”.

 “Questo dialogo costante con il sistema socioeducativo e con tutto il territorio ci ha portati a stabilire una nostra posizione e a concordare e partecipare all’ostruzionismo in aula. Una posizione che si basa su alcuni semplici principi di seguito elencati”.

1.       Sì ad una revisione del sistema 0-6, ma non con una cerniera da 135 cm;

2.       Sì ad un metodo estensivo e non verticistico, dove solo la politica sia coinvolta nelle decisioni;

3.       Sì all’ascolto dei pareri autorevoli di pedagogisti, formatori ed educatori;

4.       Sì al miglior utilizzo delle strutture presenti sul territorio;

5.       Sì al proseguimento di un servizio 0-6 pensato e progettato dal basso nei vari territori, senza necessità di nuove norme, come quello già avviato a Ruffrè o Pellizzano, e che sia funzionale al sistema e non ad altro;

6.       Sì a chiedere alla proponente di ritirare il ddl, al fine di far sedimentare l’ostilità e la contrapposizione che sono scaturite in questi mesi, per poi ripartire con il metodo dell’analisi del bisogno, la proposta e l’ascolto.

“Nel delineare questi principi Casa Autonomia si è mossa insieme alla coalizione di centrosinistra , in quanto questi non sono argomenti che possono essere affrontati dai singoli partiti o movimenti. Bisogna invece avere una visione trasversale, soprattutto all’interno della coalizione, che ha tutte le intenzioni di predisporre un programma propedeutico a presentarsi ad ottobre 2023 con una posizione da definire anche sulla questione del sistema educativo”.

5 Marzo 2023 0 Commenti
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Fuga di cervelli, contiamo sui giovani per costruire il futuro, ma loro possono contare su di noi?

Da Paola Demagri 5 Marzo 2023

Qualsiasi progetto politico che guardi al futuro deve per forza guardare anche ai giovani. Sono infatti loro che domani si faranno carico di ciò che facciamo oggi e per tanto ogni programmazione di lungo periodo deve avere per loro un occhio di riguardo. Per questo Casa Autonomia.eu cerca di coinvolgere il più possibile i giovani nelle proprie attività, rendendoli coprotagonisti della politica.

In molti sono attivi all’interno del Movimento e partecipano alle nostre serate, portando il proprio pensiero e dando un prezioso contributo a ciò che Casa Autonomia cerca di costruire. Esempi di ciò sono la serata tenuta a Borgo Valsugana, in cui Alessio Anselmo, giovane laureato in Economia, ha discusso con noi alcune idee sulla fiscalità in Trentino, oppure la serata in programma per il 13 marzo a Castel Tesino, nata su idea di Alessandro Borgonovo , che verterà su quali servizi vadano implementati per rendere le valli attrattive per la popolazione più giovane ed evitarne così lo spopolamento.

Purtroppo per quanto riguarda i giovani come Provincia siamo ancora indietro, si può fare di meglio. Infatti anche in Trentino si assiste al fenomeno della cosiddetta “fuga di cervelli”. Molti ragazzi e ragazze altamente qualificati decidono di intraprendere la propria carriera lavorativa all’estero, dove trovano condizioni di vita, professionale e personale, migliori. Proprio a proposito di questo argomento un gruppo di ragazzi mandò, nel 2019, una lettera in risposta alle dichiarazioni dell’Università e della Pat durante la cerimonia di laurea di quell’anno. In quell’occasione infatti si esortarono i giovani a completare la propria istruzione e poi tornare in Trentino. “Contiamo su di voi per far crescere il Trentino”, si disse.

A queste parole, che si possono ancora trovare su un articolo del quotidiano Il Trentino del 27 ottobre 2019, i giovani risposero con una lettera inviata ai quotidiani, ma mai pubblicata. “Sulla carta abbiamo tutto. Eppure ce ne andiamo e sempre più numerosi. Quasi quanto i nostri antenati che se ne andavano per fame – scrivono i ragazzi -. Forse, quindi, si parte ancora per fame, ma una fame diversa da quelle delle generazioni passate. Un desiderio insaziabile di contemporaneità, nuove opportunità, apertura mentale, continua crescita personale e professionale, fame di futuro”.

