😡 Un corso di sole 68 ore ( ne sono sempre servite 1400 ) per imparare ad assistere gli anziani in RSA : la politica trentina si lascia trasportare da idee maldestre.

Da Paola Demagri

Un pò di cronistoria

Correva il 2014  e da Consigliera di UPIPA intercettati voci di corridoio interne che proponevano corsi brevi per Operatori dell’assistenza. Fui fortunata perchè terminai il mandato nel 2018 senza dover combattere per bloccare un’inopportuna scelta. A quell’epoca fra l’altro non vi era ancora la difficoltà a reperire personale: i concorsi erano partecipati, i corsi partivano con classi a numero pieno,  poi qualche studente mano a mano si perdeva come capita in ogni percorso formativo.

Poi nel 2019 arrivò la volta del corso OSS della durata di  un anno ma con la struttura del corso invariata per numerosità di ore d’aula, laboratorio e stage.Fu una svolta importante perchè si chiedeva allo studente un impegno maggiore e meno diluito nel tempo ma in risposta avremmo avuto a disposizione un maggior numero di OSS formati in un biennio. Era  il tempo delle prime avvisaglie di carenza di personale. 

Corre l’anno 2022 e Enti di formazione e Ricerca provinciali propongono corsi per ausiliari dell’assistenza di 68 ore che potranno essere ritenuti validi anche con una frequenza di 54 ore ( si abbuona sempre qualcosa). Il bando di adesione, viene promosso attraverso parole per nulla credibili ”proposta formativa che ha l’obiettivo di fornire competenze professionalizzanti a operatori della cura”.

Come giudicare questa scelta?

Ovviamente mi sia consentito esprimere un giudizio a questa deplorevole scelta se non altro per la mia esperienza personale:

  • ho insegnato alla scuola OSS per oltre 25 anni
  • gestito e coordinato operatori sanitari sia in ospedale che presso il Distretto per oltre 35 anni
  • amministrato una RSA tra le più grandi, per posti letto, del Trentino.

Chi oggi propone un corso di 68 ore per far fronte alle carenze di personale espone a rischio chi ha necessità di essere curato ed assistito; chiede un ulteriore investimento di tutoraggio perenne a coloro che saranno in turno con “i nuovi ausiliari della cura”; espone le RSA ad avere personale con performance insufficienti a garantire qualità, sicurezze e skill mix che consentano di ottenere esiti assistenziali positivi; sostituiscono gli OSS preparati con personale non qualificato; non parliamo poi delle condizioni economiche che creeranno ulteriori contrasti ( come non ve ne fossero già abbastanza).

E la Politica ha capito cosa accadrà?

La politica che oggi permette tale decisione non ha ben chiaro dell’evoluzione dei bisogni dell’ospite delle RSA ( basta pensare ai nuclei a minima  responsività o in stato vegetativo) e alle dimissioni precoci e pazienti clinicamente instabili. Una politica che espone i residenti fragili e le loro famiglie a subire decisioni che tentano di mantenere un assetto accettabile dal punto di vista dei numeri, non lo sarà dal punto di vista della qualità. Una politica che non sceglie e si lascia trasportare da chi ha l’idea più bizzarra e meno impegnativa economicamente, praticamente assistenza al ribasso.

In 68 ore ( che saranno 54 se sfrutteranno la possibilità di frequentarne l’80%) quei futuri studenti non faranno nemmeno in tempo a capire se saranno vocati per  una professione sanitaria; non avranno acquisito nessuna tecnica assistenziale e nessun linguaggio tecnico utile a passare e raccogliere le informazioni durante il turno di servizio. 

Vedo un rischio enorme che avanza che piomberà nelle nostre APSP e forse non saranno più considerate luogo sicuro, protetto e di qualità.