La PAT spreca energia a farsi impugnare leggi, anzichè attivarsi per produrne di rinnovabile

Da Paola Demagri


A febbraio 2021 dal territorio noneso arrivavano segnali di preoccupazione di un sottoutilizzo di un bene primario che il territorio dispone  in abbondanza, il legno. Materiale poco o per nulla considerato per la produzione di energia rinnovabile. I proprietari di centrali di biomassa certamente più lungimiranti dei politici al Governo, non si capacitano ancora oggi del perchè non si prendano decisioni che abbiano alla base la sostenibilità, l’autoproduzione, l’autonomia. 

Biomasse ed energia 

L’energia prodotta da biomasse, ovvero dall’insieme dei prodotti organici vegetali e animali utilizzati a fini energetici, rappresenta una delle principali fonti di energia rinnovabile attualmente consumata nell’UE e, in prospettiva degli obiettivi 2030, acquisirà ancora maggiore rilevanza. 

Anche in provincia di Trento, le biomasse rappresentano una quota significativa di consumi, dopo l’energia idroelettrica sono la fonte rinnovabile più utilizzata. Il legno da foresta, inteso nei suoi più vari sottoprodotti (residui dalle operazioni di taglio, scarti di prima lavorazione, legna da ardere) è senza dubbio l’elemento principale.Fra le biomasse legnose, di particolare rilievo è la  biomassa comunemente definita “cippato”, ottenuta per semplice sminuzzatura meccanica di legno vergine da materiale di scarto di altre produzioni agricole, forestali o di segagione.Il cippato è in Trentino una delle materie prime di alimentazione delle centrali di teleriscaldamento e impianti di produzione di energia termica ed elettrica per residenze, terziario e strutture turistiche.

Disponibilità di un bene primario e suo sottoutilizzo

Negli ultimi anni, la disponibilità locale di cippato ha permesso la costruzione di alcuni impianti di teleriscaldamento, localizzati perlopiù in aree prive di reti di metano. Negli ultimi tre anni inoltre, dopo la tempesta Vaia, molti alberi schiantati possono essere utilizzati per produrre cippato.

Poiché quasi la metà del territorio del Trentino Alto Adige è costituito da foreste e boschi, gli impianti per la diffusione di calore prodotti in questa regione sono in larga parte basati su forme di energia pulita e rinnovabile ma purtroppo sono ancora pochi.

Per esempio In Val di Non sono presenti quattro impianti di teleriscaldamento che hanno permesso soprattutto in zone non raggiunte dalla rete del metano di ottimizzare le emissioni e le spese di questi centri abitati. E sul resto del Trentino perché non espandere la produzione di energia rinnovabile? Perché a tutt’oggi con un caro bollette di energia e gas il Governo Provinciale non si è ancora né espresso né attivato in tal senso? 

Grosse aziende trentine stanno chiudendo i battenti per insostenibilità dei costi energetici e delle materie prime e la PAT è ancora li che convoca tavoli di lavoro sui quali non arriva uno straccio di idea. 

Il PATT a quell’epoca interrogò la Giunta per chiedere chiarezza in merito . 

Arrivò una risposta laconica che lasciò  basiti gli stessi proprietari delle centrali. 

In sostanza la PAT ribadiva che è facoltà degli operatori degli impianti di teleriscaldamento implementare la propria rete tramite saturazione o estensione, fatta salva una stretta interlocuzione con il Comune in cui sorge la centrale per addivenire all’organica pianificazione dell’approvvigionamento energetico degli utenti del territorio alla luce dell’estensione del servizio di distribuzione del gas metano.

Non solo, ma si rimandava a ulteriori  valutazioni. Cioè nelle aree servite da teleriscaldamento a biomassa legnosa, nelle quali i comuni hanno richiesto anche l’estensione della metanizzazione,  secondo la Giunta leghista, dovranno essere svolti adeguati approfondimenti tecnico/finanziari per confermare la compatibilità delle due modalità di approvvigionamento energetico su un arco temporale di medio-lungo periodo.

Dalla  risposta del 2021 è trascorso un anno e nel mezzo è accaduto il peggio: costo energia alle stelle, aziende trentine che chiudono e nessun passo avanti sugli impianti di biomassa.

Un anno perso a farsi impugnare leggi, come quelle sulle centrali idroelettriche tanto per rimanere in tema di energia .