Lo scritto prosegue delineando a chiari tratti la situazione di coloro che partono e, pur soffrendo la nostalgia di casa e sognando di poter tornare, alla fine non lo fanno. “Per molti di noi sarebbe un sogno lavorare nel proprio Paese e ritornare a casa – spiegano -. Poter vedere ogni giorno la propria famiglia, abbracciare i propri genitori senza uno smartphone che faccia da barriera, godere della natura mozzafiato che la nostra terra ci ha donato. Ma a quali condizioni? Il Trentino sembra essersi cristallizzato in una dimensione stagnante, soprattutto nel mondo del lavoro”.

Mancherebbero meritocrazia, attenzione per il lavoratore (sia a livello retributivo che di crescita) e per l’equilibrio tra vita professionale e personale. Le politiche per le famiglie non sarebbero sufficienti, per non parlare degli investimenti concreti in strutture di sostegno alla maternità e del congedo per paternità. Tutte condizioni che invece all’estero si trovano e permettono di vivere una vita migliore. “Siete pronti ad offrire qualcosa di simile? – chiedono – Perché, se rientriamo, tutto questo e molto altro ancora lo lasceremo alle spalle. Solo dialogando e ascoltando veramente ciò che abbiamo da dire si potrà costruire qualcosa di nuovo e sperare di recuperare voi delle risorse, noi le nostre origini. Noi siamo già cambiati, e voi?”

Di seguito il testo integrale della lettera:

“Contiamo su di voi per far crescere il Trentino.”

Sono parole che suonano amare, soprattutto quando per crescere come persona e professionista dal Trentino te ne sei dovuto andare. Chi parte dalla nostra regione, indipendentemente dall’età, non lo fa più per fame, come accadeva solo pochi decenni fa. Veniamo da una regione privilegiata, rispetto ad altre in Italia, con servizi di buon livello e una maggiore indipendenza nella gestione delle risorse. Abbiamo un’identità locale molto marcata e una connessione profonda con il territorio che è e resta il nostro punto di forza. Siamo circondati da elementi naturali straordinari nel panorama europeo e possediamo un patrimonio storico e culturale unico, proprio grazie al fatto di essere una regione di confine. Sulla carta abbiamo tutto. Eppure ce ne andiamo e sempre più numerosi. Quasi quanto i nostri antenati che se ne andavano per fame.

Forse, quindi, si parte ancora per fame, ma una fame diversa da quelle delle generazioni passate. Un desiderio insaziabile di contemporaneità, nuove opportunità, apertura mentale, continua crescita personale e professionale, fame di futuro. Partire, vivere altrove, immergersi in un altro Paese è un’esperienza bellissima, unica e formativa, nonostante i momenti di sconforto, perdita, nostalgia, difficoltà che chiunque parta per l’estero è costretto ad affrontare, per lo più individualmente. Stare lontano da casa aiuta a conoscersi e a conoscere nuove realtà, nuove culture, vivendo e relazionandosi con le differenze in modo costruttivo, soprattutto in un contesto dove il diverso sei tu.

Ognuno può partire e poi restare per diversi motivi: chi per amore di una persona o del Paese di accoglienza; chi perché ha trovato condizioni lavorative non comparabili con quelle del luogo di origine; chi preferisce pagare le tasse in un Paese che garantisce un’elevata qualità dei servizi e diritti civili ancora non attuati appieno in Italia. Chi per altri motivi ancora.

Spesso partire è una necessità in assenza di prospettive migliori sul territorio, che si trasforma in una possibilità reale di lavoro e di vita. Se non torniamo, non è per mancanza di riconoscenza verso il nostro territorio, non è per un freddo calcolo costi/benefici. Quasi sempre è un compromesso, ma è pur sempre una scelta personale e legittima.

Ci chiedete di tornare, noi cervelli in fuga per alcuni, traditori per altri. Per molti di noi sarebbe un sogno lavorare nel proprio Paese e ritornare a casa, la tua vera casa. Poter vedere ogni giorno la propria famiglia, abbracciare i propri genitori senza uno smartphone che faccia da barriera, godere della natura mozzafiato che la nostra terra ci ha donato. Ma a quali condizioni? Il Trentino sembra essersi cristallizzato in una dimensione stagnante, soprattutto nel mondo del lavoro.

