Per il Trentino come per tutte le società occidentali l’invecchiamento della popolazione sta diventando un fenomeno demografico talmente rilevante da avere importanti conseguenze socio-sanitarie, economiche, culturali e politiche. L’impatto di questo fenomeno è determinato sia dal numero delle persone anziane sia dal peso relativo che esse hanno su tutta la popolazione. Infatti, per quanto l’invecchiamento sia normale nel ciclo della vita, esso sta diventando un problema a causa della sua velocità ed intensità, di molto superiori alla norma.
Da una parte invecchiare è naturale e proprio per questo non deve essere visto come un “problema”, come la gravidanza non va vista come una malattia. Vanno piuttosto progettati metodi corretti per soddisfare i bisogni degli anziani, partendo dalla più semplice promozione dell’invecchiamento attivo (stili di vita sani ed esercizio delle capacità mentali), fino ad arrivare a politiche più complesse, ma egualmente necessarie, come l’aumento dei posti letto nelle Rsa o i servizi di co-housing e assistenza domiciliare. Tutte cose di cui, curiosamente, la Giunta non si interessa, probabilmente perché non rendono abbastanza in termini di voti.
Proprio delle case di riposo, per esempio, l’attuale governo non si è mai occupato abbastanza, palesando la propria intenzione di abbassarne l’attrattività professionale e depauperandole di personale, in modo che esse siano costrette a diminuire autonomamente i posti letto e la Giunta possa liberarsi del problema con un semplice “Non è colpa nostra. Non lo abbiamo deciso noi”. Questo è un comportamento vergognoso da parte di Fugatti e compagnia. Come Provincia autonoma abbiamo infatti l’opportunità di sfruttare il meraviglioso strumento dell’Autonomia per ascoltare e soddisfare i bisogni dei cittadini. Non è concepibile che la Pat si appiattisca su scelte nazionali, come ha fatto la Giunta negli ultimi cinque anni, declassando il Trentino nella sanità, nel sociale e nell’istruzione, e come farà anche nei prossimi cinque se verrà riconfermata.
Dall’altra parte bisogna guardare all’invecchiamento della popolazione, ossia all’aumento dei numeri di anziani rispetto ai giovani. La cosiddetta piramide demografica, che in Trentino e in tutta Italia somiglia ormai a una botte. Questo fenomeno si contrasta con politiche che favoriscano l’aumento della natalità, regalando ai giovani quel senso di sicurezza necessario per imbarcarsi nell’impresa che è mettere su famiglia. Non bastano, come invece sembra pensare l’attuale governo provinciale, 5 mila euro per convincere due ragazzi ad avere figli, se dall’altra parte non hanno un tetto sopra la testa (al momento sono 3 mila le domande per case Itea in sospeso), se quando si ammalano devono aspettare mesi per ricevere la prestazione necessaria e se per l’istruzione dei propri figli devono affidarsi ad un sistema scolastico impoverito dalle iniziative di una Giunta che preferisce parlare alla pancia delle persone piuttosto che prendere iniziative pensate e ragionate.
L’invecchiamento, lo ricordiamo, è un fenomeno prevedibile e per questo gestibile. Deve essere accompagnato da politiche sociali ed economiche appositamente studiate per contrastarlo. Nelle giovani coppie non manca di certo il desiderio di avere figli, ciò che manca è piuttosto la possibilità di guardare al futuro con la sicurezza di avere le giuste opportunità di crescerli mantenendo il giusto equilibrio dentro il nucleo familiare.
Per fare ciò la Pat dovrebbe mettere in campo misure atte a sostenere veramente la famiglia, in modo che questa possa offrire al proprio figlio tutte le opportunità necessarie a renderlo un adulto istruito, preparato e professionalmente realizzato. In secondo luogo l’equilibrio deve essere garantito ad entrambi i genitori, attraverso opportunità professionali, economiche e di autodeterminazione uguali tanto per gli uomini quanto per le donne.
Non è un mistero quali siano queste misure, se ne parla da anni, ma l’immobilismo della Giunta è evidente anche qui. Contributi per l’acquisto della prima casa, congedi parentali, parità di genere in casa e sul lavoro, asili nido gratuiti, servizi conciliativi e molto altro ancora. Sono solo alcuni esempi di ciò che si potrebbe fare, ma non viene neanche preso in considerazione dall’attuale Giunta, al contrario di Casa Autonomia.eu e della coalizione ADA, che proprio attorno a politiche simili ha intenzione di costruire il proprio programma.
Casaautonomia propone alla società e ai suoi rappresentanti di mettere in piedi un nuovo strumento: il Patto Sociale. Un sodalizio in cui tutti siano protagonisti del percorso da fare . La Politica dovrà essere Garante degli accordi presi con tutte le parti interessate.