La salute mentale un diritto per tutti!

Da Paola Demagri

A ognuno va garantito l’ accesso alle cure senza discriminazioni sulla base delle risorse finanziarie

La pandemia ha causato in tutto il mondo una crisi sanitaria e una crisi economica. Ma sempre più evidenti sono anche le ripercussioni che la diffusione del virus covid-19 ha creato sulla salute mentale degli individui. Lo stato di angoscia, la condizione di isolamento, il diffondersi della paura durante il periodo di lockdown e il  successivo stato di condizione generale del nostro paese ha portato all’insorgenza di importanti disturbi psicologici che in alcuni casi hanno acutizzato  patologie già presenti, in altri si sono sviluppati nuovi stati di inadeguatezza psicologica e psichiatrica. A farla da padrone durante i due anni di pandemia è stata sicuramente la forte incertezza. Per quanto concerne le prospettive future in modo particolare e per la condizione economica e lavorativa. I

l tutto aggravato dalla mancanza di una rete a supporto dell’individuo e della comunità. Le varie restrizioni applicate per limitare i contagi come per esempio la didattica distanza o il telelavoro hanno determinato un incremento dei sintomi legati ai sintomi di depressione.

I sintomi che più frequentemente si sono manifestati nelle persone sono stati stanchezza, debolezza, alterazioni dell’umore, ansia e disturbi del sonno. A questi si aggiungono altre condizioni di disagio legate ai rapporti con la famiglia, con i partner, con il mondo del lavoro e per i giovani con Il mondo dello studio e del tempo libero  condizione necessaria per mantenere un buon equilibrio psicofisico.

E fondi ne vengono stanziati?

Ciò che è incoerente con quanto sta accadendo sullo stato di benessere delle persone è l’insufficiente stanziamento di fondi sia a livello nazionale che a livello Provinciale destinati per la salute mentale. L’Italia è ora alle prese con lo Psicologo di base una nuova figura che collabora con il medico di base attraverso l’assistenza psicologica primaria. Se poi servisse, potrebbe indirizzare i pazienti verso alcuni specialisti per esempio lo psicoterapeuta o lo psichiatra. Poter lavorare a fianco del Medico di Medicina di Base potrebbe valutare il paziente soprattutto se il malessere riportato riguarda la sfera mentale. Dal punto di vista legislativo vi è un vuoto normativo che le Regioni stanno tentando di colmare, alcune sono particolarmente avanti.

E la PAT cosa fa?

E la nostra provincia di Trento che cosa sta facendo a tal proposito? A quanto pare non vi è sentore che la Giunta si stia occupando dell’area psicologica e della Salute Mentale dei cittadini trentini.

L’attenzione prestata agli psicologi è in effetti bassissima: scarso coinvolgimento dell’Ordine degli psicologi nelle decisioni politiche, totale assenza dai tavoli della riforma sanitaria degli psicologi e degli psichiatri, assenza di volontà di coordinare in un’unica rete l’attività libero professionale e quella pubblica. Basta pensare che gli iscritti all’Ordine degli psicologi di Trento sono circa 1100 e soltanto 60 sono dipendenti da APSS.Questo sta a  significare che l’investimento nel pubblico è nullo. Pochissimi sono gli associati in quanto il regime forfettario richiesto non è certamente favorevole.

A questo punto  il cittadino che si può rivolgere allo psicologo deve avere la possibilità di pagarsi le cure. E da qui nasce la disequità di accesso alle cure sanitarie. Ritornando quindi a parlare di psicologo di base possiamo pensare che anche la nostra Provincia attraverso l’autonomia si attivi quanto prima per legiferare in tema di funzioni e incardinamento di questa nuova figura?

Visti i ritardi della Giunta Provinciale saranno le minoranze consiliari ad occuparsi anche di questa tematica. L’Istituto Superiore di Sanità invita le regioni a farsi carico della questione dichiarando verosimile che la domanda di interventi psicosociali aumenterà notevolmente nei prossimi mesi nei prossimi anni. Un accesso alle cure sembra oggi particolarmente complicato per molte persone Per questo una figura gratuita e di raccordo tra la popolazione di specialisti, come potrebbe essere lo psicologo di base è decisamente  un’ottima soluzione.