La scelte, la collocazione, i percorsi del NOT vanno fatti provando a usare  le gambe di chi utilizzerà i vari servizi

Da Paola Demagri

Un inutile e continuo salto nel passato

Ogni volta che si parla di NOT è come se si entrasse nella macchina del tempo che con un click  ti fa tornare indietro di 20 anni. Nel  2001 si ventilava già l’ipotesi della costruzione di  un nuovo ospedale trentino. La politica, che negli anni si è susseguita, ne ha portato avanti l’idea tra progetti, commissioni, gare, tribunali e sentenze. Praticamente si è lavorato come i gamberi: avanti con le idee indietro con i passi. 

Per anni è sembrato che fosse la volta buona e invece nel 2022 siamo ancora qui con nulla di fatto. 

Non entro nel merito di sentenze e ricorsi e nemmeno di Governi più o meno responsabili.

Preferisco riflettere sulle motivazioni che 20 anni fa  avevano portato ad avviare l’dea di  un progetto strutturale per la sanità trentina per capire se oggi le motivazioni sono ancora valide. 

I 60 anni del Santa Chiara 

Nel 1960 iniziò la costruzione dell’Ospedale Santa Chiara che durò qualche anno. Per la sanità furono anni di cambiamento, di costruzione e riordino del sistema sanitario nazionale e provinciale. Di allora si legge che la struttura era all’avanguardia, con tecnologia moderna, stanze e percorsi interni ariosi e confortevoli.

L’attuale ospedale di Trento ha quindi 60 anni e li dimostra tutti. Negli ultimi 25 anni la clinica ha avuto delle profonde trasformazioni sia in termini di ricerca,di cura e assistenza ai pazienti e organizzazione sanitaria. L’ospedale, per effetto dell’evoluzione della medicina, risulta oggi obsoleto e non più funzionale alla modernità delle cure sanitarie. Nonostante negli anni si siano effettuati continui interventi edili e spostamenti di percorsi interni resta oggi un ospedale vetusto. Se la motivazione di vent’anni fa di costruire un nuovo ospedale riguardava principalmente la insufficiente capacità dell’ospedale Santa Chiara di rispondere ai bisogni di salute, trascorso questo lasso ampio di tempo i bisogni non possono che essere cambiati come sono intervenute nuove scelte politiche quali la Facoltà di Medicina.

La medicina evolve, la struttura invecchia. E il paziente dove sta? 

Nel 2001 la parola integrazione ospedale-territorio cominciava ad occupare i discorsi tecnico-politici sia a livello nazionale che a livello provinciale tanto da aver determinato, con insufficiente  successo, scelte importanti di riorganizzazione Distrettuale che permettessero l’attivazione di percorsi dedicati con la gestione e l’accompagnamento del paziente dall’ospedale al territorio e viceversa ( PDTA, Infermiere di percorso, Case Manager). 

Per motivi come questo  un ospedale non può essere considerato solo un contenitore ma deve essere visto come un attore di percorsi. Prendiamo ad esempio  la telemedicina che oggi è considerata la tecnologia che avanza. E’ naturale  pensare che il vecchio Santa Chiara non sia all’altezza di garantirla malgrado tutti gli interventi di edilizia fatti e rifatti , fra l’altro ormai fonti di spreco.  Così come la tecnologia all’interno del blocco operatorio che implica l’uso  sempre più di tecniche innovative come la robotica. In Azienda da mesi giace un robot per la chirurgia ortopedica che non ha  ancora trovato casa!

Il progetto dell’ormai vecchio NOT va completamente rivisto

Il Sistema sanitario trentino deve garantire e favorire l’eccellenza alla comunità trentina ed ecco quindi come sia necessario riprendere velocemente in mano la progettazione del Nuovo Ospedale alla luce delle nuove esigenze che devono tenere in considerazione aspetti organizzativi, sociali e sanitari. 

Provo ad elencarne alcuni che a mio modesto parere è opportuno considerare e metterli alla base di una nuova scelta. 

Aspetti organizzativi: 

  • nuovi modelli di lavoro inter e multidisciplinari 
  • evoluzione delle professioni
  • i livelli di intensità delle cure
  • ospedale luogo di cura e non di “soggiorno”
  • prevenzione
  • dualità ospedale territorio
  • fenomeni tecnologici 
  • fenomeno di ospedalizzazione 
  • centralizzazione della logistica per evitare gli sprechi
  • attrattività per professionisti e per gli utenti 
  •  ricerca 
  •  facoltà di Medicina 

Aspetti sanitari :

  • il sapere specialistico 
  • il quadro epidemiologico ( cronicità,long care,fine vita)
  • i fenomeni demografici ( invecchiamento della popolazione,grandi anziani,denatalità)
  • i fenomeni terapeutici
  • l’appropriatezza delle cure e dei ricoveri

Aspetti sociali :

  • il cittadino, la persona al centro dei progetti 
  • i riferimenti socio-economici e culturali
  • le multietnie
  • l’umanizzazione delle cure
  • la comunicazione 
  • l’urbanizzazione e il contesto ambientale 

Considerando quest’ultimo punto un accenno lo voglio fare rispetto alla zona, via al Desert, individuata per la costruzione del NOT che appare restrittiva e poco adatta anche ad un futuro ampliamento del nuovo ospedale visto che verrebbe costruito compresso tra tangenziale a ovest , rete ferroviaria a est,  fiume Fersina su-est e a nord urbanizzazione della città. 

Ipotizzare quindi anche la sua collocazione in una zona più adatta come quella di San Vincenzo è ad oggi più plausibile essendo ampia e aperta  a sviluppi futuri.

Tutto da ripensare? 

La politica, senza delegare a commissari o tecnici che hanno già dimostrato poca dimestichezza nella gestione della questione pasticciata e  rinviata per 20 anni,   ora decida senza procrastinare ulteriormente considerando invece senza indugi le nuove esigenze.