La marginalizzazione non è una soluzione ai problemi abitativi

Da Paola Demagri

Durante i lavori della prima commissione è stata presentata la proposta della Giunta riguardo al problema delle politiche abitative. Una soluzione poco lungimirante, che incarna la visione miope delle attuali forze di governo, incapaci di avanzare progetti mirati a trovare soluzioni di lungo periodo.

Si è riunita oggi la prima commissione, dove è stato affrontato lo spinoso tema delle politiche abitative, propedeutico alla Legge di Bilancio 2023. Infatti ormai da anni si registra una crescente difficoltà nel trovare casa per i giovani nuclei familiari. Non si parla solo dell’acquisto di un immobile, ad oggi impresa quasi impossibile per gran parte delle famiglie, ma anche dell’affitto di un’abitazione a prezzi ragionevoli o dell’accesso a misure di assistenza quali le case Itea, che al momento presentano liste di attesa proibitive.

La soluzione proposta dalla Giunta in prima commissione sarebbe la seguente: incentivare le famiglie a spostarsi nei Comuni marginali della Provincia, dove verrebbero offerti alloggi con affitti bassi. Questa misura, secondo le attuali forze di governo, avrebbe una duplice funzione: assistere i nuclei familiari alla ricerca di una residenza e combattere lo spopolamento delle valli.

Riteniamo che questa non sia una scelta lungimirante e soprattutto che non risponda alle vere necessità dei trentini. Si tratta dell’ennesima mezza soluzione tipica di questa Giunta, che ormai dal 2018 rimane bloccata nella propria visione miope delle problematiche del territorio e si rifiuta di guardare ad un orizzonte più lontano del “qui e ora”, negando di conseguenza ai cittadini il diritto di programmare il proprio futuro con qualche certezza.

Il progetto proposto dalla Giunta presenta infatti alcune importanti problematiche. Innanzitutto porta ad un’ulteriore marginalizzazione delle fasce più povere della popolazione, che rimarrebbero escluse dai centri nevralgici del territorio. Inoltre i Comuni più marginali sono spesso carenti di servizi e quindi chi accettasse di andarci a vivere per necessità di un affitto più basso si troverebbe a dover far fronte a tutta una nuova serie di difficoltà derivanti dalla mancanza di sistemi di assistenza (sanitario, trasporti, istruzione…) fondamentali per il benessere del cittadino

Serve invece un atteggiamento più coraggioso. Non sarebbe meglio, per esempio, incoraggiare i nuovi nuclei familiari a sistemarsi nelle zone più turistiche della Provincia, dove potrebbero trovare più occasioni di lavoro in un settore attualmente bisognoso di manodopera? Si potrebbe anche cercare di valorizzare e ristrutturare i centri storici per renderli abitabili, fruibili, sicuri, popolati e rivitalizzati da nuove famiglie, tema particolarmente caro al nostro Movimento Casa AutonoMia.eu. Infine sarebbe necessario promuovere attività di ricerca per trovare le cause sociali ed economiche di questo fenomeno e permettere alla politica di mettere in campo azioni mirate, ma soprattutto efficaci sul lungo periodo. Non limitiamoci a mettere una toppa al problema, cerchiamo di guardare oltre e trovare soluzioni migliori.