L’invecchiamento della popolazione e la carenza di servizi 

Da Paola Demagri

L’invecchiamento della popolazione è una caratteristica della nostra società. Questo è per effetto  dell’aumento dell’età media a sua volta generata dalle migliori condizioni di vita e dal progresso della medicina. Va però detto che un’ampia fascia di popolazione anziana  perde  nel tempo  capacità e autonomia. 

Questa situazione demografica richiede un maggior bisogno di prestazioni sociali e sanitarie. Per questo motivo è necessario che le politiche sociali dedichino particolari interventi a favore degli anziani  e delle persone con fragilità che rappresentano situazioni di cronicità, disabilità, non autosufficienza. A questo si aggiunge la modifica dei nuclei familiari oggi fortemente in difficoltà ad assistere in forma diretta l’anziano. 

Per far fronte alle necessità degli anziani è fondamentale l’attivazione di più servizi che si raccordino   tra di loro mettendo al centro di ogni decisione la persona , i suoi bisogni e il nucleo familiare di appartenenza.  Tali servizi non sempre bastano a garantire forme  di integrazione, di solidarietà, al fine di evitare situazioni di isolamento e solitudine nonché di abbandono. Per questo pensiamo all’utilità di avere sul territorio gli Infermieri di Famiglia e di Comunità , figure cardine per il buon funzionamento anche della medicina preventiva, Anticipare l’insorgere di bisogni deve essere una prerogativa dell’agire infermieristico.

Le politiche sociali trentine negli anni anni hanno implementato tutta una gamma di servizi:  servizi domiciliari, RSA, centri diurni, centri residenziali che oggi non sono più sufficienti a rispondere ai bisogni. La forbice tra la domanda e la risposta si è amplificata  enormemente soprattutto dopo la pandemia.

La medicina territoriale è oggi quella più complicata è carente dal punto di vista sia di percorsi che di risorse umane. Vi sono enormi difficoltà a procedere per l’ingresso definitivo in una struttura residenziale, giorni di attesa per accedere agli Hospice e difficoltà ad ottenere servizi domiciliari distribuiti 7 giorni su 7 o altre formule di presa in carico della persona anziana. 

La medicina territoriale va ripensata tenendo presente il cambio demografico, l’insufficienza di servizi, il cambio di paradigma sociale orientando le scelte politiche al raggiungimento del benessere della persona e della comunità.

Le Case della Comunità potranno essere un modello qualificante le capacità di welfare della comunità solo se non diventeranno il travaso di prestazioni e specialisti dall’ospedale o dai poliambulatori già presenti sul territorio.

Questa Giunta leghista ha colto la ghiotta occasione di impegnare le risorse del PNRR in 10 case della Comunità con indicato dal DM 77 ma non ha saputo fare un minimo sforzo di progettare il “chi e che cosa” troveranno ospitalità dentro le Case. 

La questione va affrontata con urgenza e con soluzioni a breve termine ma con una tenuta di programma a lungo termine attraverso soluzioni tecnico-politiche che guardino al benessere e alla persona.