Spesso ci chiediamo come sarebbe se tornassimo a vivere e lavorare in Trentino, o anche in Italia. Non pretendiamo tappeti rossi o applausi in aeroporto, parliamo di concretezza. Che piani reali avete per noi giovani e per affrontare la disoccupazione giovanile che ci sta facendo affogare? Abbiamo tante domande, e abbiamo anche tutto il diritto di avere risposte. Risposte sincere questa volta, e non slogan. Siamo stufi di questo.

Se tornassimo, riusciremo a trovare un lavoro in linea con le nostre competenze? Non uno qualsiasi. Un lavoro di quelli buoni, come abbiamo magari trovato con fatica all’estero, in cui la meritocrazia fortunatamente esiste. Un lavoro che permetta flessibilità di orari per conciliare la vita lavorativa con la vita privata. Un lavoro che garantisca continua crescita e nuovi stimoli. Un lavoro in cui ci sia uguaglianza di genere e pari opportunità. Un lavoro con una giusta retribuzione, e non sottopagato, o addirittura non pagato come molti tirocini. Non c’è dignità senza lavoro e non c’è lavoro senza retribuzione.

La mancanza di novità ci porta ad andarcene. Com’è possibile che in Trentino (e in Italia in generale) manchino lavori che siano in grado di valorizzare l’interdisciplinarietà di competenze, premiare il talento e soprattutto guardare al futuro?

Se tornassimo, quali politiche per le famiglie troveremo? Chi è madre, avrà la possibilità di conciliare carriera e cura della famiglia nei primi anni di vita di un bambino? Mancano investimenti concreti in strutture di sostegno alla maternità, permane una forte e radicata discriminazione nei confronti delle donne con figli nel mondo lavorativo e conciliare il lavoro con gli impegni familiari è spesso un’impresa ardua. I nidi comunali sono troppo pochi e hanno orari incompatibili con quelli di una donna che lavora a tempo pieno. Per non parlare degli asili privati, con tariffe spropositate.

Ma soprattutto, quando si comincerà veramente a parlare di congedo paternità? Nei Paesi nordici è la normalità vedere padri che si occupano dei i propri figli mentre la madre lavora. Da noi, invece, ci si meraviglia quando si vede un padre che spinge la carrozzina al parco in piena giornata lavorativa.

Perché? Nei Paesi Bassi esiste il papadag, letteralmente il giorno del papà, ovvero un giorno alla settimana garantito e retribuito ad ogni padre per prendersi cura dei propri figli. Siete pronti ad offrire qualcosa di simile? Perché, se rientriamo, tutto questo e molto altro ancora lo lasceremo alle spalle. Ne vale davvero la pena?

Avete un’idea di quanti di noi siano partiti senza tornare? Negli ultimi dieci anni, più di 8.500 giovani della nostra Regione sono emigrati all’estero, con una perdita di più di mezzo miliardo di prodotto interno lordo potenziale, cioè di ricchezza che avremmo potuto produrre e condividere se fossimo rimasti. Tuttavia, si parla di noi sempre e solo riferendosi a numeri. Perché non ci avete mai chiesto i motivi che ci spingono a lasciare una terra meravigliosa come il Trentino? E per quale motivo dovremmo tornare nel luogo che ci ha fatto andare via?

Idee ne abbiamo da riportare nel territorio. I ponti però si costruiscono in due. Siete disposti ad ascoltarci e a lavorare insieme a noi per far nascere azioni concrete?

Solo dialogando e ascoltando veramente ciò che abbiamo da dire si potrà costruire qualcosa di nuovo e sperare di recuperare voi delle risorse, noi le nostre origini.

Noi siamo già cambiati, e voi?

Marco Camplani, Elena Corradi, Claudia Neri e Ludovica Serafini del gruppo Trentini in Francia e Benelux

5 Marzo 2023 0 Commenti
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Sanità in crisi: dentro e fuori il sistema.

Da Paola Demagri 1 Marzo 2023

I professionisti in crisi vogliono lasciare il loro amato lavoro . I cittadini non trovano risposte si rivolgono al privato. Sarà che si troveranno entrambi in un altro luogo?

