Al Presidente del Consiglio provinciale

Da Paola Demagri

A chi come me, svolge ruolo di consigliere di controllo e opposizione, l’intervista di Soini
apparsa sul quotidiano IL T domenica scorsa, può risultare molto difficile da comprendere.
Eventualmente giustificabile solo se letta coma forma di entusiasmo del principiante.
Tra tutte le sue considerazioni, per il ruolo che rivesto, preferisco tuttavia entrare nel merito
soltanto per quanto riguarda quelle relative all’Ufficio di Presidenza.


Sono conscia che questa istituzione suoni ai non addetti ai lavori come qualcosa di piuttosto
difficile da comprendere. In realtà, e in parole estremamente povere, si tratta di una sorta di
“consiglio di amministrazione” che ha il compito di gestire i fondi a disposizione del Consiglio
provinciale E poiché la storia dell’Autonomia trentina ha voluto consegnare al consiglio
provinciale la sua indipendenza intellettuale e politica, ha previsto anche che chi amministra i
fondi del suo funzionamento, avesse la possibilità di esercitare questa indipendenza fino in
fondo.


Per prassi dunque, pur presieduto dal Presidente del Consiglio, pur espressione della
maggioranza (attualmente leghista), da lungo tempo si è deciso che venisse controllato da una
maggioranza appartenente all’opposizione consiliare
E così è stato, anche recentemente, quando la strafottenza leghista di questa ultima vittoria
voleva mettere in discussione questa prassi consolidata ormai da decenni.


Il Presidente si metta dunque il cuore in pace. Quando chiede all’Ufficio di presidenza di
assumere un ruolo super partes, dimostra di non conoscere storia e istituzioni che rappresenta.
Provo ad immaginare che forse è rimasto legato al suo modo di intendere le cose ancora nei
panni di sindaco tuttofare. Un sindaco di periferia dove gli assessori preferiscono
accompagnare le decisioni, anziché costruire e discutere insieme.


Ebbene qui in Consiglio provinciale non è così. Ognuno ha il suo ruolo e lo dovrebbe rispettare.
A poco vale dunque che Soini richiami tutti ad assumere una posizione super partes nei propri
comportamenti perché è lui stesso per primo ad offrire esempio contrario.
Una volta accolta quella figura istituzionale, una persona infatti non può più pensare di
occuparsi di politica svestendosi dal suo ruolo come fuori dall’orario di un normale lavoro perché
questo, normale lavoro non è.


Quando Soini, ad esempio, si reca a Rovereto a coordinare le elezioni comunali anche se non
sta muovendosi in missione per conto del Consiglio e dunque ci si reca senza autista, rimane
pur sempre il Presidente del Consiglio provinciale.
E forse dimentica anche che proprio alla tornata delle ultime elezioni provinciali si è presentato
sostenendo la compagine che più rappresenta i populisti in Trentino.
Forse dimentica che la sua lista era tutta improntata al sostegno del loro diretto rappresentante
a livello locale.


Forse dimentica ancora che capolista di questa compagine, era un tale Spinelli, leghista della
prima ora, da sempre tesserato lega, assiduo frequentatore dei raduni di Pontida.
E forse, e non infine, si dimentica che qui la coalizione che ha sostenuto è la più pura
rappresentanza dei nazional-seguaci di Alberto da Giussano, a capo dei quali a livello nazionale
è Salvini, il più significativo populista che l’Italia abbia mai conosciuto.
Allora Presidente che ora provi a dispensare saggezza mascherato di un abito civico super
partes, non pretendere che chi ha il compito di controllare le tue azioni nell’Ufficio di presidenza
prenda lezioni da chi si comporta come te, cioè in maniera esattamente uguale e contraria.