Pare che il mercanteggio della politica non affligga soltanto le trattative viste in Consiglio provinciale nelle scorse settimane. Potrebbe trattarsi invece di un nuovo corso che fa capolino anche in campo sanitario?
Ma facciamo un po’ di chiarezza insieme su queste considerazioni.
Come già potuto apprendere dalla stampa locale, il servizio di trasporto della Croce Rossa, gestito dai volontari, si trova costretto a sospendere la propria attività. Incomprensioni con il sistema sanitario provinciale sarebbero alla base di questa grave decisione. Ma qual è la malcelata leva contrattuale della Provincia per far digerire le condizioni contrattuali alle associazioni di volontariato? L’indizione di un bando europeo!
“Le condizioni contrattuali le decidiamo noi!” Sembra questo il senso di una risposta mai davvero apertamente enunciata da parte della politica.
Ricordiamo che il volontariato locale gestisce il 90% dei trasporti secondari. E su questo apparato l’impatto di quella scelta sarebbe devastante. Una gara di quel tipo richiamerebbe l’interesse di associazioni extra provinciali che operano a scopo di reddito e non certo come atto sociale e di comunità. Significherebbe insomma assistere allo smantellamento delle nostre preziose associazioni. Conoscono ogni piccolo angolo del nostro territorio a volte difficile da raggiungere anche con le ambulanze. Il tutto gestito da persone che operano nel proprio tempo extra lavorativo. Indossano velocemente la divisa per garantire trasporti secondari per la propria comunità con immenso spirito di servizio. Come potrebbe essere garantita la stessa qualità di servizio da associazioni che operano a scopo di lucro?
E per rendere più impattante l’esempio che offriamo immaginatevi se in parallelo accadesse un fatto simile per quanto riguarda la protezione civile.
Ecco perché l’assessorato deve tornare immediatamente al dialogo con le associazioni. Deve rivedere e ripensare la convenzione che regola i rapporti tra le parti. È scaduta e dunque va riveduta e ripensata in ottica propositiva. Deve permettere alle stesse associazioni di rimanere vive e operative. Perché i dipendenti ma soprattutto i volontari sono eredi di una storia sociale del Trentino interprete di uno spirito autonomista dove il servizio per la propria comunità non può essere trattato al pari di chi lo mette a disposizione a scopo di lucro. Ma nemmeno all’asta, come un capo di bestiame al mercato.