Una situazione grave che rischia di esplodere creando disservizi per i pazienti e rendendo ancora meno attraente il mondo sanitario trentino. Stiamo parlando di quello che sta accadendo in queste ore. Gli anestesisti rianimatori che operano negli ospedali sparsi sul territorio sono sul piede di guerra. Un ‘guerra’ che è arrivata oggi in piazza con una manifestazione che ha avuto come unico obiettivo quello richiesto da ormai diverso tempo: il riconoscimento a livello contrattuale del proprio lavoro.

Richieste che sono state ribadite più volte ma che non hanno ottenuto alcuna risposta da parte della Provincia e nemmeno dell’Apss facendo crescere in questo modo il disagio tra gli operatori che hanno deciso, come forma di protesta, di rinunciare alle attività aggiuntive a pagamento per ottenere il rispetto delle norme contrattuali nella formulazione dei turni di lavoro e chiedere l’atteso adeguamento del contratto 2016-2018, fermo da anni e già scaduto.

E gli effetti, purtroppo, si stanno già vedendo. “Ho notizia – ha spiegato la capogruppo provinciale di Casa Autonomia.eu, Paola Demagri – che diversi pazienti oggi sono stati contattati dall’ospedale per la sospensione del proprio intervento programmato. Stiamo assistendo allo stop delle cosiddette sedute ‘elettive’, al blocco operatorio che riguarda sia chirurgia che ortopedia. E’ vergognoso che all’interno dell’Apss si viva alla giornata e di come siamo davanti ad un assessorato alla Salute completamente latitante”. Le ripercussioni maggiori, purtroppo, si hanno negli ospedali periferici dove la pianta organica non è sempre completamente coperta. “Quelle strutture – continua Demagri – che questa Giunta leghista voleva privilegiare e che invece sono continuamente non considerate”.

All’ospedale di Cles anziché sei anestesisti, spiega sempre la capogruppo di Casa Autonomia. Eu, ce ne sono quattro. Un numero troppo basso per riuscire a coprire tutte le attività che vengono portate avanti. L’impegno messo dal personale anestesista è ampio e va dall’attività di urgenza in pronto soccorso alle sale parto per passare alle sale operatorie alle attività ambulatoriali. Come tutti i professionisti impegnati nel sistema sanitario rappresentano un ingranaggio fondamentale senza il quale l’intero funzionamento si blocca.

“Ormai – spiega Demagri – è da tempo che questa situazione si sta trascinando avanti. Posso solo immaginare che fino ad oggi gli anestesisti a Cles abbiano fatto salti mortali, saltando ferie ed altro, per garantire la propria presenza e le attività operatorie. Tutto però ha un limite e ci deve essere la consapevolezza della Provincia e dell’Apss di quello che sta accadendo. Stiamo andando verso la centralizzazione delle urgenze chirurgiche”.

Dito puntato contro l’Apss e l’assessora Stefania Segnana. “L’assessora è davvero latitante difronte ad un impegno che si era preso nel rendere attrattivi gli ospedali periferici. I famosi 9 milioni per l’armonizzazione contratti, l’impegno di una maggiore attrazione, di cercare personale anche al di fuori dei confini europei, servono ben a poco se poi non riusciamo a tenerci e a far lavorare bene i professionisti che già abbiamo all’interno dell’azienda” continua Demagri.

Una situazione che va ancora una volta a pesare sulle spalle di un sistema sanitario, come quello Trentino, sempre più in difficoltà. “Stiamo perdendo professionisti e potenzialità – ha concluso Paola Demagri – a causa di un immobilismo totale dell’assessorato. I professionista stanno mettendo tutto l’impegno che possono per affrontare questa situazione ma si trovano ogni giorno una Pat e un’Azienda sanitaria incapaci di gestire le questioni emergenziali”.

Redazione Il Dolomiti

1 Marzo 2023 0 Commenti
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Carenza di personale sanitario, non bastano le “pezze” previste dall’Assessorato

Da Paola Demagri 23 Febbraio 2023

Continua la discussione sulla mancanza di personale all’interno del sistema sanitario trentino. Questa volta si tocca in particolare la mancanza di infermieri, destinata a peggiorare visto il gran numero di pensionamenti previsti e l’attuale fuga all’estero di queste figure fondamentali, in cerca di migliori condizioni lavorative. In questi giorni il Direttore Generale Ruscitti ha annunciato l’apertura di 380 nuovi posti in sei anni per l’Università di Infermieristica, misura che secondo l’Azienda dovrebbe riuscire perlomeno a tamponare il problema.

