Il valore delle minoranze linguistiche: la nostra Regione può essere un faro.

Da Paola Demagri

La Guerra in Ucraina e le questioni geopolitiche, ma non solo. 

Da circa 20 giorni è scoppiata una guerra ai confini dell’Europa. In parte annunciata da tempo e scongiurata da tutti. I negoziati sono aperti ma non è chiaro se decreteranno la fine delle atrocità. Le motivazioni risiedono ovviamente in questioni a livello mondiale che si sommano a quelle di una crisi tra Russia ed Ucraina.  L’indipendenza dell’Ucraina del 1991, la successione di Governi filo-russi e filo-europei, l’occupazione della Crimea annessa poi alla Russia, la popolazione del Donbass di lingua russa e le questioni sulla lingua ucraina e quella russa. Si, anche la questione delle minoranze linguistiche è da considerarsi un elemento di discordia tra i due Stati. 

Due lingue che hanno lo stesso alfabeto , quella ucraina influenzata dalla lingua polacca e slava . Nell’era sovietica l’uso dell’ucraino era stato scoraggiato ma invece fortemente sopravvissuto tanto da essere parlato dal 70% della popolazione. 

Ovviamente il tema delle lingue è forte e sempre al centro dell’attenzione perché determina l’appartenenza culturale ed identitaria ad un popolo piuttosto che ad un altro.

Preoccupante è che la  crisi di oggi accentua le faglie etno-linguistiche esaltate dalle forze estremiste che non aiutano a raggiungere la pace tra i popoli.  

Le minoranze linguistiche possono convivere ed essere forza propulsiva di un territorio?

Si, lo sono e la nostra Regione nè è l’esempio più eclatante. Una delle caratteristiche del nostro territorio di confine è proprio la convivenza tra popoli che appartengono a gruppi linguistici diversi: italiana, tedesca, ladina, mochena ,cimbra. Per la nostra Regione il multilinguismo è l’elemento fondamentale che ha dato senso e significato all’Autonomia.

Di questa peculiarità territoriale ne è particolare promotore il Circolo Michael Gaismayr di Trento che la scorsa settimana ha voluto incontrare i rappresentanti delle forze politiche regionali. Gli intenti del Circolo sono quelli di offrire spunti e riflessioni affinché la compresenza di minoranze linguistiche sia un patrimonio da non disperdere ma che avvalori la costruzione di un’Europa Unita. Coesa, pacifica e democratica in grado di affrontare le sfide di oggi e del domani nel rispetto dell’identità dei popoli. Quindi tutto fuorché guerre, dissidi, conflitti. Gruppi pacifici che delle diversità ne fanno un patrimonio inestimabile che va rinnovato e valorizzato.

Quali strumenti possono essere utili a mantenere l’identità dei popoli?

Ovviamente gli strumenti principali risiedono nello Statuto dell’Autonomia Speciale, nelle competenze dell’ente regionale, e nelle strategie politiche di Trento e Bolzano. A questi si aggiungono formazione, scuola, informazione, cultura, ricerca.

Il Circolo si spinge addirittura ad una riforma dell’Ente Regione che prevede una serie di interventi politici e normativi forse utili ad avviare un percorso dentro un contesto mutato rispetto al passato, in un mondo contemporaneo dove la digitalizzazione può condizionare il popolo, la politica e l’economia. Sedersi ad un tavolo può essere lo strumento giusto, e il PATT non si tira certamente indietro.

Senza presunzione possiamo dire che la lunga convivenza nella nostra Regione delle diverse etnie, può essere faro per chi oggi espone la vita dei civili alle atrocità della guerra che pare non possa al momento trovare pace.