Non sono però d’accordo . “Dire che aumentare i posti all’Università risolverà il problema vuol dire mentire a sé stessi e alla popolazione. Non è sufficiente, così come non lo è la proposta di offrire affitti agevolati agli infermieri che decidano di trasferirsi negli Ospedali di valle. Ciò di cui abbiamo bisogno è un cambiamento di paradigma che vada a migliorare l’attrattività del nostro sistema sanitario, che negli ultimi anni è crollata”.

“Secondo me la questione andrebbe affrontata dal basso, partendo dalla formazione dei ragazzi. Abbiamo bisogno di entrare nelle scuole, ancor prima dell’Università, in modo più potente rispetto a quanto già si fa  con open day ed altre iniziative. Dobbiamo coinvolgere i giovani, spiegare loro quali siano i vari profili sanitari a cui possono aspirare, ma soprattutto farli sentire partecipi e protagonisti nel tenere in vita il loro sistema sanitario pubblico e i loro Ospedali, soprattutto nelle  Valli”.

“Per fare questo va migliorata l’offerta formativa anche all’interno degli stessi Ospedali di valle, in modo che i ragazzi li possano percepire come ambienti desiderabili e all’avanguardia, dove specializzarsi e migliorare la propria professionalità. Ed è proprio qui che pecca il ragionamento dell’Apss: bisogna riuscire a rendere attrattivo l’Ospedale ancor prima che il giovane si affacci al mondo sanitario. Devo dirglielo prima e, soprattutto, devo potergli offrire la prospettiva di una carriera stimolante e gratificante a prescindere dalla struttura in cui presterà servizio, sia questa un polo più centrale come possono essere Trento o Rovereto, oppure un Ospedale più periferico”.

“Un esempio di miglioria che può essere apportata alle strutture di valle è per esempio il servizio di foresteria. Al momento infatti i posti sono pochissimi e si riempiono subito. Sarebbe quindi auspicabile aumentarli, in modo da poter offrire agli studenti, medici o infermieri che siano, di poter trascorrere il proprio periodo di tirocinio nella struttura desiderata, senza preoccuparsi di doversi fare carico dei costi di alloggio o del trasporto fino al luogo di lavoro”.

“Inoltre, va fatto un ragionamento sulla conciliazione della vita lavorativa con quella personale. Una questione che non riguarda solo gli infermieri, ma tutto il personale sanitario, compresi amministrativi e oss. Infatti solo grazie allo sforzo di tutto il personale, che ha lavorato instancabilmente, siamo riusciti a superare l’emergenza Covid. Il problema è che ora gli sforzi fatti in un periodo di straordinaria urgenza e difficoltà vengono dati per scontati e richiesti quotidianamente, senza avere un occhio di riguardo per la vita personale dei lavoratori, che spesso e volentieri si trovano schiacciati dal peso delle proprie responsabilità. Banalmente, per il mondo infermieristico sono diventate più attrattive le Rsa, dove si trovano soluzioni di conciliazione più vantaggiose e flessibili, al contrario che in Azienda, dove ci si trova da subito incasellati in una matrice rigida e inamovibile”.

“Conciliazione, soddisfazione e possibilità di sviluppo. Sono questi i grandi elementi su cui lavora. Ma per ottenere i risultati auspicati serve una vera riorganizzazione del sistema, che sicuramente non è quella, puramente di facciata, tanto voluta dall’attuale Governo Provinciale”.

23 Febbraio 2023 0 Commenti
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Panarotta, cittadini a confronto per trovare nuove traiettorie per il rilancio

Da Paola Demagri 21 Febbraio 2023

Amore, rischi ed opportunità della Panarotta. Questi i macro temi affrontati alla serata organizzata ieri sera, lunedì 20 febbraio, a Pergine. Promotori della serata alcuni appassionati della frequentazione dell’alpe perginese raccolti intorno alle nuove iniziative delle imprese locali attivate in quest’ultimo periodo. Tra tutte, da segnalare la riuscitissima serata di scialpinismo al chiaro di luna organizzata da Ferrari Sport di Giuseppe Ferrari con il bis sulle Ciaspole di domani sera. 

In una sala gremita di cittadini ed amministratori, i consiglieri provinciali Dallapiccola e Demagri, accompagnati da Matteo Bonazza, esperto in marketing del turismo, hanno cercato di analizzare la situazione della Panarotta da più punti di vista, raccogliendo molti spunti anche da parte del pubblico.

La serata si apre con un breve intervento introduttivo della Consigliera provinciale Paola Demagri: “Siamo felici di tenere questo incontro, nato da un’idea dei cittadini, da tutti voi che condividete la passione per la Panarotta. Purtroppo questo inverno abbiamo assistito alla chiusura degli impianti e quindi nasce spontanea la domanda: come rilanciare la Panarotta? Per questo abbiamo organizzato questo convegno, perché le idee migliori nascono dalle persone e dalle esperienze, soprattutto da chi questi luoghi li vive quotidianamente. Questa sera non vogliamo fare attività di partito, ma vogliamo piuttosto fare politica con voi, ovvero trovare insieme nuove idee, per poi svilupparle e portarle avanti, anche perché quando siamo in tanti poi si ottengono i migliori risultati”.

 Passa quindi la parola a Michele Dallapiccola, già Assessore Provinciale al Turismo, presente alla serata nella doppia veste di organizzatore ed esperto. “Dobbiamo ricordarci che in Panarotta ci sono i nostri soldi, presi dalle nostre tasse. In totale stiamo parlando di quasi 3 milioni di euro investiti in un progetto che in questo momento sembra essersi arenato. Oggi dobbiamo quindi chiederci che direzione prendere, tenendo bene a mente che le opportunità non mancano, anzi, ci stanno guardando, a partire dai paesaggi meravigliosi della Panarotta, passando anche dagli animali e dall’enogastronomia. Non ci sono ricette magiche, c’è piuttosto una responsabilità collettiva che pesa sulle nostre spalle. La responsabilità di non sprecare questa montagna stupenda e di lavorare insieme per valorizzarla al massimo”. 

Interviene quindi Matteo Bonazza, esperto di marketing del turismo e direttore di Progetto Turismo, che offre un’analisi puntuale della situazione attuale e delle possibili traiettorie per il rilancio. “In generale esistono tre approcci al cambiamento: ispirazione, imitazione e disperazione. Ad oggi mi pare che in Panarotta si stia adottando il terzo approccio: ci si rende conto che c’è un assoluto bisogno di cambiamento e si cerca quindi una strada alternativa. Rimane però un problema: sebbene le occasioni per rilanciarsi esistano, bisogna saperle sfruttare seguendo un piano strategico coerente, non bastano le azioni tattiche. Oggi il mondo è cambiato e idee che solo cinque anni fa sembravano impraticabili, come una montagna meno sci-centrica, diventano non solo fattibili, ma spesso anche la norma. Ovviamente, prima di intraprendere qualsiasi strada, serviranno più analisi. Non si possono prendere decisioni così grandi a sentimento, serve un progetto strategico e delle scelte coraggiose, come potrebbe essere quella di sviluppare un modello che gira attorno ad attività alternative allo sci, in modo da differenziarsi rispetto alle altre località”. 

Agli interventi degli esperti seguono quelli dei partecipanti alla riunione, primo fra tutti i sindaci di Pergine Oss Emer, di Tenna Marco Perinelli ai quali sono seguiti gli interventi di vari imprenditori e cittadini locali. Ognuno ha portato la propria visione, dando vita ad un’interessante ed accesa conversazione sulle possibili strade per il futuro, tra chi vorrebbe tenere lo sci, affiancandogli altre attività, e chi sarebbe pronto ad abbandonarlo completamente. Nonostante le opinioni fossero delle più diverse, in ogni caso è emerso forte e chiaro l’amore della popolazione per questa montagna, che da sempre accompagna i cittadini, oltre che il desiderio altrettanto forte di tenerla in vita. 

La parola passerà ora agli amministratori locali quando e se vorranno farsi carico di portare, forti, queste istanze all’attenzione dell’amministrazione provinciale. 

21 Febbraio 2023 0 Commenti
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